C'è solo l'A.S.Roma!

I Sensi preparano il futuro


SOROS È SEMPRE PIÙ LONTANO, ATTESA LA MOSSA DA TRIGORIAI Sensi stanno mettendo a punto il progetto da presentare ad Unicredit, magari già domani quando la banca si riunirà nell'assemblea dei soci. Dagli Usa non arriva nessun segnale. In Borsa il titolo perde il 2%. Dopo Spalletti, anche Mexes si stringe alla proprietà: «Il presidente è con noi e noi con lui»
La Roma sta lavorando. A fari spenti, come si conviene da quando c'è la gestione Rosella Sensi. L'obiettivo è presentare un piano di rientro del debito di ItalPetroli (370 milioni, di cui 340 verso il sistema bancario) che magari possa essere valutato da Unicredit già nella giornata di giovedì, quando presso la sede milanese della banca si terrà l'assemblea dei soci. Naturalmente dovrà essere un piano con i fiocchi, perché verrà valutato alla luce dell'interesse di George Soros per l'As Roma, che costituisce una possibilità di rientrare del debito niente affatto trascurabile. Questo aspetto è noto anche a Banca Finnat, che sta lavorando al piano con i vertici di ItalPetroli e che preme affinché lo stesso sia in grado di "competere" con l'alternativa, cioè i 210 milioni che i Sensi incasserebbero da Soros qualora decidessero di voler ricevere l'offerta formale.Unicredit resta quindi, in questi giorni, l'attore protagonista della vicenda, essendo in possesso del 49% delle azioni di ItalPetroli con l'opzione call sul 2% che la renderebbe azionista di maggioranza. Una spada di Damocle sulla testa dei Sensi, sì, ma fino a un certo punto. Acquisire il 51% del gruppo, infatti, per Unicredit significherebbe dover rendere conto alla Banca d'Italia, che ha compiti di vigilanza sul sistema bancario, sul da farsi, e quindi avere a sua volta un piano pronto sulla dismissione degli asset oppure (improbabile) presentare un compratore disposto a rilevare tutto il pacchetto. Ma ai vertici di Unicredit si fanno anche altre considerazioni. Ad esempio, accettando un piano di rientro che prevederebbe la dismissione dei depositi petroliferi di Civitavecchia (è una delle ipotesi più accreditate), come andrebbe avanti ItalPetroli? E' una delle domande che è naturale porsi, anche se tra i soci ce ne sarebbero anche alcuni disponibili a dare fiducia alla famiglia Sensi, che dal 2004 ha dimostrato di meritarla, avendo più che dimezzato il debito pregresso.Basterebbe sommare vari fattori, per pensare a un George Soros più lontano. Le parole di Spalletti a Controcampo, dove si è schierato apertamente a favore di Franco Sensi, quelle di ieri di Mexes («Il presidente Sensi sa che noi siamo con lui e che è il nostro presidente. Fino alla fine lui sarà con noi e noi saremo con lui»), l'imminente annuncio del rinnovo di De Rossi e anche il segnale che ieri ha mandato il mercato borsistico. A Piazza Affari il titolo As Roma ha fatto registrare una flessione del 2,01%, arretrando a 1,1210 euro. Certo, il punto di vista del finanziere americano non è cambiato e il lavoro dei suoi advisor non si è interrotto perché basterebbe una semplice chiamata per farli tornare. Ma in realtà è tutto fermo al 17 aprile, quando l'accordo, su cui si era già informalmente convenuto il 18 marzo, saltò di fronte a una fantomatica offerta araba. Se era un tentativo per far rilanciare Soros, è fallito. Se era un modo per farlo allontanare, è riuscito, perché poco tempo dopo, il 28 aprile, il finanziere comunicò di non voler più trattare l'acquisto dell'As Roma. A meno di un ripensamento da parte dei Sensi che, ad oggi, non c'è ancora stato.