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"Mexes ha detto no al Real Madrid"


Gli amici lo definiscono «testardo, un po’ chiuso, protettore, fedele, leale, serio». E sicuramente onesto. Per questo Olivier Jouanneaux, 34 anni, nativo di Quimper, Bretagna, nella vita procuratore, e in particolare di Philippe Mexes, non ha mai digerito quella brutta storia della squalifica legata al trasferimento del suo pupillo dall’Auxerre alla Roma del suo fraterno amico Franco Baldini: «In quattro volevano andar via quell’anno, noi lo facemmo avvalendoci di una regola che poi fu interpretata in maniera diversa. Erano Boumsong, Cissè, Kapo e Philippe. A vedere le carriere bisogna dire che faceva bene soprattutto lui a vantare certe aspirazioni». Per quell’episodio, Philou (come lo chiama Jouanneaux) sta ancora pagando un prezzo carissimo nei suoi rapporti con la Francia e in particolare con il ct Domenech. Così ora il suo procuratore rivela che le possibilità che il suo assistito venga chiamato per gli Europei sono praticamente inesistenti: «Zero. Né dieci su cento, né una su cento. Zero». Ci torneremo, sull’argomento. Ma cominciamo da oggi, dal Mexes tornato a brillare contro l’Inter prima che Rosetti non lo mandasse a casa con sei minuti d’anticipo, con una decisione che non ha fatto arrabbiare solo i tifosi della Roma, ma anche Jouanneaux, ormai un tifoso acquisito.«E’ difficile parlarne, è un’espulsione che non ha senso, è incredibile, l’ho vissuta male, come una ingiustizia. Non voglio parlare degli arbitri, in Italia purtroppo non se ne può parlare. Ma Philou è l’unico ad essere espulso così. Un’altra volta fu espulso per un applauso. Sono cose allucinanti nel resto d’Europa. Infatti con l’Inter Burdisso non è stato espulso e Philippe sì, col Liverpool è finito fuori anche Burdisso. E con quella decisione di Rosetti sono stati danneggiati anche economicamente Philippe e la Roma. Addirittura la Gazzetta in pagella ha messo 5 a Phil e 6 a Burdisso e Rosetti. Sono delle cose allucinanti».Ritieni che in Italia ci sia un problema arbitrale diverso da quello di altri paesi? «Dico solo che un errore come quello è incomprensibile».Mexes non è mai stato un calciatore cattivo.«Philippe è alla quarta stagione in serie A, non ha mai fatto falli cattivi con i suoi avversari, nessuno si è mai fatto male per i suoi interventi, viene più picchiato che il contrario. Ma ora Rosetti, prima Trefoloni hanno avuto problemi con lui. Trefoloni è quell’arbitro che l’ha espulso tre volte, quest’anno alla Sampdoria, prima ancora per un applauso sempre con la Sampdoria, in casa, poi con la Fiorentina per il rigore su Pazzini, ma non era stato lui a fare fallo. Due o tre arbitri hanno un modo di gestire le partite tutto loro, il problema è evidente. Ma non dico altro perché non vorrei essere deferito e sanzionato. Alla giustizia sportiva ho già pagato un conto».Dopo quell’espulsione qualcuno ha avuto la sensazione che Philippe non si fosse sentito tutelato dalla società.«Dopo la partita solo Totti e Pizarro hanno parlato di quello che è successo sul campo. C’è da chiedersi se cose del genere bisogna sottolinearle o è meglio star zitti e tacere. Ovviamente qui in Francia è uscito che era stato espulso e qualcuno ha sottolineato che non è la prima volta che gli capita».Anche Spalletti l’ha capito e ha detto che non aveva niente da rimproverargli.«Però ha detto pure che Philippe era stato ingenuo e che Crespo aveva avuto tanto “mestiere”. Ma il mestiere di Crespo e l’ingenuità di Philippe sono dipesi solo da Rosetti».Quella con l’Inter era stata la sua miglior partita.«E’ vero, forse ha giocato meglio lì che a Madrid».Quest’anno però non ha fatto sempre bene.«Le aspettative su di lui sono sempre un po’ alte. Mi fa piacere. Il fatto è che lui freme per poter vincere. Dopo la partita con l’Arsenal hanno chiesto a Maldini come faceva ad essere tranquillo: “Perché ho vinto tanto”. Ecco, Phil non ha vinto tanto, per questo a volte vuole strafare. Vuole che la Roma vinca, pensa che la Roma possa vincere lo scudetto. Non finire secondi ogni anno. E’ un bel traguardo secondo, ma è diverso da vincere. Per quello che stanno facendo, per la qualità del lavoro di tutti, lo meriterebbero».Di carattere sembra molto tranquillo, in campo si trasforma.«Philippe è davvero uno molto tranquillo, a livello di atteggiamenti non c’entra niente con gente come Materazzi. E sa bene che il successo della Roma passa solo attraverso il gioco, non per altre qualità. Stanno facendo tutti bene».C’è un motivo particolare per certe prestazioni al di sotto delle attese?