C'è solo l'A.S.Roma!

Continui contatti con Soros


Contatti continui. Tra gli americani e l’As Roma. Ci sono stati anche ieri, se possibile anche più "intensi" rispetto a quanto si era verificato nelle giornate precedenti. Perché l’eventualità che la società di Trigoria venga ceduta a George Soros non è affatto tramontata, anzi, negli ultimi tempi le possibilità di riuscita dell’operazione sono aumentate.La posizione del magnate americano di origine ungherese, d’altronde, è nota da tempo: aspetta solo un segnale per formalizzare l’offerta ed avviare una trattativa, ma alle sue condizioni: 210 milioni di euro, compresa buonuscita per i Sensi, per il 66% delle azioni di As Roma. Il fatto stesso che i contatti, che si erano praticamente interrotti, tra gli advisor impegnati nella trattativa siano ripresi con insistenza è già sufficientemente indicativo del fatto che l’ipotesi di cedere la società sia tornata in auge a Villa Pacelli.Probabilmente (molto probabilmente) nuove tappe, forse risolutive, saranno vissute immediatamente dopo la finale di Coppa Italia di sabato prossimo all’Olimpico tra Roma e Inter. Quel giorno si chiuderà ufficialmente la stagione della squadra e se ne potrebbe aprire una nuova per la società. Ieri, e ciò è significativo, non è arrivato alcun comunicato di smentita né in merito alla pubblicazione del piano di risanamento sottoscritto dal CdA di Banca diRoma nello scorso novembre, né, soprattutto, riguardo alle notizie sui contatti riallacciati con i diversi rappresentanti a stelle e strisce.Qualora il piano di risanamento dovesse saltare, la cessione di As Roma diverrebbe praticamente inevitabile. La strada per evitarla, per i Sensi, è solo una: convincere i revisori dei conti di Pricewaterhouse a certificare il bilancio entro il 30 giugno e trovare un compratore per gli asset non strategici, soprattutto i terreni di Torrevecchia, che garantisca entro il 15 settembre i 130 milioni previsti dalla fase uno del piano di rientro del debito (che ammonta a 377 milioni). Ma i due eventi sono collegati, perché la garanzia di avere un compratore per gli asset potrebbe essere una carta da giocarsi nei confronti di Pricewaterhouse, che non è intenzionata ad essere di manica larga come lo scorso anno, quando approvò il bilancio con riserva. Ma entro il 30 giugno i Sensi hanno bisogno anche che Banca Finnat aggiorni il piano industriale di ItalPetroli, che dovrebbe mettere l’azienda in grado di fronteggiare alla fase due del piano, una fase da ben 247 milioni. Difficile, molto difficile. Per questo i contatti non solo sono ripresi, ma continuano e saranno sempre più fitti. Almeno fino alla finale di Coppa Italia.