C'è solo l'A.S.Roma!

IL CAPITANO HA SCRITTO UN'ALTRA MEMORABILE PAGINA DI STORIA!


Era una notte di pioggia, sugli spalti ventimila eroici tifosi, la partita era inchiodata sullo 0-0, la qualificazione lontana. Poi è entrato Totti, in mezz'ora il Torino ha beccato 4 gol, due li ha firmati Francesco, e ora sono 200, tutti con la stessa maglia. «Un sogno». Siamo nei quarti di Coppa Italia: tra sette giorni contro la Samp di Cassano. Sognando la finale. Qui all'Olimpico...
Tonino Cagnucci da Il RomanistaQuando s'è alzato dalla panchina, oltre alla Sud, pure il Piave ha mormorato. C'era un 24 maggio da conquistare. I quarti per la finale. "Coppa Italia sarà" cantavano i soldati. Quando Francesco Totti s'è alzato l'ha fatto anche la Roma. Insieme, senza far niente altro che entrare. Nella storia. Perché sono la stessa cosa. Totti e la Roma. È stato uno dei quei rari casi che capitano nello sport: Mohammed Alì battè Foreman già prima di salire sul ring di Kinshasa, anche lì c'era il mormorio ("Alì bumaye") della gente che l'aveva visto tirare due pugni al vento e parlare di farfalle contro il gigante lento. La Roma cominciò a vincere lo scudetto il giorno che comprò Batistuta: bastava il fatto, la presenza, il peso specifico, la dimensione. Il nome. Totti. È bastato che si alzasse perché la Roma si alzasse. Ha segnato prima di quel piatto destro da prefisso hard (199) e orgasmo infinito, e prima di quel rigore dovuto per mettersi in posa per la storia. Manco Fonzie ha mai fatto tanto.Duecento volte happy days . Era passata inutilmente un'ora di partita, e a quel punto la stagione a qualcuno poteva addirittura sembrare finita. O scudetto o Champions, o magari tutte e due, ma più difficilmente anche solo uno dei due. Poi quando è entrato lui è cambiato tutto, e una notte che per troppi inzialmente sembrava banale, poi soltanto triste e grigia e brutta, è diventata addirittura fenomenale (20.000 spettatori sono tanti nel calcio moderno, ma pochi se sei romanista, perché se sei romanista è de più . E non regge nemmeno la scusa che stavolta su La7 non c'era nessuno dei nuovi dj del pallone, ma il Signor Bruno Pizzul: "il grande mercoledì è arrivato...", disse quella volta). Quattro a zero e casa, giusto per citare l'autore di questa storia cominciata il 4 settembre di 14 anni fa e chissà quando finirà. The neverend history ... Se basta alzarsi dalla panchina per segnare, arrivare ai mille e passa di Pelè è addirittura una probabilità prossima. Quando l'ha fatto, stanotte, adesso, poche ore fa, a quel punto la notte è diventata dei campioni, l'ottavo l'ottovolante per volare, e in un tempo rimonte da Dundee o da Jena, e un ricordo speciale a piogge da "che sarà sarà" trasformate in sole, o lacrime di Giuseppe Giannini contro il palo in finale. Contro il Torino. Pure nell'80 c'era Pizzul a commentare Toro-Roma. Era tanto.Non era poco quello che la Roma si giocava, era tutto questo e molto altro: la mentalità giusta, la "doppia" contro Cassano, il restare su tutti i fronti tutti (e il Piave mormora), l'onore di una cerchietto tricolore da tenersi stretto-stretto sopra il cuore. Inni a San Siro, e che c'è di male se siamo stati tutti là. È da quando ha lo scudetto sul petto che la Roma supera dritta il primo turno di questa Coppa che vale tanto più di una coccarda. Punta alla quarta finale di fila, punta alla doppia vittoria di fila: quando lo fece inaugurò il ciclo più bello della sua storia: era un'epoca di sogno, in cui le finali di Coppa Italia si giocavano anche in una gara secca, in una finale, all'Olimpico, non a San Siro. Che c'è di male siamo andati sempre qua.Quando s'è alzato dalla panchina s'è alzata la Roma che pure va applaudita tutta, a cominciare da Cicinho che c'ha messo (e c'ha lasciato) le palle sulla linea per non farli segnare; Doni, anche lui adesso sempre primo portiere; Giuly che è un altro fumetto (Topolino) e schioppetta champagne quando corre sprinta e se ne va; Spalletti che ha rindovinato tutto (e tra le cose più belle c'è - a fine partita - la sua esultanza in un pugno); De Rossi che per la prima volta nella sua stupenda biondissima storia ha avuto l'emozione di tenersi al braccio la fascia mentre la Curva cantava "C'è solo un capitano": perché entrava. Duecento gol incominciano a essere un numero, un'occasione rispettata con la storia, una data e un altro appuntamento. Il 24 maggio, se finale sarà, se Coppa Italia sarà, giocheremo in casa: e il 24 maggio non passa lo straniero.