C'è solo l'A.S.Roma!

Soros, trattativa finita


George Soros ha comunicato alla famiglia Sensi che la trattativa per acquistare l’AS Roma è finita. È successo ieri, proprio nel giorno in cui una fonte anonima Unicredit attraverso l’Ansa teneva a far sapere che «la banca è soltanto spettatore interessato ma nulla più rispetto a quanto vorrà fare della As Roma la famiglia Sensi cui sola spetta ogni decisione circa un’eventuale cessione»; e poi: «se la banca avesse voluto prendersi ItalPetroli e vendere asset come ad esempio la AS Roma si sarebbe comportata diversamente esercitando l’opzione e cercando compratori, anziché restituire alla famiglia Sensi la piena capacità e forza negoziale che ora le deriva dall’avere il 51%». Basterebbe fare un’equazione per ritenere definitivamente chiusi i conti, ma in questa storia i conti non tornano almeno dal 18 aprile scorso, quando Steven Horowitz e i rappresentanti della Inner Circle vennero nella capitale soltanto per formalizzare un’operazione già virtualmente chiusa il 18 marzo precedente, con un accordo di massima sul prezzo di 210 milioni di euro per i Sensi, e che invece saltò all’improvviso per un’offerta araba rivelatasi inesistente.Le dichiarazioni anonime di Unicredit sono "in chiaro", in realtà continua ad essere perlomeno logico supporre che la banca stia facendo pressioni, e forti, perché i Sensi vendano la Roma. Dal 18 aprile a ieri (proprio nel giorno in cui la banca parla) è la prima volta che George Soros si è fatto direttamente sentire per spiegare meglio che lui di rimandi, tentennamenti, fughe di notizie, lettere aperte, non ne vuole più sentir parlare, che il suo progetto è serio, conosciuto, chiaro, ponderato, studiato da mesi e conosciuto da tutte le parti in causa (in un incontro, dal versante romanista venne addirittura definito «elegante e rispettoso del ruolo svolto nella storia del club dai Sensi»). Quella di ieri si deve ritenere una comunicazione formale del magnate, ma in realtà se la Roma dovesse richiamare gli americani l’affare si chiuderebbe, formalmente, subito: solo questo può rovesciare lo scenario. E i Sensi non saranno più sollecitati dagli americani (ieri non c’è stato il previsto incontro fra gli advisor "italiani" e "inglesi" degli Usa): Soros e gli uomini della Inner Circle fanno affidamento proprio sulla banca verso cui i Sensi hanno un debito di quasi 370 milioni di euro, a quella stessa banca cui hanno già chiesto di fare mediazione in questa operazione. È così che il cerchio si chiude, inequivocabilmente, senza altre possibilità di movimenti.Ieri è stato infruttuoso il contatto tra il gruppo Sensi e i revisori dei conti della PriceWaterhouse, che già in passato avevano sottolineato la necessità che il futuro piano di risanamento del debito potesse garantire la continuità aziendale del gruppo ItalPetroli. Ieri è comunque una data spartiacque (c’è stata anche l’elezione del sindaco, ma in questa vicenda questa evenienza è stata sempre sostanzialmente marginale): è ieri, 28 aprile 2008, la data che potrebbe passare alla storia come quella in cui gli americani se ne sono andati via, così come il 29 febbraio 2004 è già archiviata come quella della grande fuga dei russi. Quel giorno la Roma vanamente all’inseguimento di una milanese capolista vinse 4-1, l’altro ieri è successa la stessa cosa. Solo che stavolta c’è ancora un condizionale dopo il punto messo direttamente da George Soros.