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De Rossi, l'ultimo romano in campo


«Sono due anni che non vinciamo un derby, credo sia ora di cominciare». Daniele De Rossi ha lanciato la sfida. Vuole battere la Lazio e farlo da protagonista assoluto, magari con un gol. Fino ad oggi non c'è riuscito, strano per lui che nella sua breve carriera ha sempre lasciato un segno fulmineo in qualsiasi sua "prima volta". Con la Roma, con la Nazionale, e anche nelle stracittadine. Il suo esordio nel derby fu nell'andata della stagione 2003-2004, l'ultima di Capello, quello del colpo di tacco di Mancini. Danielino, che allora aveva appena 20 anni, entrò proprio due minuti dopo quella rete, al posto di Cassano. Giusto il tempo per festeggiare il raddoppio di Emerson e una squadra che viaggiava a ritmo di record. Per bissare quel successo De Rossi ha dovuto aspettare un altro record, quello delle undici vittorie consecutive in campionato. Ancora un due a zero contraddistinto in campo dal gol di un altro prodotto del vivaio giallorosso, Aquilani, ma soprattutto dall'assenza dell'uomo simbolo di questa squadra, Francesco Totti. Il Capitano si era da pochi giorni fracassato la caviglia sinistra e aveva deciso di essere comunque protagonista di quella serata. Prima lì a soffrire a bordo campo accanto a Bruno Conti, poi a festeggiare con il bandierone in mano senza curarsi di una gamba ingessata.Stasera, come allora, Francesco non ci sarà. A togliergli il derby è stata l'altra caviglia colpita contro lo Sporting. Niente di paragonabile con quel terribile "crac", ma quanto basta per fargli alzare bandiera bianca. Sarà nuovamente accanto alla squadra per incitarla, ma stavolta si siederà in tribuna. E allora, senza il Capitano, senza il recordman di presenze nelle stracittadine, toccherà a De Rossi dare quel qualcosa in più che solo un romano è capace di andare a scovare tra le sue risorse. Rispetto a Totti Danielino di derby ne ha giocati molti meno, "solo" sette, questo sarà l'ottavo. Un bilancio, il suo, in equilibrio: due vittorie, due sconfitte e tre pareggi. Troppo poco per uno come lui nato per vincere. E allora chissà, magari quel rigore sbagliato a San Siro è stato un segno. Forse quel gol se lo è tenuto per un'occasione più importante. «Se segno impazzisco» ha detto Mirko Vucinic, immaginarsi cosa potrebbe fare lui che la Roma ce l'ha dentro da quando è nato. Stasera poi avrà anche uno stimolo in più, quello di essere l'unico romano in campo in casa giallorossa. Dall'altra parte ci dovrebbe essere De Silvestri, romano anche lui solo che il giocatore della Lazio è romanista "fracico"! Sarà Daniele a guidare un derby raramente così poco "autoctono" da molto tempo a questa parte. Dal 2000-2001, anno dello scudetto, in poi, questo peso è toccato quasi sempre a Totti. Il giorno dell'autogol di Negro c'era Franceco in campo, Rinaldi in panchina e dall'altra parte Nesta. Lo stesso avvenne nel 2-2 del ritorno con l'aggiunta di Bonanni seduto accanto a Capello. L'anno successivo i romani in campo furono tre sia all'andata (2-0) sia al ritorno (1-5): i soliti Totti e Nesta, più Liverani (altro romanista che giocava nella Lazio!). Nel 2002-2003, il capitano laziale preferì lasciare per andare al Milan e così in campo andò solo Totti, con Liverani in panca. Si toccò lì il numero minimo di ragazzi della Capitale in campo, poi si cominciò a risalire: grazie alla Roma. Nell'andata 2004-2005 si raggiunse quota sette: Totti, De Rossi, Aquilani e Corvia da una parte, Liverani, Muzzi e Di Canio dall'altra. Al ritorno furono cinque, nel 2005-2006 invece 5 all'andata e 5 al ritorno, lo scorso anno due e due (sempre Totti e De Rossi). Ora, dopo tre anni la Roma torna ad avere un solo romano in campo ma non sarà Totti, bensì il suo erede designato. Capitan Futuro, Capitan Presente, chiamiatelo come volete. Forse semplicemente Daniele De Rossi, quello al quale, dopo un rigore sbagliato, bastano un paio di secondi per tornare a ringhiare sull'avversario. Quello che dopo il derby dell'undicesima vittoria consecutiva aveva aggiunto un meno davanti al suo numero di maglia. Sedici, come punti di distacco che la Lazio aveva da noi a seguito di quella sconfitta. Quello che è sempre il primo ad abbracciare il compagno che ha segnato, anche se sta dall'altra parte del campo, quello che prende a sberle tutti per festeggiare. Daniele De Rossi, appunto, quello che: «Siamo superiori, è ora di ricominciare a vincere!»