«Per me è un caso. Come un attaccante che per cinque partite non prende la porta. Ma non gli ho mai visto fare errori allucinanti. Nel derby si è fatto sfuggire Rocchi, certo, ma l’assist a Mancini l’ha fatto lui. E’ naturale che viene criticato come a volte osannato. Fa parte del gioco. E poi è nei momenti difficili che viene fuori il carattere. Non dimentichiamoci che non ha ancora 26 anni, ha due due figli, fa vita ritirata, non è uno che vende la sua immagine. Sta sempre con la famiglia».La considerazione di Mexes in Francia è cresciuta adesso?«Nel paese lo amano tutti, nel potere calcistico un po’ meno. Se fanno dei sondaggi, come quello prima dei Mondiali del 2006, nei convocati preferiti dai tifosi lui c’era sempre, ma poi non è stato chiamato. Controllate nei blog su Internet, è uno dei più amati dal pubblico. Ma se guardiamo la Federcalcio, cambia tutto. Non so se è vero, ad esempio, quello che è stato attribuito al presidente Escalettes dopo l’espulsione di San Siro. Avrebbe detto che un calciatore dell’esperienza di Mexes non doveva comportarsi in quel modo. Se è vero sono cose che si commentano da sole. A San Siro ha fatto tutto da solo Rosetti. Non mi immagino il presidente italiano che dica la stessa cosa di un giocatore italiano che all’estero difende i colori italiani».Ha possibilità di giocare gli Europei?«Zero. Non esistono. Inutile illudere la gente che gli vuole bene, credere che abbia una sola possibilità. Non ha un cattivo rapporto con Domenech. Non ha proprio rapporti con lui. Tecnicamente non c’è un motivo perché non venga convocato. Boumsong c’era ai Mondiali e forse andrà anche agli Europei, ma dopo aver fatto la panchina in Italia, ora fa la panchina al Lione. E’ chiaro a tutti che la non convocazione di Philou non dipende da motivi sportivi. Titolare o no, che non ci sia neanche nei convocati è allucinante. Se lo dico io sembra una cosa di parte, ma in Francia lo dicono tutti».E la stampa?«Ci sono 4-5 giornalisti dell’Equipe che si divertono a scrivere cose brutte su Philippe, ma anche su questo il gioco è scoperto».Cioè?«L’Equipe fece un accordo pubblicitario con lui, legato alla sua immagine, ma poi non l’hanno rispettato. Noi li abbiamo denunciati e un giudice li ha condannati. Da allora si divertono a scrivere male di lui. Anche se viene candidato come miglior difensore negli oscar italiani sull’Equipe non esce. Daniel Bravo, l’ex giocatore, ha appena detto in tv che Philippe ha un grande carattere ad accettare questa situazione, e che se un giorno tirasse fuori tutte le cose che ha dentro farebbe molto rumore e avrebbe ragione a farlo. Thuram dice che è il suo erede. Poi Domenech è capace di dire che la sua città preferita è Roma, ma a Roma non è mai venuto, al massimo manda l’allenatore dei portieri, Martini. Poi lo fa giocare in nazionale B, contro il Congo, in uno stadio vuoto, due giorni dopo la partita con la Fiorentina. Chi gioca in quei casi ha tutto da perdere. E’ già accaduto pure a Frey, una partita e una papera. Possibile che Mexes al Bernabeu non vada a vederlo nessuno?».E lui?«Ha un carattere talmente forte che se ne frega. Soffre per la famiglia e gli amici. E perché le regole della competizione per lui non esistono». Paga ancora quello che successe con l’Auxerre?«Probabilmente sì. Lippi prima dei Mondiali aveva detto che se fosse stato italiano l’avrebbe portato ai Mondiali. E Phil si consola con queste cose, sono le uniche soddisfazioni che gli riservano. In fondo se non fa gli Europei forse è pure meglio per la Roma. Certo, se avesse le sue chances con la nazionale sarebbe valorizzato di più, anche a livello patrimoniale».Se dal primo luglio volesse andar via, Mexes potrebbe svincolarsi dalla Roma previo pagamento del prezzo concordato per il cartellino, 16 milioni. Qual è la vostra posizione?«Se avesse voluto andar via già l’anno scorso avrebbe potuto fare quello che ha fatto prima Chivu e ora sta facendo Ferrari. Non è questione di clausole. Quando ha deciso di rinnovare è perché sta bene nella Roma. Nel suo piccolo ora spera di poter entrare nella storia della Roma. Se poi arrivasse qualcuno a dirgli “c’è un’offerta importante, decidi te”, ovviamente valuterebbe tutto. Per il momento questa ipotesi non c’è».Se Pepe vale 30 milioni... «Quando si è saputo che Chivu non voleva andare al Real Madrid, e già non c’erano più Capello e Baldini al Real Madrid, i dirigenti madrileni mi hanno chiamato. Prima che scegliessero Pepe. Phil ha ribadito ancora una volta la sua scelta, la Roma. E’ vero che altrove guadagnerebbe anche di più. Ma lui è contento così, non guarda l’erba del vicino. In fondo alla Roma è costato appena sette milioni. Quelli che, come ho letto sul vostro sito, ora non basterebbero per Vargas. Non male, no?».