C'è solo l'A.S.Roma!

La Kappa: "Arriva la Nike? Se vogliono, se la prendono!"


IL PRESIDENTE DELL'AZIENDA CHE CI VESTE, MARCO BOGLIONE, "APRE" AGLI AMERICANI: «Spero che chi comprerà la società sia uno forte, ricco e appassionato ma che si allei con la famiglia Sensi: il loro progetto industriale è giusto. Soros dovrebbe dargli continuit໫La Roma è una bella società, molto bene rappresentata. Ma se uno dei maggiori azionisti non avesse intenzione a mantenere una posizione finanziaria rilevante, converrebbe a tutti non proseguire il rapporto, conservando però il precedente management ». Marco Boglione è spettatore interessato della vicenda Soros. Il presidente di Basic Net, il proprietario dei marchi Kappa, Robe di Kappa, Jesus Jeans, K-Way, Superga e Lanzera, è l'uomo che da un anno veste l'As Roma. Lo farà fino al 2010, dopo avere versato nelle casse giallorosse 4.5 milioni per la prima stagione, 4,9 e 5 per le successive. Lo farà, salvo imprevisti. Se dovessero arrivare gli americani, il rapporto potrebbe cambiare: «È più che logico. Nel business, ci sta».Per l'As Roma è stato un anno straordinario.«Lo sarebbe stato se avesse avuto più fortuna. Questa società lavora con passione e cuore. Comunque sì, è stato un anno magnifico».A Roma c'è grande entusiasmo.«È giustificato. Non è che abbiamo investito in questo progetto tirando i bussolotti. Crediamo negli azionisti di riferimento e nell'attuale management».Quando sarà presentata la nuova collezione?«Entro i primi di giugno».La divisa celebrativa indossata dalla Roma dopo la vittoria in Coppa sarà la seconda maglia della prossima stagione?«No comment (ma Boglione ride)».Che si può anticipare?«Non ci sarà una rivoluzione, ma una rivisitazione della prima maglia. Sempre nel rispetto della tradizione giallorossa».Quanti pezzi sono stati venduti finora?«Siamo quotati in Borsa, non posso svelarlo. Ma le posso dire che la nostra scommessa è stata vinta».In che senso?«Quello romanista non è un mercato di nicchia. Abbiamo un rete di vendita mondiale che opera in 124 Paesi. Quando abbiamo concluso l'accordo con l'As Roma, abbiamo ritenuto che saremmo riusciti a distribuire i prodotti giallorossi con la stessa capillarità con cui si trovano quelli del Brasile, del Manchester o dell'Italia. I fatti ci hanno dato ragione. Per visibilità e importanza, l'As Roma è tra le prime quindici società del mondo».Avete concluso un contratto con l'As Roma che non prevede alcuna opzione. Come pensate di muovervi dopo il 2010?«La nostra intenzione è quella di prolungare l'accordo per altri tre anni. Diciamo che nel 2010 ci rivedremo per una verifica».In questi mesi non si parla che di Soros.«Credo che l'As Roma sia una bella società, molto bene rappresentata. Ma se uno dei due maggiori azionisti di Italpetroli non ha interesse a detenere una posizione rilevante nell'As Roma, è meglio non proseguire insieme».Unicredit Group.«Sì. Mi pare evidente che l'istituto di credito non abbia interesse a mantenere una partecipazione nel capitale di una società sportiva. Comprensibilmente, Unicredit non vuole avere interessi strategici. Il calcio non è un suo business».Quindi?«La mia speranza è che chi compra sia forte, ricco, appassionato. E che si allei con la famiglia Sensi mantenendone il management. Non si può prescindere dall'attuale dirigenza, che ha fatto così bene. Quello di As Roma è un progetto industriale che funziona, mi auguro che questa transazione lo rafforzi. Soros è uno dei più grandi finanzieri del mondo: se dovesse venire lui o un altro, sarebbe importante dare continuità».Si dice che gli americani siano legati a un colosso dell'abbigliamento. Come la Nike, per esempio.«Non so. Se alla Nike interessa qualcosa, se la prende. Quanto dice lei potrebbe anche starci. Anzi, è più che logico. Nel business, ci sta. Naturalmente, non è una possibilità che mi auguro. Se dovesse succedere, ne prenderemmo atto».