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Arrivano i rinnovi


Un vantaggio per la Roma, a veder le cose con un pizzico d’ironia, la brutta figura col Manchester se lo porta dietro: che quando si tratterà di affrontare le trattative per i rinnovi dei contratti, qualche procuratore si presenterà a Trigoria con quel po’ di spavalderia in meno che deriva da certe non sicurissime prestazioni fornite da quei giocatori che pensavano di meritare stipendi simili a quelli di Rooney e Ronaldo. Il punto è capire quando verranno ricevuti i manager in attesa e soprattutto che cosa verrà detto loro. A valutare preventivamente le diverse posizioni, l’unico divorzio che si può definire probabile riguarda Alessandro Mancini, l’esterno brasiliano che ha rifiutato il rinnovo a 2,5 milioni più premi, e che adesso la Roma sembra orientata a non confermare, anche se come atteggiamento ufficiale potrebbero arrivare dichiarazioni di segno opposto. Resta difficile immaginare anche un futuro giallorosso per Matteo Ferrari, nonostante qualche recente manifestazione di apertura pervenuta dal giocatore. Saranno complicati ma verranno al 99% sottoscritti i rinnovi di Doni e De Rossi e con maggior calma si definirà anche la posizione di Alberto Aquilani, con buona pace dei giornali spagnoli che ieri hanno fatto dire al procuratore, Zavaglia, che «ad Aquilani piacerebbe giocare nel Real Madrid» (Radio Marca). In serata, infatti, è arrivata la smentita.La strategia della Roma fino a questo momento nelle linee generali era stata abbastanza chiara: fin quando si fosse restati in ballo sui tre fronti agonistici non sarebbero state affrontate ufficialmente le trattative, neanche quelle per cui non erano stati trovati gli accordi, e quindi quelle che riguardavano Mancini e Ferrari (quest’ultimo in scadenza al 30 giugno e quindi già libero di accordarsi con altre società). La scelta avrebbe consentito oltretutto di poter valutare con esattezza anche gli introiti che potevano derivare dalla strada fatta in Champions League: tra un’eliminazione agli ottavi e una ai quarti ballano sei/sette milioni di introiti di differenza, che salgono a una quindicina di milioni comparando con l’uscita in semifinale. Vincere la competizione vale grosso modo un assegno di una quarantina di milioni in totale che per qualche top club europeo non sarà tantissimo ma che per la Roma rappresenta quasi un terzo del suo fatturato annuo. Logico, quindi, che in un’ottica di rinnovi contrattuali che si annunciano particolarmente dispendiosi, i dirigenti della Roma volessero attendere di sapere quale sarebbe stata esattamente la posizione finanziaria del prossimo anno. Ogni valutazione sarebbe poi rivista in caso di cessione della società ai facoltosi americani di cui si parla in altra parte del giornale. Per il momento, però, Pradè e Conti fanno ovviamente affidamento ai parametri attuali.Così a questo punto probabile uscita ai quarti rappresenta il confine finanziario e temporale a cui si dovrà far riferimento. Se il 9 aprile la Roma uscirà dall’Old Trafford, dal giorno dopo partirà la pianificazione dell’agenda per le convocazioni ai procuratori. Il caso più spinoso, ma anche quello da cui nessuno si attende sorprese è quello di De Rossi, il più ambito e il più forte dei giocatori romanisti in attesa di rinnovo (escluso ovviamente Totti, che peraltro rinnoverà la sua intesa posticipando la data della scadenza fino al 2012, anche andando a guadagnare di meno). Le trattative sono partite da tempo e quando saranno chiuse (presumibilmente a luglio, per far ricadere l’esborso sul prossimo esercizio) De Rossi andrà a guadagnare una cifra ben al di sopra degli standard fissati dalla società, intorno ai quattro milioni annui più premi, anche se alla fine sarà inferiore rispetto a quello che Daniele potrebbe guadagnare altrove. Chi pensa però che il Real Madrid possa provare a scipparlo alla Roma è però fuori strada: dopo la trattativa per Chivu i rapporti tra i dirigenti romanisti e quelli madrileni è ottimo. Basti pensare che per andare allo stadio Olimpico, il ds spagnolo Mijatovic è stato prelevato da una macchina fornita dalla Roma.Il primo a firmare nelle previsioni sarà Doni. Lo stallo sarà superato con il sacrificio economico che la Roma s’è convinta a consumare: la proposta a 1,5 milioni l’anno sarà accantonata, si partirà da una base superiore, assai più vicina a quella che altre società in cerca di un portiere affidabile hanno ventilato agli uomini che lo rappresentano. Poi toccherà ad Aquilani, fermo adesso a 750.000 euro netti l’anno, proprio come Doni: al doppio dovrebbe firmare. Questo almeno pensano a Trigoria dove nessuno, per ora, sembra rassegnato ad affrontare il discorso dei rinnovi già dal 10 aprile.