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Non sprechiamo l'ultimo regalo di Gabbo


La brutta vicenda di Gabbo ci ha colpito e ferito come raramente capita per fatti che la cronaca ci sbatte in faccia quotidianamente. Ed oggi, dopo i funerali di ieri, è il momento del The show must go on, quel momento che arriva dopo che le luci si spengono e la vita ritorna alla normalità per tutti; per tutti tranne che per la famiglia Sandri ovviamente, per tutti gli amici di Gabbo e per la sua fidanzata, per tutti quelli che lo conoscevano davvero e ci dividevano momenti delle loro vite. Da oggi ci sono un padre, una madre ed un fratello che cominceranno a confrontarsi con una stanza vuota, con un esistenza in meno, con una mancanza che sarà impossibile da colmare. Perché su di loro i riflettori si spegneranno e rimarranno soli. La speranza è, ma qui dovranno pensarci solamente i loro amici, che ciò non accada.
Per quello che abbiamo visto in questi giorni e ieri in particolare, è bello pensare che Gabriele, come il suo omonimo arcangelo, sia venuto qui per annunciare che una strada diversa è possibile. Una strada fatta soprattutto di riconoscimento reciproco, di fratellanza, di accettazione. Questo patrimonio annunciato e reso vero nei fatti di ieri che sono ruotati attorno al suo funerale, non può e non deve essere disperso. Vedere tutte quelle sciarpe di tante squadre e tutti quei ragazzi con al collo vessilli di fedi calcistiche diverse è stato bello e sarebbe bello che, a prescindere dalla squadra per la quale facciamo il tifo, non lasciassimo cadere nel vuoto quel che è successo ieri.In questo senso sarebbe bellissimo se le due società di Lazio e Roma, magari insieme al Sindaco di Roma, organizzassero un evento sportivo importante con cadenza annuale, un derby estivo pre-campionato o un derby invernale durante la pausa natalizia, e che con i proventi di queste partite sia possibile alimentare una fondazione dedicata al suo nome, che si occupi magari di permettere a tutti quei bambini che si vogliono avvicinare al calcio ma che non se lo possono permettere economicamente, di dar loro una possibilità di avere una Scuola Calcio, che però non insegni loro soltanto il gioco del calcio ma anche i valori sportivi in campo e sugli spalti. Se si facesse una cosa del genere, allora si che si darebbe al nome di Gabbo l’immortalità.Sarebbe bello poi che questa opportunità storica, anche se nata da un fatto criminale, ci consentisse di riappropriarci dello stadio, liberandolo dalle forze dell’ordine che potrebbero essere dedicati ad altri e più importanti compiti. Per fare questo abbiamo bisogno di certezza di regole, anche sul ruolo degli steward che oggi sono solo ragazzi con una fratina inutile, e di supporto da parte dello Stato il quale però dovrebbe guardare al mondo della tifoseria con occhio positivo, regolando poi in maniera seria e definitiva quelli che sono i rapporti tra le società e gli stadi.In ultimo, ma questa è veramente una missione impossibile, sarebbe bello che chi si occupa di comunicazione diventi testimone nel proprio ambito lavorativo di tutti quei valori etici che in questa storia sono venuti pesantemente meno. In questi giorni, nell'ambiente giornalistico, sia di carta stampata ma, soprattutto, di quello televisivo, abbiamo assistito a prove di miseria umana, ancor prima che culturale e professionale, che non sono degne proprio dell'essere umano. Si è iniziato con il tentativo di far apparire Gabbo come un delinquente, come un teppista da stadio, e si è finito con le telecamere di Matrix che riprendevano il funerale all'interno della chiesa nonostante l'espressa volontà della famiglia Sandri di non fare riprese in chiesa.Spesso, nella ricerca della consolazione, si assegna ad una vita che ci lascia il compito più alto di una specifica missione terrena. E' bello immaginare quindi, che la vita di Gabriele Sandri, tra le altre cose dedicata a far divertire gli altri con la musica, possa essere vissuta come un regalo prezioso al mondo del tifo.Sta a noi, a tutti noi, conservarlo con amore e non disperderlo.Ciao Gabrie'!