C'è solo l'A.S.Roma!

I Sensi dicono no a Soros: c'è un'offerta araba superiore


I problemi di giovedì non sono stati risolti: la proprietà fa presente agli uomini di Soros l'esistenza di un'offerta superiore di 120 milioni rispetto a quella degli statunitensi. Dietro ci sarebbe un gruppo Medio orientale. Già oggi, Horowitz e Hall potrebbero tornare negli Usa: l'affare da 250 milioni di euro era stato preparato da mesi. A questo punto i Sensi possono vendere coprendo quasi per intero il debito che ItalPetroli ha con le banche.
Ieri tutto era iniziato con un comunicato della AS Roma, questo il testo integrale: «Con riferimento alle notizie diffuse dagli organi di stampa in merito alla presenza di rappresentanti di soggetti interessati a rilevare la partecipazione di controllo in A.S. Roma S.p.A. indirettamente detenuta da Compagnia Italpetroli S.p.A., quest'ultima, facendo seguito ai comunicati diffusi congiuntamente ad A.S. Roma negli ultimi giorni, precisa, anche su espressa richiesta della Consob, quanto segue. Compagnia Italpetroli S.p.A., ha ricevuto la visita di un rappresentante di un soggetto potenzialmente interessato a rilevare tale partecipazione e nel corso dell'incontro è stato informalmente manifestato un possibile generico interesse all'acquisizione del pacchetto azionario di A.S. Roma. Si precisa che nel corso dell'incontro non sono stati definiti i valori economici di un'eventuale operazione, né sono state raggiunte intese di alcun genere in merito ad eventuali passaggi successivi, quali attività di due diligence contabile o legale sulla Società, o su possibili successivi incontri. Si conferma, inoltre, che non è stata aperta alcuna procedura di vendita della partecipazione in questione».L'ammissione dunque dell'incontro fra il legale vicino ai Sensi, Gian Roberto De Giovanni, e Steven Horowitz, cioè l'uomo che pochi giorni prima di Pasqua aveva comunicato direttamente a Rosella che il nome dell'investitore sarebbe stato quello di George Soros. Un comunicato dovuto, viste le notizie diffuse dalla stampa, in cui non si fa nessun riferimento al gruppo arabo, cioè a quella che è stata ribattezzata "la terza cordata" di questa storia (la seconda è quella facente capo a John J. Fisher). Durante questo incontro la Roma avrebbe fatto presente agli uomini di Soros l'esistenza di questa offerta di oltre 300 milioni di euro. Cifra questa che andrebbe quasi completamente a coprire il debito che il gruppo ItalPetroli ha nei confronti di Unicredit. Gli statunitensi avevano trovato un accordo di massima, proprio tra Horowitz e De Giovanni, già a metà marzo, per 210 milioni di euro da destinare esclusivamente alla Famiglia Sensi (probabilmente nella cifra era compresa anche la buonuscita) che ha circa il 66% delle azioni del club giallorosso. Il totale dell'affare ammontava a circa 250 milioni.L'operazione con George Soros (uno degli uomini più ricchi del mondo, con un patrimonio da oltre dieci miliardi di dollari già stravincente anche nello sport) era stata messa a punto: dallo stadio, al nome dello stadio, all'eventuale ruolo della stessa Rosella nel nuovo assetto societario, eccetera eccetera. La firma era data persino per scontata fino alla scoperta, già nel primo contatto romano, dell'esistenza del gruppo arabo. A quel punto gli americani non hanno accettato il gioco al rialzo: se c'è un'offerta così forte, vinca un'offerta simile. Centoventi milioni, aggiunti ai 250 offerti da Soros, fanno i 370 del debito dei Sensi con le banche. In tutta questa storia al magnate americano, che avrebbe preferito restare anonimo fino all'ultimo, non hanno fatto per niente piacere le voci di una intromissione di Galliani, che avrebbe offerto a Rosella un aiuto (anche in termini di giocatori, del calibro di Gourcuff) per non vendere la Roma. Ma adesso davanti all'offerta araba sarà difficile resistere e non cedere, anche se si tratta di un bene di famiglia così caro come la Roma. O no?