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Spalletti: "Lenti e distratti"


È uno Spalletti dimesso, che non cerca alibi di nessun tipo, quello che si presenta ai microfoni dopo la seconda sconfitta del mese di febbraio, quella che ha fatto scivolare la Roma a -11 rispetto a un'Inter sempre più vicina al tricolore. «Sinceramente nel primo tempo abbiamo fatto poco, siamo stati lenti nella ricerca del gioco e del risultato, e loro lo hanno chiuso meritatamente in vantaggio. Poi nella ripresa la Juventus ha sistemato alcune cose, si sono difesi meglio, con più uomini, e per noi è diventato tutto più difficile. Non siamo riusciti a interpretare le fasi di gioco, capendo dove c'era vuoto e dove c'era troppa densità». Non era al meglio neppure Francesco Totti, apparso fuori dal gioco, contro un avversario a cui ha sempre fatto male. Ma la brutta prestazione del capitano non ha preoccupato più di tanto il tecnco. «No, non mi preoccupa, Stasera si è fatto meno di quello che si può fare. In qualche elemento, comunque, non siamo al top. Eravamo nervosi, non convinti delle nostre qualità, dobbiamo cambiare molti attegiamenti».Martedì sera all'Olimpico c'è il Real Madrid, altro avversario che non deve essere al massimo della forma, visto che ieri, in contemporanea con la Roma, ha perso 2-1 a Siviglia con un Betis impelagato nella lotta per la salvezza, dopo essersi portato in vantaggi dopo soli cinque minuti con l'olandese Drenthe. Sky ha fatto vedere al tecnico giallorosso i gol della gara dei prossimi avversari di Champions, ma senza ottenere l'effetto sperato. «La cosa non mi tira su, io non gioisco delle sconfitte delle altre squadre. E non vedo grandi vantaggi neppure sul piano tattico, visto che hanno preso due gol di testa su azione, e noi siamo più bravi giocando palla a terra. Quella è una gara che va fatta bene, dove non puoi recuperare, perché non ci sono margini: può succedere che i miei ci abbiano pensato». Una spiegazione in più per la brutta figura di ieri, oltre agli accorgimenti tattici di Claudio Ranieri, che si giocava le possibilità di riagganciare un secondo posto - perdendo sarebbero scesi a -7 - che per la società bianconera, al primo anno di serie A dopo Calciopoli, verrebbe visto come un trionfo.«Loro hanno iniziato con questo rombo a centrocampo, gestendo la situazione a livello tattico - prosegue Spalletti - c'era troppa densità, troppi uomini, era difficile creare le situazioni di gioco. Abbiamo fatto bene a provare a spingere sulle fasce, il vantaggio vero era lì, perché in mezzo non c'era possibilità di sfondare. Avevano tre uomini che si abbassavano davanti alla difesa, e trovare le triangolazioni per noi era molto difficile. Nella ripresa siamo riusciti a ripartire in velocità ed abbiamo fatto meglio, riuscendo anche a creare i presupposti per pareggiare».A complicare ulteriormente le cose, togliendo una possibilità di scelta a Spalletti, l'assenza del primo cambio dell'attacco, Mirko Vucinic, finito a sorpresa in tribuna, insieme a Bertagnoli, Antunes e all'ex infortunato Juan. «Vucinic ha avuto un problema in settimana, abbiamo fatto un'ecografia che non ha riscontrato niente. Ha fatto un paio di allenamenti senza problemi, poi scaldandosi ha avvertito questo fastidio, e con tutte queste partite da giocare non ho voluto rischiarlo. Tenendo conto che in panchina per la fase offensiva avevo giocatori che stanno bene come Esposito e Giuly. Esposito tutto sommato potevo metterlo prima, è entrato subito in partita, e anche Giuly ha fatto molto bene». Per il tecnico toscano, più che un problema di uomini era una questione di condizione della squadra. «Quella che manca è la condizione psicologica e fisica, la disponibilità di andare con più cattiveria su contrasti e palle vaganti. Abbiamo gestito male la palla, snaturando il nostro gioco, ma nel secondo tempo siamo andati meglio». Ieri non è bastato, martedì ci si riproverà con il Real. «Bisogna vedere che uomini metteranno in campo, l'altra settimana li avevo visti con un 4-3-3 che prevedeva un centrocampo di grande sostanza, con Gago, e giocatori che sanno ripiegare molto bene». Come la Juventus di ieri, precedente non certo incoraggiante.