C'è solo l'A.S.Roma!

200 gol e un solo amore: questo è il Capitano!


E' la sera della festa. Quella che si era potuta tenere una settimana fa, il giorno di Roma-Catania, ma si celebra questa sera. Duecento gol e un pallone. Tutto d'oro. Glielo regala la curva, la sua curva, il Pallone d'Oro. Non è quello assegnato da France Football, ma poco importa. Anzi. Per Francesco vale sicuramente di più questo. E' la sorpresa che lo aspetta quando esce dal sottopassaggio, quello alla destra della Monte Mario, e il suo primo pensiero è proprio per la Sud. E' lì che corre, a raccogliere l'abbraccio dei suoi tifosi. Quelli per i quali "c'è solo un capitano", come gli cantano correndogli anche loro virtualmente incontro. "To-tti, To-tti, To-tti-gol", parte il coro mentre lui alza al cielo quel trofeo così simbolico e prezioso. "Duecento volte grazie", c'è scritto sullo striscione dell'Utr che si affaccia dalla Tevere. E "duecento volte grazie" sembra dire lo stadio intero.Sono in trentatremila stasera sugli spalti, anche se dalla voce sembrano molti di più. E' un'altra di quelle serate che più gelide non si può, ma dove ciò che veramente non si può è mancare all'appuntamento. Oggi meno che mai. C'è il capitano da festeggiare. Duecento gol da celebrare. Duecento perle, decisive sempre, checché ne dicano quanti gli vogliono male. A partire da quella prima segnatura, contro il Foggia, nel '94, quando appena diciottenne infiammò per la prima volta l'Olimpico, passando per quelli che hanno rappresentato tante tappe importanti: il 100°, contro l'Inter, con Toldo a braccia larghe, quasi rassegnato; e poi quello, il 107°, che gli consentì di superare bomber Pruzzo e diventare il primo marcatore in assoluto nella storia della Roma. Fino ai due contro il Torino, due settimane fa, che gli hanno fatto raggiungere quota 200. «Sono tanti - ha detto ieri sera Luciano Spalletti - troppi, per qualsiasi giocatore. Eppure lui ha ancora tante di quelle risorse e motivazioni, da poterne realizzare tanti altri ancora…». Per tante altre feste che verranno.
Ma intanto, che festa sia. Duecento volte Totti, dunque. Sono i duecento bambini che lo attendono in mezzo al campo. Tutti in fila, dalla bandierina del calcio d'angolo al centro del terreno di gioco. Sulle maglie, candide, il numero 10 sulla schiena e il 200 sul petto. Duecento bambini, come era Francesco quando ha cominciato ad amare questa maglia. Duecento, come ogni gol realizzato con questi colori addosso. Abbraccia anche loro, il capitano, passandogli accanto. Lo fa dando il "cinque" ad ognuno. Un modo per dire "Sono tutti voi". Perché, dentro di sé, è davvero tutti loro. Di più, come loro. Che lo guardano ammirati e ricorderanno certamente a lungo quella mano data al proprio capitano. E per chi sogna di poterlo emulare un giorno - come accadeva a lui quando era soltanto un raccattapalle - è quasi un "battesimo", un'investitura. Un tocco magico. Come la carezza di un papa. O, se si vuole, di un papà.Dura pochi minuti la cerimonia, che comincia quando ne mancano una decina all'inizio della gara. Ma l'intensità è tale da riscaldare d'un colpo l'intero Olimpico. O è forse l'Olimpo? Perché Francesco è sempre più nella leggenda ma, probabilmente, da stasera, ancor più nel mito. Poca ufficialità, comunque, in questa piccola celebrazione pre-partita. Il tempo di salutare tutti i bambini ed è quasi l'ora di Roma-Palermo. Entrano infatti le squadre, parte come sempre l'inno di Antonello, ma non c'è tempo per ascoltarlo tutto. La canzone si interrompe quasi subito perché Brighi, l'arbitro, ha fischiato l'inizio della gara. E allora, la curva continua a cantarlo da dove si è interrotto. E' una voce sola, "Roma, Roma, Roma" fino al termine. Perché questa sera è davvero speciale. E anche quell'inno, cantato tutti in coro, vuole essere un altro omaggio al capitano.Una partita, la sua, di quelle che gli capita di giocare quando non è al meglio ma vuole esserci comunque. Perché l'influenza dei giorni scorsi ha lasciato qualche segno e il non essersi allenato per più di una seduta lo restituisce al campo con qualche acciacco, ma la voglia che non manca. Mai. Gioca senza brillare, stasera, il capitano, spesso da fermo. Ma le giocate importanti sono quelle di sempre. E quando esce dal campo, a una manciata di minuti dal termine, lo fa tenendosi la sua fascia da capitano. Quella personalizzata, con i nomi di Christian e Chanel. Vucinic ne porta infatti un'altra a Mancini, che a sua volta la darà ad Aquilani, al momento della sua sostituzione (e viene da dire, mancando De Rossi e Panucci, che bel passaggio di consegne in sequenza!). Quando esce, il capitano riceve lo stesso un'altra meritata ovazione. Perché è la sua serata e lui è, più che mai, il passato e il futuro di questa squadra. Ma, intanto, e godiamocelo per questo, soprattutto il presente. Lo dice anche uno striscione: "Totti is now". Ora e sempre.