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Francesco a ruota libera...


«Manco da un mese e mezzo, troppo per me. Contro il Cagliari ci sarò». Francesco Totti, che ieri pomeriggio ha presentato il suo nuovo libro (più dvd) La mia vita, i miei gol all'ufficio postale di Via Marmorata, parla di un pò di tutto. «Ho voluto fare un libro per i miei primi 30 anni, nella speranza che possa andare bene come quello sulle barzellette. Come in quel caso il ricavato andrà tutto in beneficenza. E' un'iniziativa importante. Spero che si riescano a vendere tanti libri, perché quando si fanno queste iniziative benefiche siamo sempre i primi a renderci disponibili. Nei prossimi giorni parlerò con il sindaco Veltroni e insieme decideremo a chi devolvere gli incassi del libro». Ci ha pensato Francesco Totti a spiegare a tutti le motivazioni che lo hanno spinto a questa nuova fatica letteraria , la quarta dopo i successi (quasi due milioni di copie vendute) di "Tutte le barzellette su Totti" (2003), "Le nuove barzellette su Totti" (2004) e "Mo je faccio er cucchiaio" (2006). "La mia vita, i miei gol" è un cofanetto composto da un libro e un dvd, in vendita da oggi presso i Poste shop del territorio nazionale e in tutti gli uffici postali del comune di Roma oltre che nei tradizionali canali distributivi. Il libro, ricco di fotografie, è il racconto dei suoi primi trent'anni. Il dvd ripercorre la sua carriera: dall'esordio nelle piccole squadre satellite fino alla Supercoppa vinta a San Siro. Il dvd contiene anche immagini esclusive dell'operazione subita a seguito dell'infortunio del 2006, nonché del Totti marito di Ilary e padre di Cristian e Chanel.«Un bambino biondo parlava con la palla. Sarebbe diventato il miglior calciatore del mondo e il re di Roma». Comincia così "La mia vita, i miei gol"...eccone alcuni brani.PREDESTINATO «Io ci dormivo col pallone...volevo il pallone dentro al letto al posto dell'orsacchiotto. Perciò, credo che fosse un segno del destino».PRIMO CONTRATTO «Avevo cinque anni quando i miei genitori mi iscrissero alla scuola calcio della Fortitudo. Non potevo rendermi conto se potessi diventare bravo o meno. Quando ero piccolo mister Trillò, che purtroppo ora non c'è più, mi fece firmare un contratto senza dire niente ai miei genitori. Io non sapevo che fosse un contratto. Quel foglio, che poi fu strappato, mi impegnava a rimanere per altri 5 o 6 anni alla Fortitudo».LA ROMA «Giocavamo in amichevole contro la Roma, ma io stavo in panchina. Mi misi a palleggiare con mio cugino Angelo. Mi presero così, senza giocare».L'ESORDIO «Io stavo giocando il sabato con la Primavera, Roma-Ascoli, ho fatto due gol nel primo tempo poi Spinosi mi ha fatto uscire e sono andato con la prima squadra a Brescia....Il giorno dopo quando Boskov mi ha detto: "Via scaldati che entri subito" ero seduto in panchina vicino a Muzzi. Pensavo che ce l'avesse con lui...Sono entrato, ho fatto un riscaldamento di dieci secondi, anche perché la partita era quasi finita...ero troppo emozionato e troppo contento».MAZZONE «Per me è stato un secondo padre. Mi ha insegnato tanto nel calcio, sia in campo sia fuori. Posso ritenermi soddisfatto e fortunato di avere incontrato lui, soprattutto in quel momento di crescita, nel passaggio dalla Primavera alla prima squadra. Mi ha gestito come come doveva».CAPOLAVORI «Il gol che mi piace di più adesso è quello di Milano con l'Inter. E poi quello di Genova contro la Sampdoria. Sono due gol bellissimi, però sceglierne uno in particolare non è semplice». IL NEMICO BIANCHI «Carlos Bianchi odiava i romani. Soprattutto me che ero il più giovane di tutti. Non c'è mai stato un ottimo rapporto, non mi voleva. Diceva che ero pigro, che non avevo voglia di fare niente, che non ero un giocatore, che non facevo la differenza, che facevo male al gruppo. L'unica era andare via».LA SAMPDORIA «Mi ero quasi messo d'accordo con la Sampdoria, prima che facessimo il torneo Città di Roma. Dopo una settimana sarei andato via, la mia testa era diretta a Genova e da lì non so cosa sarebbe successo, sicuramente non sarei più tornato a Roma».ZEMAN «I suoi insegnamenti mi hanno cambiato in tutto, siam come ruolo, sia come giocatore, sia come struttura fisica grazie ai lavori che mi faceva fare in settimana. E poi ho cominciato a giocare con continuità».ER CUCCHIAIO «Il cucchiaio lo avevo provato in allenamento. Quando sono andato sul dischetto ho detto a Maldini: Mo je faccio er cucchiaio. Sono rimasti tutti sotto choc. Poi ho visto Van Der Saar alto due metri, la porta piccola, dietro un muro arancione...ormai però ero partito, ero sicuro di fare quella cosa, quel gesto». RIMPIANTO «L'unico rimpianto della mia carriera è il gesto fatto a Poulsen, lo sputo. Non era mia intenzione fare un gesto simile, non l'ho mai fatto prima e me ne dispiace....Dopo due o tre giorni non mi ricordavo di averlo fatto...»IL REAL MADRID «C'è stato un momento in cui avevo deciso di andare via da Roma e la rotta era verso Madrid. Non dico che mi fossi già messo d'accordo col Real, ma c'è mancato poco. Il contratto era quello che era, molto più di quello che prendo qui. Però per me non si trattava di un fatto economico....Ho voluto dimostrare che non giocavo solo per i soldi, ma per la maglia».IL FUTURO «Credo nel destino. La finale di Champions del 2009 si giocherà a Roma. Sarà Roma-Liverpool e vinceremo ai rigori. Se farò il cucchiaio? Non posso dirlo prima. Se dovessi vincere la Champions e il Pallone d'oro potrei pure smettere». DIRIGENTE «Se Bruno Conti vuole farò il ds della Roma, il presidente no perché ci vogliono i soldi. Cercherò di aiutare sia la società sia la squadra...aiuterò a comprare più giocatori possibile».