C'è solo l'A.S.Roma!

L'Inter come la Juve? No, peggio, molto peggio della Juve!


A Catania i nerazzurri soffrono, poi segna Cambiasso in netto fuorigioco. Il 2-0 è di Suazo, torniamo a meno otto. Tutto lo stadio deride l'arbitro Farina, che salta il terzo tempo e scappa. Mancini fa finta di niente: «Era difficile da vedere»
Una mezza Siena la stavano prendendo sul muso anche loro, giocavano male, giocavano spenti, era passata un'ora e non avevano fatto un tiro in porta. Poi il solito rigore? No, stavolta un gol in fuori gioco e l'Inter si portava via da Catania la solita "favorevole circostanza arbitrale" e i tre punti. I tre punti sono tornati sabato anche per noi, la serenità invece non ha ancora ritrovato la strada di casa nostra. Dopo la partita con la Reggina si può, si deve esser contenti. Ma sereni no, questo proprio non si può. In difesa, a centrocampo, in attacco, sulle corsie laterali, ovunque ad accelerata intermittenza alla squadra da un paio di settimane manca qualcosa (mancava anche all'Inter ieri sera, ma...). Nella Roma, nell'ultima Roma, qua un giocatore che sembra il fratello stanco di quello di prima, là una condizione fisica che langue, là ancora una sicurezza in se stessi che appare sottile, friabile.Si potrebbero far nomi, e molti li fanno. Ma, guarda caso, i nomi dell'uno non coincidono con quelli dell'altro. Diversi tra loro sono gli elenchi stilati dei mancanti all'appello della piena forma e dell'ottima prestazione. Scrivere o dire tre o quattro nomi di giocatori, laddove sembra si concentri e coaguli la sopravvenuta debolezza, non significherebbe centrare il bersaglio, ma, al contrario, sarebbe un modo facile e inefficace di eludere, ignorare la sostanza di quel che sta accadendo. Ha ragione Stinchelli a scrivere su Il Romanista che all'Olimpico di Roma ne sono scese in campo due. Una era quella di sempre, piacevole e redditizia. L'altra però era quella di Siena che non è vero che sia sparita. La prima, quella buona, affiorava, spuntava, decollava. Poi la seconda, quella brutta, afferrava i piedi alla prima, le si posava sulle spalle, a tratti la avvinghiava. La prima ha giocato per quasi un'ora, quanto è bastato a vincere. La seconda ha giocato per mezz'ora buona, quanto bastava a subire il pareggio. Più classe che fiato è stato detto con sintesi semplificatrice ma efficace. Ma non è solo questione di "fiato", il problema è che, quando rifiata, la Roma non soltanto non produce più "roba", per dirla con Spalletti. Il problema vero e nuovo è che, quando rifiata, la Roma subisce la "roba" altrui. Dunque, nel momento più importante della stagione la Roma è una squadra in bilico: un passo in qua e si ritrova, un passo in là e si smarrisce. C'è da sperare in bene, da star proprio sereni non c'è.E allora? Allora andiamo a Torino a difendere il secondo posto. Difenderlo da una Juve velenosa e tosta. Da una Juve prima graziata dall'Udinese e poi spietata e abile nello sfruttare il regalo di non esser stata messa in ginocchio. Una Juve che non gioca in Champions e quindi ha un piccolo vantaggio nelle gambe per il campionato. Quattro sono i punti di vantaggio per la Roma e almeno quattro devono restare dopo la trasferta a casa loro. Questo è l'obiettivo e spero proprio che la Roma giochi a Torino avendo chiaro in testa che il pareggio è, su quel campo e adesso, oro. E' sabato sera sul campo della Juve che svolta il nostro campionato. Fiorentina e Milan giocheranno per il quarto posto, sono troppo lontane da noi. Anche una nostra improbabile e prolungata crisi di risultati non darebbe a queste due squadre il tempo e il modo di avvicinarsi. La Juve invece non sa ancora se deve, se può giocare per il secondo posto o deve difendere, assestarsi a guardia della terza posizione finale. Anche loro lo sapranno dopo la partita con la Roma, aiutiamoli a non avere dubbi. Speriamo che a Torino torni Juan, si sente il bisogno di lui al centro della difesa. E non c'è bisogno di dover spiegare il perché. Speriamo che giochi Pizarro, anche se molti non saranno d'accordo con questa affermazione. Rispetto opinione altrui ma resto della mia, a Torino non voglio perdere. Rispetto meno l'opinione di chi getta la croce addosso a Cicinho, individuando un lui la rotella che non gira, l'elemento di squilibrio. Troppo banale puntare l'indice su di lui, Cicinho è come il maggiordomo nei libri gialli, l'eterno indiziato, l'ovvio colpevole che però colpevole non è. E', come si è visto, tutta la "catena" giallorossa che ogni tanto si ferma, non qualche "dente" che grippa. Però, però una cosa mi conforta: contro la Juve ci vuole una gran partita. E la Roma, le poche volte che ha fallito, coincidevano con l'obbligo di fare una buona partita, semplicemente buona. Credo insomma che la Roma di Siena, se mai dovesse rispuntare ancora, sarà contro un Empoli o un Napoli, non contro la Juve o il Real.Perché parlare tanto di Juve? L'Inter è stata dimenticata? L'Inter, per raggiungerla e superarla, dovrebbe perdere tre volte. Anzi quattro, una partita anche noi da qui alla fine vogliamo mettere in conto di perderla? Quattro volte devono perdere, una su quattro su quelle che rimangono da giocare. L'Inter non me la sono dimenticata, me la ricordo, purtroppo. E mi ricordo dove sta, per meriti mostrati e favori ricevuti. Da lassù non si schioda. Dell'Inter riparleremo se e quando si farà male da sola.