C'è solo l'A.S.Roma!

Moratti, un idiota totale: difende persino i devastatori di Parma


C'era una volta il gentiluomo Moratti, quello che sfoderava solo sorrisi e belle parole, quello che spendeva ma non vinceva, perché, dice lui e dice Calciopoli, i campionati non erano regolari.C'è, oggi, l'irriverente Moratti, che si perde in battute fuori luogo e nella strenua difesa di un gruppo riuscito nell'impresa di inimicarsi l'Italia intera (laziali a parte). C'è, oggi, il presidente che rivendica la sua onestà, contrapponendola alle usanze juventine, ma che sempre più ricorda i tempi andati, proprio quelli bianconeri. E che a ventiquattro ore dal sedicesimo scudetto, sorride e ripete quanto sia tutto «fantastico, meraviglioso, bellissimo». Dice, di nuovo, che l'Inter ha vinto contro «tutta l'Italia, che sperava in un nuovo 5 maggio». Alla Coppa Italia neanche ci pensa. Ma quando un tifoso gli ricorda la partita di sabato, lui tira fuori la frase a effetto: «A Roma ci manderei i ragazzini». Il sostenitore applaude entusiasta: «Bravo, bravo!». Gli sportivi, e non solo giallorossi, non apprezzano. Spunta subito il precedente, ma quella è una storia ben diversa. Era l'Inter di un altro Moratti, Angelo, papà di Massimo. Era la stagione 1960/61. E a Torino i nerazzurri si presentarono con la Primavera non per irriverenza, ma per protesta contro la Federcalcio presieduta da Umberto Agnelli, che non aveva omologato la vittoria a tavolino sulla Juve, ordinando la ripetizione del match. Realtà imparagonabili, insomma. «Ma era solo una battuta - spiega il presidente nerazzurro - La Coppa Italia va rispettata. E poi se mandiamo i ragazzini l'arbitro farà troppa fatica ad aiutarci». Poteva rimediare, Moratti. E invece riesce persino a peggiorare le cose.Poi c'è il commento alle dichiarazioni di Daniele De Rossi, che ha parlato di torneo falsato per sudditanza. E quello parrebbe frutto del buon senso, se non fosse per la tendenza a pensare che il romanista sia stato temporaneamente incapace di intendere e di volere: «Quando finisce un campionato si possono avere tante cose da dire, specialmente se si è fatta molta fatica e si pensa di aver meritato la vittoria. Non si può essere pignoli su quello che dice un giocatore stanco, arrabbiato e dispiaciuto. Nei confronti di De Rossi, quindi, non c'è nessuna critica, anzi c'è comprensione». E ancora: «Capisco la rabbia della Roma, ma noi abbiamo meritato. Bisogna accettare quando uno vince. La Coppa Italia? È una sfida che dimostra che le due società hanno lavorato molto bene. Deve essere una festa, se possibile un po' meno astiosa». Insomma, il tempo passa, le parole volano e la solfa non cambia. C'è anche il tempo per dire che «una vittoria della Champions a tavolino» sarebbe «una buona idea» Ma il peggio arriva quando si parla dei danni che gli interisti hanno provocato a Parma. Ci si aspetta che il presidente stigmatizzi certi comportamenti. E invece lui tira fuori la «disorganizzazione»: «È stato brutto, c'era questo temporale. Non era previsto che si presentassero tanti tifosi allo stadio e questo ha messo in imbarazzo un po' tutti. Non è la prima volta che succede». E l'assalto all'asilo? «Credo sia stato involontario. Da quello che ho letto pensavano fosse parte dello stadio». Sorvolando sul termine "involontario", che lascia comunque perplessi, sorge una domanda: da quando assaltare parte di uno stadio è una cosa lecita?