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Petruzzi: "Io e Totti, quante notte insonni"


«Totti a parte avevo difficoltà a schierare i romani nei derby. Troppo tesi, impossibile giocare una buona partita nelle loro condizioni». Parola di Zdenek Zeman che tra qui romani metteva a anche Fabio Petruzzi.Fabio che rispondi al tuo ex allenatore?«Davvero ha detto così? Non lo so se veramente rendevo meno. Quello che è certo è che lo sentivo veramente tanto».Raccontaci.«Per me è sempre stata una partita particolare. Sono nato e cresciuto romanista, da quando ero bambino il derby era l'appuntamento più importante. Figuratevi quando mi sono trovato a giocarlo in Serie A e con la maglia della Roma».Come fu la tua prima volta?«Non è stato l'esordio in campionato, ma poco ci manca. Sì perché io feci i primi minuti con i grandi nell'88-89, era l'anno di Radice, dieci minuti contro l'Inter poi andai 2 anni a Caserta, tornai l'anno di Boskov, ma poi ripartii per Udine. In pratica la mia prima stagione fu quella di Mazzone e il derby arrivò dopo poche giornate. Quasi un esordio, appunto».E che esordio!«Già, fu il derby del 3-0. Mi ricordo perfettamente tutta la vigilia, il ritiro del sabato. E poi il giorno della partita, di solito si giocava in notturna, e allora c'era il pranzo e poi il riposo... ma chi riposava...».Un'attesa che si ripeteva uguale ogni anno.«Sì, perché in teoria la formazione veniva data poco prima della partita, ma in realtà chi giocava lo sapevi già prima. Dopo il pranzo della domenica ci ritrovavamo sempre io, Gigi (Di Biagio), Francesco (Totti) e Vincent (Candela). Il nervosismo saliva, arrivavamo dopo la merenda e dovevamo cominciare a prepararci. Noi eravamo così sudati per la tensione che finiva sempre che dovevamo farci una doccia».Ma in quelle ore voi quattro cosa vi dicevate? Cercavate di tranquillizzarvi o di caricarvi?«Un po' tutte e due. Ma cosa ci dicevamo non si po' ripetere».Petruzzi, Di Biagio e Totti, tre romani. Ma Candela?«Vincent era sempre con noi. E' stato tanti anni alla Roma, era romano di adozione e la sentiva tanto la partita».E la sera prima? Rizzitelli ha detto che faceve le nottate al biliardo per provare a rilassarsi e dormire.«Sì sì, giocavamo a biliardo, ma c'erano in continuazione battute sul derby, si finiva sempre a parlare della partita, della partita, e ancora della partita».Avevate un rituale di preparazione?«Ognuno ha il suo, le sue abitudini. Io salivo sempre sul pullman accanto a Di Biagio. Poi passavi per Roma, vedevi i tifosi e ti saliva la carica. Quando poi arrivavi allo stadio e andavi sotto la Sud che due ore prima della partita era già piena... è inutile che te lo dico. L'adrenalina era a mille».Quindi forse Zeman ha ragione a dire che rendevi meno per la tensione?«No lo so se rendevo meno, nel derby del 3-0 ad esempio non è stato così. In fin dei conti uno dei miei pregi è sempre stato quello di non sentire la pressione. Ma il derby era un'altra cosa».Una partita imprevedibile.«Vero. Ti faccio ancora l'esempio di quello del 3-0. Loro erano favoritissimi. Ricordo che in settimana avevano fatto il gioco delle figurine, confrontando i giocatori ruolo per ruolo. E dicevano tutti che avrebbero vinto loro 11-0. Ma non è stato così».E il derby di oggi?«Questa Roma è bellissima, sta giocando bene. Ma anche la Lazio. Mi auguro che vada come deve andare».Totti non ci sarà.«Se non è della partita è perché proprio non ce la fa. Lui avrebbe giocato anche con una gamba. Ma c'è Vucinic, speriamo che ci pensi lui».