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Cassetti: "Rigore assurdo, era fallo di Bianchi su Juan"


Musi lunghi e poca voglia di parlare. E' questa l'atmosfera che si respirava ieri sera negli spogliatoi dell'Olimpico a fine gara. La sensazione è quella di una grande occasione persa, di una vittoria sfumata a pochi metri dal traguardo. Vincere il derby avrebbe avuto un impatto clamoroso sul campionato, avrebbe riportato i giallorossi a meno 4 dall'Inter, fermato dal Genoa. E invece il distacco è aumentato, e ora di nuovo tutti a fare i conti e tabelle su come e dove riprendersi quei punti che separano dai nerazzurri. Il campionato però non è finito, la Roma ci crede. «Se non ci credessimo rimarremmo a casa - le parole a fine partita di Marco Cassetti ai microfoni di Roma Channel - noi ci crediamo». Molte polemiche ha suscitato la direzione di Morganti, Cassetti però sceglie un profilo basso. «La direzione di gara è stata buona, però certi episodi pesano e ti impediscono di recuperare il risultato. Più di dirlo non possiamo fare niente. Dopo il 2-2 non siamo riusciti a vincere, merito loro che hanno realizzato il 3-2. Il derby è sempre una partita particolare, siamo riusciti a rimetterla in piedi dopo essere andati in svantaggio con un rigore dubbio. In quell'occasione ho protestato molto perchè ho visto fallo di Bianchi su Juan». Peccato per la disattenzione in occasione del terzo gol biancoceleste, a tempo scaduto. «La palla vagante in area sul terzo gol? Io non c'ero, non l'ho visto. Bravi loro che sono riusciti a vincere. Noi ci crediamo, proviamo a fare il nostro meglio. Se non ci credessimo rimarremmo a casa. Le parole di Spalletti a fine gara? Niente di particolare, loro hanno giocato bene. Kolarov non mi ha messo particolarmente in difficoltà anche se ha giocato una buona partita: ha messo una bella palla sul gol di Pandev e sul rigore, che però era fallo per noi». Nonostante la sconfitta è stata comunque una bella Roma. «Non eravamo contratti, abbiamo fatto il nostro gioco ed è stata brava la Lazio. Il campionato non è finito invece di stare a - 6 stiamo a -7, cambia poco anche se dovevamo andare a -4. Mancano ancora tante partite e l'Inter deve incontrare molte squadre importanti».Se in casa Roma c'era poca voglia di parlare, i laziali non hanno potuto a causa del silenzio stampa imposto dal presidente Lotito, unico a presentarsi davanti alle telecamere. «Sono contento, nel girone di ritorno la Lazio sarebbe quarta. Non me l'aspettavo, abbiamo allestito una squadra per competere con tutti. Nella prima parte della stagione abbiamo avuto infortuni ed episodi negativi. Oggi abbiamo avuto maggiore determinazione, la squadra crede di più nei propri mezzi». Merito anche del mercato invernale. «L'ossatura è quella dello scorso anno, ma evidentemente prima aveva bisogno di integrarsi e di ritrovare uno spirito di competizione. Il silenzio stampa? Non è un aspetto scaramantico, ci sono una serie di fattori tra cui l'isolamento dai fattori esterni che destabilizzano l'ambiente. È una squadra di giocatori che hanno sposato il progetto, che si basa sul lavoro di ognuno. Abbiamo ritrovato il clima dell'anno scorso, che forse in passato avevamo perso. Non lo faccio per una visibilità personale, anzi è oneroso. Verrà il momento in cui la squadra potrà ricominciare a parlare». Su Gabbo. «Ho fatto due appelli trasmessi alla fratellanza, avversari solo sul campo ma non nemici, il messaggio è stato raccolto in modo responsabile, perché la passione si può vivere in modo civile. Devo fare un plauso ad entrambe le tifoserie».