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Totti: "Bisogna stringere i denti"


«Bisogna stringere i denti e andare avanti». Come nel matrimonio. Perché, se sei il capitano, sposi la maglia per sempre. Nella buona e nella cattiva sorte. Un caffè e un cornetto con lo storico massaggiatore della Roma Giorgio Rossi, Francesco Totti si è raccontato nella trasmissione di Sky "Guarda che Lupa". Raccolto lo striminzito punto di Livorno, il Capitano ha analizzato gli infortuni che lo hanno colpito negli ultimi anni. Con un pizzico di nostalgia per i compagni del passato, parlando dei sogni Champions, dell'Italia, del mercato. E della sua famiglia.Quarantatré giorni senza respirare calcio. Tanto è costata a Totti la botta alla caviglia ricevuta da Liedson, in Champions con lo Sporting: «Questo è un momento un po' particolare. È normale che per un giocatore è brutto quando sta fuori per infortunio. Nessuno vorrebbe stare fuori, soprattutto per infortunio. Uno vorrebbe sempre giocare, soprattutto in questo momento, per dare un contributo. Per tutti, per me stesso, per i compagni, per i tifosi. Tra i 16 e i 29 anni non ho avuto alcun problema, nessun infortunio serio. Tra i 30 e i 31 ho avuto due infortuni, il primo molto grave, con l'operazione alla caviglia, ed il secondo questa botta sul collo del piede. Ci ho messo a recuperare quasi lo stesso tempo dell'infortunio più importante. Perciò ora bisogna stringere i denti e andare avanti».La Champions quest'anno? Speriamo. Ma sicuramente nel 2008/09, quando la finale si disputerà a Roma. Francesco Totti la vuole: «Quest'anno vorrei vincere almeno la metà di quello che ho vinto nel 2007...». Ovvero, Coppa Italia e Supercoppa italiana. E poi, nel 2008/2009, ripetere la finale dell'84 (con esito diverso): «Speriamo di arrivarci noi e il Liverpool e di vincere noi. Ai rigori... Io credo che il destino voglia che mi prenda questa rivincita. E quando voglio una cosa la ottengo». La scorsa stagione Totti si è preso anche la Scarpa d'Oro: «È stata una stagione difficile da dimenticare, uno degli anni più belli, anche perché non è che tutti gli anni si riescono a vincere tutte queste cose. Dopo l'anno dello scudetto e quello del Mondiale, l'ultimo è stato l'anno più prolifico».Mazzone e Zeman. A loro Francesco deve tanto. Tantissimo: «Due sono gli allenatori che mi hanno insegnato un po' tutto, sia in campo sia fuori. Mazzone, quando ero giovane e Zeman quando ero in rampa di lancio. Ancora oggi li ringrazio, perché è anche grazie a loro se sono arrivato a questo punto. Mazzone mi ha gestito nel migliore dei modi. Quando sei giovane, soprattutto in un ambiente come quello di Roma, non è facile rimanere a certi livelli. Lui, essendo romano e avendo la caparbietà e l'insegnamento come un padre, mi ha dato questo. Zeman, sul lato tecnico e sul lato fisico, mi ha insegnato tanto». Quando gli viene domandato se il boemo lo abbia consigliato nella scelta di lasciare la Nazionale, Francesco dice: «Dire basta all'Italia è stata una mia scelta, una scelta che Zeman alla fine ha rispettato. Lui ci teneva che io rimanessi nel giro della Nazionale. Però, ho spiegato i miei motivi e alla fine li ha accettati. Difficilmente sono una persona che dice una cosa e poi torna indietro. Anche perché quando dico una cosa vuol dire che l'ho pensata ed è vera. Perciò, credo nel mio pensiero e basta».Totti e gli ex compagni di reparto: «Quelli con cui si mi sono trovato meglio sono stati Batistuta, Balbo e Delvecchio. L'unico con cui non mi sono trovato bene bene, tra l'altro non abbiamo avuto la possibilità di giocare tanto insieme, è Montella. E' un giocatore forte in area di rigore, un giocatore tecnico, che ho sempre voluto venisse a Roma perché mi è sempre piaciuto. Però, purtroppo, non abbiamo fatto tante partite insieme. Con Antonio (Cassano) invece parlavamo quasi la stessa lingua, in senso calcistico. Perciò, mi son trovato bene anche con lui. È un giocatore che ha tanta, tanta qualità. Sicuramente, prima o poi, la farà vedere».E oggi? Totti, là davanti, vorrebbe Ronaldo: «Anche se so che sarà quasi impossibile. Ormai, siamo verso la meta. Io ho ancora altri tre o quattro anni di contratto, poi ne faccio altri due, quindi arriverò fino a 36 o 37». Totti sogna la Roma ideale: «La squadra è già forte e competitiva, può già competere con le squadre più forti d'Europa. A me piacerebbero due o tre nomi come rinforzi, ma non li dico, perché è una cosa mia». Ecco quale sarebbe il suo attacco atomico: «Ronaldo, Ronaldinho ed Henry. Anzi no, levo Ronaldinho e metto Messi».Più della Roma, per Francesco ci sono solo i figli: «Chi ha la fortuna di avere figli e di diventare papà, lo sa. Non c'è cosa più bella, anche perché le soddisfazioni che ti danno loro, con un abbraccio, con un sorriso o un semplice "papà", una cosa più bella non c'è al mondo. Perciò, quando torno a casa e li vedo, divento come un ragazzino, l'uomo più felice del mondo».