C'è solo l'A.S.Roma!

No aiutini, no Inter!


La LadrInter spazzata via dall'Europa e battuta dal Liverpool con un gol di Torres (anvedi come balla Nando...). Mancini rosica e annuncia l'addio: «A fine stagione me ne vado!». La Roma è l'Italia nei quarti di finale di Champions. Delvecchio è l'esempio: «Mi hanno invitato al loro centenario, ma io ho rifiutato perché sono romanista». Dopodomani il sorteggio in diretta su Sky: al 50% ci tocca un inglese, ma siamo pronti a tutto
Adesso è ufficiale: tra le otto regine d'Europa ce n'è solo una targata Italia. Non è il Milan campione del mondo, né tanto meno l'Inter multimilionaria. E' la Roma di Spalletti, di Totti, di De Rossi, dei Sensi, di tutti noi. L'unica ancora in gara in Champions League, oltre che in campionato e in coppa Italia. L'unica che non deve dire grazie a nessuno, se non a sé stessa, alla sua capacità di inventarsi con il lavoro, con il gioco, con la fantasia. L'Italia siamo noi, solo noi. Alla faccia dei gufi, degli arroganti, degli scendiletto!La Roma se la ride, mentre S. Siro torna a bagnarsi di lacrime. Dopo l'Arsenal, un'altra squadra inglese l'ha trasformato in terra di conquista. È una squadra che evoca ricordi terribili a chi ha il cuore giallorosso, ma stavolta è scesa alle nostre latitudini per bastonare l'Inter dei presuntuosi, degli sciatti, dei viziati. C'è stata poca storia, per la stonatissima banda del signor Mancini, dimissionario, improvvisato pilota con stipendio da Schumacher. In 10 come a Londra, un altro difensore spedito sotto la doccia anzitempo per doppio giallo. Dopo Materazzi, ecco Burdisso prendere la strada degli spogliatoi a testa bassa. Uno choc due volte terrificante, povera Inter! Non bastava quella prova non propriamente da fenomeni, a dispetto degli osceni commenti dei molti Bergomi distribuiti dietro ai microfoni. Di mezzo ci si metteva pure un arbitro per nulla generoso e a loro asservito: ma s'è mai visto?, si sono chieste sbalordite per un'ora e mezzo sulle tribune di San Siro le centurie morattiane, da Valentino Rossi a Cassano, strette attorno al presidente ferito nell'orgoglio. Possibile? Possibile sì: Mastro Lindo-Oevreboe, silhouette a parte, non era Brighi, né Rosetti o Gervasoni. Aveva voglia il Mancio a scompigliarsi la zazzera nelle solite proteste isteriche. E avevano voglia ad agitarsi, sotto zazzere non meno inquietanti, i commentatori televisivi sparsi qua e là per l'etere, tutti (più o meno) perfettamente a loro agio nei panni di tifosi della Real Casa morattiana. Arbitraggio sconcertante, il mantra presto riproposto quasi a una voce sui diversi canali dai puntuali soccorritori del vincitore.Béh, certo. Che cafonaccio, quel pancione pelato di un norvegese: presentarsi nel salotto buono del sciùr Massimo, ancora addobbato coi festoni e i cotillons del Centenario, senza porgere un vassoio di rigori camuffati da pastarelle! Anzi, addirittura pronto a buttare dalla finestra uno dei pezzi dell'argenteria di famiglia, quel Burdisso trattato come una forchetta di plastica. Eppure così va il mondo, viziatissimi signori dalla pancia sempre immeritatamente piena, quando in campo, a differenza di quanto capita nella terra dei Gussoni e dei Collina, volano più fischi che fiaschi. Così va il mondo, soprattutto, quando l'arbitro (straniero e tendenzialmente non suddito) non si esibisce in aiutoni e, parallelamente, mentre Ibrahimovic e Cruz non prendono la porta neanche quando pare davvero spalancata, il fantastico ninho Fernando Torres - che daremmo, per vederlo accanto a Totti - è capace di sfondarla al primo pallone vero che gli arriva tra i piedi. L'Italia siamo noi, almeno in Europa. Serve a poco chiedersi cosa succederà, adesso, nelle 11 partite che assegneranno lo scudetto. Lo stesso Bergomi stanotte lo ha annunciato: l'Inter non avrà problemi in campionato. Perché tanta sicurezza? Oddio, lì non ci sono gli Oevreboe né i De Bleeckere: male che va, ci penseranno Brighi, Rosetti, Dondarini e soci. Staremo a vedere. Noi per ora godiamoci l'Europa. La nostra Europa. Tra poco più di 48 ore il sorteggio ci assegnerà gli avversari per i quarti. Se non saranno inglesi (ma il rischio è grosso: il 50% del continente pallonaro è roba loro), speriamo per una volta possano essere tedeschi o turchi: detto che non dobbiamo temere nessuno, con Schalke o Fenerbahce all'orizzonte ci sentiremmo un po' più tranquilli. Ma tant'è: a chi tocca, tocca. Fossero pure i terribili rossi dell'Old Trafford o quelli dell'Anfield, che ci scatenano a braccetto indicibili progetti di vendetta. La Roma di Madrid, del resto, avrebbe fatto vedere i sorci verdi anche all'Arsenal e allo stesso Liverpool che in pochi giorni abbiamo visto sgretolare Milan e Inter sull'erba di casa. Il Milan contro il quale Totti e compagni si confronteranno sabato sera, in un confronto che vale persino di più del sogno-scudetto sempre vivo, anche se appannato dai troppi regali consegnati agli arrogantii signori del Centenario; l'Inter che gli spallettiani inseguono da mesi e che avrebbero agguantato e probabilmente scavalcato da un pezzo, senza l'incredibile collana di schifezze che gli stessi signori vorrebbero far passare per casualità. Loro la Champions la vedranno in televisione, noi continueremo a viverla da protagonisti. Con una certezza: quando l'arbitro è neutrale e straniero, di solito vince non il più potente, ma chi gioca meglio al calcio. E la Roma l'ha dimostrato oltre che a Madrid, anche a S. Siro proprio contro la LadrInter il 27 febbraio scorso.