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Cassetti: "Malgrado gli arbitri, scudetto possibile"


«Lo scudetto? L'Inter accusa dei pericolosi cedimenti, dobbiamo approfittarne». «Il Manchester? Nessuno ha dimenticato. Un bella rivincita, no?». La Roma si gioca l'intera stagione in poche settimane e Marco Cassetti è pronto a prendersi tutto, senza fare scelte, senza mollare niente. In una intervista a Il Guerin Sportivo ha parlato di sé, del suo futuro, di arbitri, di Champions e di un campionato che si è improvvisamente riaperto: «La lotta sarà aperta fino alla fine, abbiamo tutte le qualità per andare lontano. Sulla carta avremo impegni meno difficili dei loro, ma mi rendo conto che non sarà facile giocare contro squadre che sudano per salvarsi. Nei campionati passati si sono viste delle belle rimonte in poche giornate. C'è tempo, vogliamo fare il massimo». Arbitri permettendo visto che, sia nel derby sia contro l'Empoli, la Roma è stata svantaggiata: «Con la Lazio il rigore ha condizionato la gara... Diciamo che tante volte gli arbitri ci hanno danneggiato. Io non credo alla malafede, ma se ogni tanto commettessero errori a nostro favore non ci arrabbieremmo di certo».Il Cagliari per restare in scia all'Inter, poi l'appuntamento dell'anno, i quarti di Champions: «Bella rivincita, no? Nessuno ha dimenticato quello che è successo l'anno scorso. Non possiamo e non vogliamo più sbagliare. Il Manchester è un'avversaria fortissima, difficilissima. Ma quest'anno abbiamo dimostrato maggiore maturità in Europa, siamo pronti a dimostrarlo all'Old Trafford». Roma a parte, chi è favorito per la Champions? «Le più forti sono Barcellona e Chelsea, il Manchester è alle loro spalle. Ma non escludo una sorpresa tipo Fenerbahce, tutti lo snobbano, ma è ricco di brasiliani di grande tecnica». E il giocatore più forte della competizione? «De Rossi è tra i più grandi al mondo. Poi voto Gerrard e Fabregas, tutti uomini di centrocampo. Qualche gradino più in basso ci sono Torres, Cristiano Ronaldo e Rooney». Fa un monumento a De Rossi, Cassetti, che indica in Danielino anche uno dei leader della squadra: «Lui, Totti, Panucci e Juan. Un poker del quale non si può fare a meno. Rappresentano la nostra colonna portante».A proposito di centrocampo, è proprio questo il settore del campo nel quale vorrebbe tornare a giocare. Non in difesa, e nemmeno esterno: «Mi intriga il centrocampo, nel ruolo di terzo a destra. Ci ho giocato a Verona, nell'anno con Malesani e con Zeman. Poi, se devo giocare con gli amici, punto a fare il centravanti, è il mio sogno». Un sogno, come l'Europeo: «Sono stato contento della convocazione con il Portogallo e felice di essere rientrato nel giro. Messaggi a Donadoni non ne devo mandare, almeno non a parole, solo con i fatti. Sarebbe il coronamento di un sogno salire su quell'aereo». Poi sul suo procuratore, Alessandro Moggi: «So che a Roma non è visto di buon occhio. Ho lui dai tempi della C. Abbiamo sempre avuto un rapporto tranquillo e non ho mai ricevuto minacce di alcunché. Penso di aver fatto, in carriera, quello che mi sono meritato, senza nessun aiuto. Luciano Moggi? Non lo conosco e non posso esprimere giudizi. Spero che certe cose lette non siano vere, altrimenti avremmo fatto tante corse a vuoto».Trentuno anni da compiere a maggio, ancora qualche stagione nel calcio che conta, poi cosa c'è nella vita di Marco Casetti? «Non escludo di rimanere a vivere qui quando chiuderò la carriera. Mio figlio ha otto anni, ha iniziato le scuole a Roma, non deve perdere tutte le amicizie. Roma è rock, è il crocevia di mille culture, di milioni di persone. Mi sento parte di questo mondo. Ho sposato in pieno la romanità e ne sono orgoglioso. Non esiste un romano introverso. Per uno come me, che viene da lontano, l'apertura equivale a un sorriso». E dopo la carriera agonistica? «Da grande vorrei fare l'allenatore. Cominciando con i giovani, per poi approdare su qualche panchina importante. Magari su quella della Roma. Sarebbe il top. Pensate un po', io nei panni di mister e Totti in quelli di direttore tecnico. Una coppia da far tremare i polsi».