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Il calcio ritrovato


Lutto al braccio, foto di gruppo, tifosi che si mischiano. Il calcio riparte nel modo migliore
Lutto al braccio, foto di gruppo delle due squadre. «È l'immagine più bella» dice Alberto De Rossi.Prima una maglietta "Gabriele con noi". Dietro la porta la faccia di Gabbo. E' il ritorno alla normalitàTanta commozione e grande spettacolo per il derby Primavera. La Roma riesce a pareggiare dopo un'entusiasmante rimonta da 1-3, ma la vittoria è un altra: nel nome di Gabriele Sandri, ricordato con una gigantografia sugli spalti, le squadre hanno pensato solo a giocare, il pubblico ha pensato solo a tifare e tutti hanno pensato a riscoprire i valori dello sport.
Un lungo applauso, tanta commozione. E' cominciato così, ieri pomeriggio a Formello, il derby Primavera. Il primo dopo la morte di Gabriele Sandri, il primo in un week-end che ha visto il calcio professionistico fermarsi in Italia. Così hanno deciso, così chi comanda il calcio italiano ha voluto ricordare un ragazzo morto senza motivo, un ragazzo che probabilmente ieri pomeriggio sarebbe stato insieme ai suoi fratelli di tifo sulle tribune del Comunale di Formello per tifare la sua Lazio. E a Formello ieri pomeriggio Gabbo c'era. Non solo la sua faccia, disegnata su un strisione dietro una delle porte, ma nella testa e nel cuore di tutti. «Gabriele uno di noi», così c'era scritto sulle maglie dei giocatori biancocelesti prima dell'inizio della partita.E proprio perché era uno di loro i giocatori di Roma e Lazio lo hanno voluto ricordare e onorare prima durante e dopo la partita nella maniera migliore, affrontandosi a viso aperto in una gara combattuta, corretta, nel pieno rispetto dei valori dello sport. «Bisogna ripartire dai giovani», troppe volte lo si è detto, spesso, soprattutto dopo tragedie come la morte di Gabriele o dell'ispettore Raciti, a sproposito e senza far seguire alle parole, i fatti. Mai come questa volta però ripartire con un derby, che anche se di giovani è storicamente sentito come una gara "vera", con tanto di tifosi al seguito (anche ieri ce n'erano tanti) e spesso con tutti i vizi del calcio dei grandi, è servito per dare l'esempio. La differenza rispetto allo scorso anno è stata tanta: si è passati dagli assurdi cori razzisti, che in troppi si sono affannati a negare, verso i tifosi della Roma a un tifo composto e equilibrato.
Romanisti e laziali, sciarpa al collo, uno di fianco all'altro, come dovrebbe essere sempre, in tutti gli stadi d'Italia, tutte le domeniche.Ieri il messaggio è partito proprio dai giocatori, abbracciati al centro del campo nella consueta foto che si fa ogni volta prima della partita. Solo che questa volta le formazioni non erano divise, ma unite in un solo, unico, abbraccio. I colori, mischiati in un giallorossobiancoceleste che significava "non siamo nemici, ma solo avversari". Una foto, una semplice foto è stata più importante di un lutto portato al braccio che abbiamo visto tante volte, spesso anche senza capirne il perché. Questa volta il perché lo sapevamo tutti, ma in quel momento, con ventidue ragazzi abbracciati al centro del campo, Gabriele è stato onorato nella maniera migliore e lo striscione "Onore a Gabbo" che campeggiava sotto la tribuna del Comunale di Formello, ha trovato la sua risposta. Che è proseguita in mezzo al campo e sugli spalti per tutti i novanta minuti, nell'assoluta normalità di una partita di calcio vera, fatta di proteste, di episodi e di recriminazioni.Anche se a fine partita parlare di calcio è ancora difficile per tutti. «La morte di Gabriele - dice Alberto De Rossi - è stato un fatto altamente drammatico, che ha provocato tantissima sofferenza. Parlare del derby in riferimento a questo è riduttivo. Quello che è successo è incredibile e per quanto riguarda il nostro atteggiamento in campo e sugli spalti, non è successo niente. Le tifoserie sono rimaste sempre al proprio posto, questo è sintomo di grande maturità e va sottolineata. L'immagine più bella è la foto fatta tutti insieme a inizio partita, questo racchiude tutta la giornata extracalcistica». Gli fa eco l'allenatore della Lazio, Roberto Sesena, che ha partecipato in rappresentanza della società anche ai funerali di Gabbo. «A Gabriele ci ho pensato fino a un secondo prima del fischio d'inizio, poi abbiamo pensato alla partita e abbiamo provato a vincerla». E' stato proprio questo il modo migliore per ricordarlo.