C'è solo l'A.S.Roma!

Se la Sensi chiama, Soros rilancia


Gli americani se ne sono andati, ma sono disposti a tornare se solo arrivasse un segnale, e quindi se il campo della trattativa venisse sgombrato da equivoci e ombre. Fino a mercoledì non ce n'erano.Gli americani se ne sono andati ieri mattina alle ore 10, sono partiti da Roma con un volo della compagnia "Delta" verso New York: l'As Roma è rimasta alla famiglia Sensi e i Sensi sono rimasti con una misteriosa offerta da una ancor più misteriosa cordata, che sicuramente non è quella che fa capo a John J. Fisher (pur vigile), e che sembrerebbe essere araba. Quello che è certo è che gli americani di George Soros, gli uomini della Inner Circle Sports, se ne sono andati. Quello che più conta è che Steven Horowitz, (sbarcato mercoledì, alloggio in un hotel di Piazza Venezia fino a ieri mattina), è disposto a ritornare. Lui, e non solo lui. È disponibile a muoversi direttamente anche Joe Tacopina, l'avvocato di origine romane, che a suo tempo coinvolse Soros in questa operazione insieme al fondo d'investimento della ICS. La condizione è solo una: devono venire richiamati. Questo è decisivo, oltre che logico: gli americani aspettano un segnale per riaprire una trattativa che loro, a un certo punto, non potevano non rompere. Horowitz aveva il mandato di chiudere l'affare, formalizzare un lavoro inziato da mesi e mesi, comprare l'As Roma. Mancava di fatto solo la firma, l'accordo di massima sul prezzo era stato trovato già prima di Pasqua, con un esborso di circa 250 milioni di euro, 210 dei quali erano destinati direttamente ai Sensi, con tutte le perizie e gli studi di fattibilità di questo mondo, e anche le concertazioni del caso. Il viaggio a Roma a un certo punto era soltanto una questione di tempo che è diventata fisiologica dopo il viaggio della Banca Rothschild a New York all'inizio della scorsa settimana. Quando la Inner Circle è sbarcata qui però ha trovato l'ostacolo più sgradito: non quello di ordine economico, ma l'interferenza di un'altra cordata disposta a offrire qualcosa come 350 milioni di euro (praticamente l'intero debito che i Sensi hanno nei riguardi di Unicredit). E questo proprio nel giorno in cui la firma era quasi annunciata in un comunicato. Ma dov'è la cordata? Se effettivamente ci fosse un'offerta del genere è chiaro che per i Sensi sarebbe la soluzione migliore. Finora nessun comunicato ne ha parlato. Ieri sono girati tanti nomi: l'egiziano Naguib Sawiris (Wind), Tarak Ben Ammar (il tunisino, consigliere d'amministrazione di Mediobanca, padrone di Sportitalia), il principe saudita Al Waleed bin Talan (un azionista Mediaset col 2,7% di Mediaset). Solo voci, almeno finora. Tra le tante quella più attendibile tira in ballo il nome dell'immobiliarista Raffaello Follieri, attivo in questa vicenda sin dall'inizio, su quasi ogni versante, ma che non ha niente a che vedere con George Soros. Il sogno di Follieri è quello di avere un qualche ruolo nella As Roma. Nel caso in cui la società andasse agli americani di Soros, della Inner Circle Sports, di Tacopina, lui non ne avrebbe alcuno. Anche questo è stato deciso. E da mesi. Quello che più conta è un'altra cosa: gli americani se ne sono andati, ma sono disposti a tornare e a fare anche un rilancio, purché che sia nelle cose, non certo per pareggiare una (presunta) offerta arrivata (nemmeno direttamente all'As Roma) all'improvviso e proprio nel momento della chiusura della trattativa. A Villa Pacelli riflettono.