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UniCredit vuole il piano di rientro da ItalPetroli


Unicredit non ha rinunciato all'opzione call per rilevare il 51% di ItalPetroli e attende che i Sensi presentino il piano di rientro del debito. È quello che è emerso ieri dall'assemblea dei soci di Unicredit, che si è tenuta proprio a Roma, nella sede all'Eur dell'Istituto che vanta 340 milioni di credito, sui 370 totali, nei confronti di ItalPetroli.Pur avendo smentito, in linea con i contenuti dei comunicati congiunti As Roma-ItalPetroli degli ultimi tempi, il coinvolgimento della banca nelle «eventuali cessioni di asset di Italpetroli», Profumo ha ricordato che «La nostra strategia di gestione dei rapporti con Italpetroli è orientata a salvaguardare la posizione creditizia della banca» e precisato che il debito dei Sensi è«inferiore» a 400 milioni (come aveva indicato uno dei soci che ha posto domande sull'argomento, durante l'assemblea). Avrebbe potuto limitarsi al rimando ai comunicati finanziari, ma è andato oltre. «Il piano di ristrutturazione della holding - ha aggiunto - non è stato ancora presentato né approvato e dunque non possono darsi informazioni». E l'opzione call sul 2%? «Lo sfruttamento sarà preso in considerazione una volta che sarà presentato il piano di ristrutturazione che è in via di definizione». Nessuna decisione, quindi, verrà presa prima che il piano, cui i Sensi stanno lavorando con Banca Finnat, venga presentato.Ma il fatto che Profumo abbia parlato di «valorizzazione degli asset», indica che il piano stesso verrà valutato con un certo rigore dalla banca, anche perché non si può far finta che non esista l'interesse di George Soros, pronto a rimpinguare le casse dei Sensi con 210 milioni per rilevare il 66% delle azioni di As Roma. Non basterà un semplice elenco di asset da vendere, ma probabilmente sarà necessario individuare possibili compratori e anche garantire la continuità aziendale di ItalPetroli pur in presenza di dismissioni di un certo rilievo, come potrebbero essere i depositi di Civitavecchia. L'esercizio dell'opzione call resta una soluzione estrema, anche perché ribalterebbe il problema della cessione degli asset direttamente su Unicredit ma, parole di Alessandro Profumo, è ancora una possibilità reale. Lo sanno bene gli advisor di George Soros, che di sicuro non sono stati spinti a fare marcia indietro dopo il risultato dell'Assemblea di ieri. Anzi, in Borsa gli scambi delle azioni giallorosse sono stati più modesti del solito, restando sotto la media e il titolo ha chiuso con un prezzo di riferimento di 1,0690 euro (-2,02%). È il terzo giorno consecutivo che chiude in calo. Però la partita è aperta.