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Cerci: "Pisa ti ringrazio. Roma aspettami!"


«Mi hanno sempre fatto sentire la loro fiducia, e mi hanno dato la tranquillità che mi serviva per fare bene: non potevo deluderli». Non lo ha fatto, tutt'altro: l'inizio di stagione di Cerci è stato folgorante, e la dirigenza del Pisa è entusiasta del ventenne di Valmontone, uno di quelli che hanno reso più ben oltre le aspettative, permettendo alla squadra di Ventura di guidare la classifica del campionato cadetto dopo dieci giornate. «I dubbi c'erano, visto che siamo una neopromossa - ha confessato l'attaccante a Roma Channel - ma adesso sono molto contento di aver fatto questa scelta, e non solo perché adesso siamo sulla bocca di tutti. Era un po' che non facevo gol così importanti, dopo quello di Cesena la gioia era talmente tanta che dopo dieci minuti sono andato in affanno, e facevo fatica pure a correre. Ho rivissuto quei momenti che tanto mi mancavano, e sono esploso. A casa ci torno un paio di volte a settimana, dormo là, e magari per un giorno, un giorno e mezzo uno può divertirsi, andare con gli amici: ovviamente uno deve darsi dei limiti, ma un minimo bisogna pure divertirsi, godersi la vita».Quello che a lungo non ha potuto fare, schiacciato da un esordio precocissimo, a sedici anni in serie A, come i fuoriclasse veri, e dal nomignolo, forse ancor più dannoso, di "Henry di Valmontone". «Sicuramente quel soprannome mi ha pesato, si parlava anche troppo di me, con paragoni incredibili. Henry è un campione, un giocatore vero, uno degli attaccanti più forti in circolazione. Per fortuna non sono uno che si monta la testa, mi alleno bene e so che solo sul campo potrò dimostrare quello che so fare. Con tutto che quell'esordio è stato emozionante, fantastico: Capello è ancora oggi uno degli allenatori migliori al mondo, credo che abbia occhio nel vedere noi ragazzi. Se mi ha scelto vuol dire che qualcosa potevo fare: quando ripenso a quel momento a Marassi... avevo fatto una grande azione, per poco non facevo gol». Da Capello a Spalletti, che gli ha regalato la quarta apparizione in serie A, prima del prestito al Brescia della scorsa stagione. «La Roma oggi esprime un calcio meraviglioso, bello e concreto, devo fare i complimenti ai miei ex compagni. Al settore giovanile ho conosciuto persone fantastiche come Conti, De Rossi e Stefanelli, ed ho tanti bellissimi ricordi, dal torneo Nike vinto con Mattioli allo scudetto con De Rossi, anche se da infortunato. Le telefonate di Bruno Conti mi fanno sempre piacere: è come un padre per me, mi ha aiutato moltissimo quando ero a Roma, è sempre stato il mio primo estimatore. La squadra giallorossa la seguo sempre, è normale, ma dopo aver fatto tanta panchina avevo bisogno di giocare, spero di riuscirci il più possibile: la serie B è un campionato molto difficile, con squadre molto aggressive, che puntano parecchio sul fisico. Noi siamo primi con merito e non dobbiamo tirarci indietro. Per quanto mi riguarda, si stanno rifacendo sentire tutti quelli che lo scorso anno, quando a Brescia giocavo poco, non avevano più fiducia in me: una gran bella rivincita».