C'è solo l'A.S.Roma!

CT Crisantemo ci restituisca De Rossi... e una Nazionale!


Donadoni tiene fuori Danieleche in difesa è l'uomo in piùpreferendo il blocco Milanche però in campionatoè finito 18 punti dietro di noiGioca chi è meno brillantee l'Italia non ha un'identitàma solo tanta superficialità.Come un qualsiasi mariuolo colto sul fatto, Donadoni regala un campionario di giustificazioni fumose, inconsistenti, vacue. Ai principali capi d'accusa replica come fanno i bambini: «Sì, sì, avete ragione voi», con quell'atteggiamento di sufficienza che potrebbe permettersi Maradona di fronte a qualcuno con la pretesa di spiegargli come dribblare un avversario, non certo l'allenatore della squadra più sbertucciata di questa prima tornata di partite europee di fronte ad accuse specifiche, certificate, dimostrabili. Sembra quasi compiaciuto quando i toni si alzano un po', nella conferenza-stampa che anima il pomeriggio di CasaAzzurri: così invece di pensare alla sostanza delle cose, si concentra sull'ennesimo conflitto tra ct e quei cattivoni dei giornalisti, come se chi è stato inviato lì da un giornale o una tv rappresentasse se stesso e non una piccola porzione di quell'Italia inferocita dopo l'inatteso ko. Tutto già visto e in questo senso ha ragione Sacchi: agli Azzurri serve sentirsi in guerra per dare il massimo, e questo atteggiamento è tipico di chi non ha forza caratteriale propria per imporsi. Ma anche Sacchi sarà irriso: «Ne prendo atto», risponde il ct a chi gli riferisce le frasi del suo vecchio tecnico. Bella riconoscenza.Il calcio poi è molto più semplice di quel che si creda. Se l'Olanda ha vinto è solo perché i suoi giocatori sono stati più bravi, più forti e più resistenti degli azzurri. Punto. Donadoni si attacca a questioni che chiunque conosce un po' di calcio sa essere irrilevanti. Sostenere che «se il tiro di Di Natale avesse preso un polpaccio del difensore le cose sarebbero andate diversamente» è come dire, per tornare a cose nostre, che le cose sarebbero cambiate anche nel giorno del 7-1 a Manchester se Totti avesse segnato al decimo minuto. Chiacchiere non dimostrabili: e chi dice che gli avversari non avrebbero vinto comunque? Dunque, stiamo ai fatti. Nel dramma sportivo della grave crisi tecnica per la mancanza di difensori in Italia acuita dall'infortunio di Cannavaro, il ct ha dimostrato di non saper cogliere segnali evidenti a tutti quelli che in questi giorni hanno osservato il lavoro degli azzurri. Barzagli e Materazzi dei centrali a disposizione sono apparsi i meno brillanti. A rigor di logica avrebbero dovuto giocare Gamberini e Chiellini, ma Donadoni ha scelto gli uomini che gli avevano dimostrato di più nelle partite giocate finora. Perfetto. Ma per l'attacco ha cambiato criterio, scegliendo chi aveva mostrato di far meglio in campionato (Di Natale e Toni).Il "capolavoro" poi è stato compiuto a centrocampo: tra i due reparti praticamente interi a disposizione, il ct ha scelto quello che in campionato è arrivato 18 punti indietro, quello del Milan. Tra le tante soluzioni intermedie fino alla più estrema (un centrocampo tutto giallorosso), l'ex milanista ha scelto la più estrema nell'altro senso: passi per Pirlo, ma confermare Gattuso e inserire Ambrosini tenendo fuori De Rossi è sembrato un obbrobrio tecnico-tattico da ritiro del patentino. Se c'è un centrocampista in Italia la cui valenza difensiva è universalmente riconosciuta è proprio De Rossi, con quella difesa non schierarlo è stato assurdo, soprattutto dopo che gli osservatori avevano messo in guardia il ct dalle virtù tattiche olandesi e dalla loro abilità nei tagli dall'esterno verso il centro che hanno aperto la terza linea azzurra come una scatoletta di tonno.Ciò che più di ogni altra cosa è mancata sul campo è stata l'idea generale di squadra. Ogni squadra vincente ha un'identità perfettamente riconoscibile, che stia nella efficacia offensiva del Milan di Sacchi, nella compattezza granitica dell'Italia di Lippi, nella brillantezza dinamica della Roma di Spalletti, nella solidità arrogante dell'Inter di Mancini. L'Italia di Donadoni non ha niente di caratteristico, se non la superficialità dimostrata da molti giocatori nella lettura delle diverse situazioni di gioco. Così non si va da nessuna parte. E in tre giorni ci vorrebbe una bacchetta magica per ribaltare un quadro. A meno che non si compattino all'improvviso per dare una bella risposta ai giornalisti. Magari fosse.