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Marco D'Alessandro, campioncino con il dolore nel cuore


La vittoria di Marco D'Alessandro, 17 anni: la prima rete con la Primavera, proprio al derby, quella maglietta bianca con la fotodi chi tifa per lui dal cielo. L'unico difetto di Marco D'Alessandro, Campione in erba della primavera della Roma e destinato a ripercorrere la strada di Totti, De Rossi e Aquilani, al momento, è che segna poco: per lui il calcio è dribbling, la folata sulla fascia che lascia sul posto l'avversario, a chiedersi come ha fatto quel ragazzino quasi sempre più piccolo di lui a fregarlo un'altra volta. Il gol, almeno per ora, lo lascia agli altri: il primo istinto è quello di alzare la testa e cercare il compagno più vicino, per temperare il suo altruismo con un po' di sana cattiveria sotto rete ci sarà tempo, visto che l'ultima stella nascente del settore giovanile della Roma ha ancora 17 anni, e una carriera ancora da costruire, pure se sulle basi solidissime di un talento fuori dal comune. Ma un gol importante lo cercava da tempo: dall'anno scorso gioca con una maglietta stampata sotto quella di gioco, in attesa di un'occasione buona per tirarla fuori. Con gli Allievi Nazionali quest'anno aveva già segnato, peraltro un bel gol, pallonetto sul portiere, che tocca e non riesce a farci nulla, ma il contesto non era adeguato, Roma-Albalonga 7-0, troppo facile per togliersi quel magone che lo accompagna da tempo. Ha una storia molto triste alle spalle Marco, il giovane esterno che sogna di diventare Cristiano Ronaldo, di quelle che se pure la sorte lo facesse diventare un fuoriclasse come il suo idolo, non avrebbe comunque pareggiato il conto. Mauro, il padre, se n'è andato cinque anni fa, quando era ancora un bambino, portato via da un tumore. La sorella maggiore, Federica, se ne è andata nel momento più assurdo dell'anno, pochi minuti dopo la mezzanotte del primo gennaio 2006, incidente stradale mentre tutti festeggiavano. Il colpo fu ancora una volta durissimo, in quei mesi Marco non era lui neppure in campo, fu l'unico periodo della sua avventura romanista, iniziata proprio quell'anno, in cui non riusciva più a fare la differenza.Ci fu persino il terrore che non fosse finita lì, che della famiglia di Marco dovesse rimanere solamente Maurizio, il fratello maggiore, calciatore pure lui, passato per le giovanili della Roma, vincendo uno scudetto Giovanissimi nel '96, con Tempestilli in panchina, e Lanzaro e D'Agostino come compagni. Il terzo incubo durò qualche mese, non è stato cancellato del tutto ma al momento sembra lontano: la chemioterapia ha sortito i suoi effetti, la madre Liliana, che ha dovuto combattere con un cancro, adesso è guarita, e dovrà solo stare attenta alle ricadute. Le buone notizie per questo ragazzo arrivano anche dal campo: Marco sta continuando a bruciare tappe e strappare applausi, da novembre gioca sotto età in Primavera, e domenica, poche ore prima di presentarsi a Coverciano per il raduno dell'under 17, ha trovato il primo gol nella categoria, il 2-0 contro la Lazio. E pazienza per l'inevitabile ammonizione, e per il rimbrotto di Alberto De Rossi che temeva che un secondo giallo potesse rovinare tutto: ha tolto la maglia di gioco ed è corso davanti ad esultare davanti alla recinzione ad esultare, mostrando la maglietta bianca con le foto dei due familiari che lo guardano dal cielo.Continueremo a seguire questo ragazzino, pronti a sostenerlo in prima squadra, dove andrà ad aggiungersi alla colonia di romani e romanisti!