C'è solo l'A.S.Roma!

Il deliro di Giovanni Becali


«Dobbiamo vincere per il nostro governo. I nostri ministri sono troppo servili con voi.»Il vocione dei due fratelli Becali passa possente attraverso il filo (telefonico) che collega CasaAzzurri e Bucarest, in attesa di ritrovarsi tutti sugli spalti del Letzigrund di Zurigo, domani nel tardo pomeriggio: «Sarà una bella partita. A noi serve un pareggio. Noi abbiamo preso tutto un Loggione. Arriviamo in carovana, abbiamo il nostro aereo privato. Veniamo con amici, cugini, parenti, saremo tanti». Rifuggiamo alla facile suggestione della definizione che ha perso il fascino gitano e assunto veste esclusivamente offensiva, su certi argomenti peraltro Viktor e Giovanni Becali sono particolarmente sensibili. La discussione la approfondiamo con Giovanni, dei due fratelli romeni il più grande e il più "spietato". E parla non solo da procuratore, ma da uomo d'affari, da imprenditore, da politico.«Questa è una partita che deve servire anche al governo romeno».Cioè?«I nostri governanti devono capire che non devono essere così umili con i loro colleghi europei. Appena sentono parlare un ministro italiano o francese si mettono sull'attenti. Ma che roba è? Più ci trattano male più siamo servili. Io amo l'Italia, ho chiesto asilo politico all'Italia nel '70, arrivai a Napoli, ci ho vissuto quattro anni. E mi sono sempre fatto rispettare, anche con chi mi dava del figlio di puttana romeno. In questa partita noi dobbiamo fare vedere che siamo un popolo educato, rispettoso, che sappiamo accogliere gli stranieri a braccia aperte, e che abbiamo talento. Ecco perché vinceremo 2-1».Aveva detto che cercate un pareggio.«Quando si parla di certe cose mi arrabbio. Sembra che i reati li commettono solo i romeni. Ma che discorso è. Per chi sbaglia devono aprirsi le porte del carcere, a prescindere dalla nazionalità. E poi io sono un mercante, se vinciamo piazzo meglio la mia merce».Su, metta qualcuno in vetrina.«C'è l'imbarazzo della scelta. Dorin Goian, Tamas, Contra che va via a parametro zero, c'è Daniel Nicolae che potrebbe andar via dall'Auxerre, c'è Nicolita della Steaua, c'è Dica che lo vuole il Catania. E Moti che può seguire Radu alla Lazio».Che Romania dovranno aspettarsi gli azzurri?«Speriamo che sia una Romania diversa. Vedrete che non giocheremo tanto in difesa come con la Francia, ma ovviamente sempre in maniera circospetta. Puntiamo al pareggio, un risultato che potrebbe mantenerci in corsa per i quarti se l'Olanda non avrà bisogno di vincere l'ultima partita. L'Italia invece ha bisogno della vittoria. Se pareggiamo l'Italia è praticamente fuori, e se noi pareggiamo pure con l'Olanda che magari con un punto va a sette, noi con tre possiamo passare il turno».Bei calcoli. Ma con la Francia avete fatto la figura dei catenacciari.«Noi? E allora la Francia? La vergogna vera sono loro. I loro quattro difensori sono rimasti sempre fermi. La Romania doveva giocare così».E' vero che la formazione la fate voi, lei e suo fratello?«Se vuoi te la dico... Scherzi a parte, le cose sono abbastanza scontate. Il reparto più forte per me è proprio la difesa, con Contra a destra, uno che conoscete benissimo, Ratvan Rat a sinistra, titolare dello Shakhtar Donetsk da cinque anni, e i due centrali fortissimi, Goian e Tamas, rispettivamente della Steaua e dell'Auxerre. Davanti alla difesa gioca un certo Cristian Chivu con Mirel Radoi: sono due difensori riadattati centrocampisti. A destra comincerà Nicolita, ma poi potrebbe subentrare il più offensivo Florentin Petre. Poi Cocis con davanti Niculae e a sinistra Mutu, che con la Francia ha giocato male, ma aveva pure qualche motivo personale. Aveva ricevuto la notizia della morte della nonna, e noi romeni siamo affezionati alle nonne come alle mamme, e anche per la storia della multa per la cocaina. Speriamo che si svegli con voi».Chivu come sta?«E' il padrone del campo, ormai è diventato un centrocampista completo. Se noi non giochiamo con lui a centrocampo non abbiamo uno che tratta il pallone come lui, però contro di voi giocherà dieci, quindici metri più avanti rispetto a dove ha giocato con la Francia, sarà lui a mettervi in difficoltà, vedrete. Sarà la giusta punizione per Donadoni».E che vi ha fatto? Ha già i suoi guai, poverino.«Qui hanno riportato una sua frase che non ci è piaciuta affatto. Ha detto: "Grazie a Dio adesso giocheremo contro la Romania"».Si fidi, non ha mai detto una cosa così.«Meglio così. Comunque vedrà che vuole dire affrontare la Romania».E i rapporti con la Roma dopo la cessione di Chivu come sono?«Ottimi, spesso parlo con Daniele Pradè».Ma di affari non ne avete più fatti.«Questa estate vedremo. Magari si combina qualcosa».