C'è solo l'A.S.Roma!

Il futuro di Ancelotti è solo alla Roma


Personalmente ringrazierò sempre Spalletti per quel che ci ha dato e per quello che ci stà dando, visto che ha preso una squadra allo sfascio e sull'orlo della B e l'ha portata dov'è ora. Però, credo fermamente, che come quando c'era Zeman si è poi scelto Capello per fare il salto di qualità e vincere, se la dirigenza attuale vorrà fare il salto di qualità e vincere qualcosa di importante, dovrà scegliere lui, Carletto Ancelotti. Tra l'altro, qualche voce su qualche radio, soprattutto in una dove c'è un conduttore che si porta dietro migliaia di tifosi e che io non stimo, al secolo Mario Corsi, si fà più di qualche allusione e battutina sull'arrivo di Ancelotti alla Roma a giugno. Ripeto, non stimo Mario Corsi, ma lui è uno che quando ha una notizia difficilmente la buca, e se non la può dire in radio, ci fà delle allusioni.Che Carlo Ancelotti a giugno terminerà la sua esperienza al Milan, è più di un'ipotesi, diciamo quasi una certezza, lo diceva anche Ubaldo Righetti qualche giorno fà e Righetti è molto amico di Ancelotti, e da più di una fonte arriva la voce che la sua prossima panchina sia quella giallorossa, vista anche la sua fraterna amicizia con Bruno Conti.A conferma di ciò, ieri Carlo Ancelotti ai microfoni di Sky lanciato l'ennesimo messaggio d'amore alla squadra che lo ha lanciato nel grande calcio: «Io sto bene al Milan e Spalletti sta bene alla Roma, in questo momento, ma può darsi che fra qualche anno ci possa essere uno scambio. Penso che considerate le mie esperienze passate la Roma sia l'unica squadra dove posso andare: non potrò mai andare all'Inter, tornare alla Juventus o andare alla Lazio. Per non rovinare il passato che ho avuto, e quello che ho avuto con la Roma e il Milan è stato ottimo, non potrei mai andare in squadre concorrenti, dove c'è molta rivalità. Non credo sia giusto, né per me né per i tifosi. Quindi la Roma in un ipotetico futuro forse è l'unica squadra dove potrei lavorare, altrimenti mi toccherebbe emigrare». Con tutto che il primo contatto con la Roma non era stato il massimo della vita, come ha ricordato ieri lo stesso tecnico rossonero. «La prima trattativa è stata un disastro: avevo chiesto molti soldi, perché il mio trasferimento all'epoca era stato molto oneroso per la Roma e quindi mi ero un po' allargato. Il primo impatto non fu sicuramente positivo, perché Viola in quella trattativa sbatté la porta e se ne andò. E allora se non firmavi il contratto non potevi giocare le partite ufficiali. Dicevano che si andava sull'Aventino e io ci sono stato fino all'ultimo giorno prima che iniziasse la stagione ufficiale». Poi la stagione è iniziata, e Ancelotti è diventato quello che è diventato. «Il successo più bello? La vittoria dello scudetto nell'83. Abbiamo portato a casa una finale di Coppa dei Campioni persa in casa, una vera tragedia, più uno scudetto e quattro Coppe Italia. Ma secondo me quel ciclo poteva essere più sostanzioso».Di quegli otto anni gli è rimasta pure qualche amicizia vera, su tutte quella con Bruno Conti. «Quando è arrivato qui era un ragazzetto - ha commentato il campione del Mondo - ma si capiva subito che era uno vero, che aveva voglia di arrivare. Da Reggiolo a Roma il salto era enorme, ma lui non si è mai dato per vinto, aveva tanta voglia, e si è visto quando si è fatto male. Con Carlo, come con Agostino, ho sempre avuto un rapporto di grande rispetto: come calciatore era un grande, ma come allenatore è ancora più bravo».