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La lacrime di Bruno Conti e di Totti


«Era un ragazzo romano. A quanto ho capito dormiva mentre è stato colpito. E forse sognava, sognava cose belle. E un mondo diverso da questo». Trattiene a stento le lacrime Bruno Conti, rientrato dal funerale di Gabbo, il tifoso laziale ucciso da un poliziotto domenica sull'autostrada mentre andava a vedere Inter-Lazio. A sorpresa, nel senso che la presenza alle esequie non era annunciata, anche la Roma s'è stretta alla famiglia del ragazzo scomparso. E lo ha fatto con una partecipazione vera, massiccia, commossa, decisa martedì tra dirigenti e allenatori e subito condivisa dalla squadra. Quaranta minuti prima dell'inizio della cerimonia, intorno alle 11.20, la delegazione romanista è entrata nella chiesa di San Pio X alla Balduina da un'entrata secondaria, dall'ingresso attraverso il quale sono state fatte entrare tutte le personalità istituzionali e sportive. Con Bruno Conti, il ds Daniele Pradè, l'allenatore Luciano Spalletti, il capitano Francesco Totti in rappresentanza della squadra, il direttore organizzativo Tonino Tempestilli e un ragazzo del settore giovanile, Voccia, a portare il vessillo listato a lutto.Sono stati molti i tifosi della Lazio che si sono avvicinati ai romanisti per ringraziarli della solidarietà mostrata. Particolarmente emozionato Francesco Totti che conosceva Gabriele, anche se indirettamente. Gabbo era molto amico di Alessandro Nuccetelli, imprenditore e organizzatore di feste della capitale da sempre vicino al capitano della Roma. Così quando Francesco ha visto i genitori e il fratello nella chiesa si è avvicinato loro, li ha abbracciati a lungo, prima lei, poi lui, poi ha scambiato qualche parola con il fratello Cristiano, gli ha accarezzato le spalle visibilmente commosso. Molto colpito anche Daniele Pradè: «Non è facile dire qualcosa in questi momenti. Di sicuro mi sento vicino a Cristiano e ai suoi genitori. Sul resto è stato già detto tutto». Nessuno più del ds giallorosso, che a 28 anni ha perso il fratello maggiore in circostanze drammatiche, può capire lo strazio che stanno provando i familiari del ragazzo ucciso.La delegazione romanista s'è accomodata nell'altra fila rispetto a quella dei familiari di Gabriele, grosso modo a metà della chiesa. Successivamente è arrivata la folta rappresentanza laziale (con diversi giocatori della prima squadra e del settore giovanile) che è stata fatta accomodare proprio sui banchi in cui si trovavano Conti, Totti e gli altri. L'episodio ha scosso tutta la famiglia romanista e in particolare Spalletti, ormai da tempo in prima linea sul fronte di chi combatte contro i violenti degli stadi. Giusto alla vigilia di Roma-Napoli, il tecnico aveva scritto una lettera aperta per prendere le distanze dai più facinorosi: «Noi - c'era scritto - quelli che vanno allo stadio con i coltelli non li vogliamo». Anche l'allenatore della Roma ha abbracciato i coniugi Sandri, per poi defilarsi senza rilasciare alcun commento. Per tutti ha parlato Conti: «Gabriele a sentire chi lo conosceva bene era un ragazzo stupendo e lo immagino anch'io, solo a pensare all'entusiasmo di un ragazzo che finisce di lavorare in un locale quasi all'alba e senza dormire neanche un'ora si mette in macchina per seguire in trasferta la sua squadra del cuore. Sono dolori che non si possono capire, di sicuro la Roma tutta si stringe in un abbraccio ai genitori e al fratello di Gabriele».