C'è solo l'A.S.Roma!

De Rossi numero 1!


Le chiavi della Nazionale gliel'hanno consegnate direttamente al termine della partita con la Francia. Ed il giorno dopo il trionfo di Zurigo, Daniele De Rossi è l'anima romanista della Nazionale ritrovata. La sua prestazione con la Francia è stata sottolineata dagli entusiastici quanto unanimi commenti di tutti gli inviati italiani e stranieri: e ieri, nel giorno di riposo trascorso senza la famiglia («purtroppo non sono venuti proprio per la partita più bella», il suo rammarico), si è letto tutti i giornali con attenzione. La percezione della sua grandezza l'altra sera è arrivata nitida a mano a mano che assumeva spessore la prestazione della squadra azzurra. Ad ogni ripartenza c'era il suo piede e ogni iniziativa francese trovava insuperabile ostacolo del guardiano del faro. Nei numeri diffusi dall'Uefa la misura della sua prova: 1 gol nell'unico tiro in porta, sia pur deviato, un altro alto di poco, 82 passaggi riusciti (primo nella relativa classifica tra tutti i giocatori in campo, con una percentuale positiva del 83%), 1 cross, 1 dribbling (prolungato, stroncato poi da un fallo da cui è nato il palo di Grosso su punizione), 8 contrasti vinti (il 57,14% del totale), 2 falli fatti e 1 subito. Anche dall'analisi dei flussi di gioco si capisce come la squadra sia dipesa sempre dalla sua ispirazione: la giocata più ripetuta è stata l'apertura da De Rossi a Grosso, subito dopo verso Zambrotta (a conferma della totale autonomia nell'iniziativa, quasi equanimamente distribuita tra sinistra e destra), poi con Chiellini e con Ambrosini, molti spunti anche per Cassano. Nelle percentuali di gioco, si capisce come lui e Pirlo abbiamo distribuito gioco soprattutto per vie centrali (il 40% del totale delle giocate: solo il 29% a destra, il 31% a sinistra). E anche le manovre offensive sono state tendenzialmente verticali e centrali: ben il 67%, appena il 13% dalla sinistra, il 21% da destra. C'è pure un significativo dato chilometrico: il giocatore azzurro che ha corso di più è stato naturalmente De Rossi, con 11,3 chilometri percorsi. Donadoni in conferenza-stampa ha provato ieri a difendere la bontà delle sue scelte, anche quella incomprensibile iniziale di tener fuori De Rossi dalla formazione base: «E' una scelta che rifarei», ha detto. Inutile insistere dalla polemica, ma se si dovesse individuare un errore in particolare tra quelli commessi dal ct in quella sciagurata partita, soprattutto in rapporto a quel che s'è visto nelle altre due gare, è chiaramente la decisione di rinunciare al romanista oltretutto nella sera in cui al centro della difesa sono stati schierati gli incerti Barzagli e Materazzi. Rispetto all'esordio poi Donadoni ha trovato strada facendo alcune certezze, tra queste la difesa organizzata da Panucci e il centrocampo affidato a De Rossi con un meccanismo tattico che consentisse a Pirlo di avere lo spazio per inventare. Così ora con Buffon e Toni davanti, comincia ora a prendere forma la squadra su cui il ct far affidamenteo per puntare al trono d'Europa. Ma contro la Spagna, ai quarti di finale in programma domenica all'Ernst Happel di Vienna (lo stadio che se l'Italia passerà il turno ci accompagnerà fino alla fine dell'avventura), Donadoni dovrà fare i conti con le assenze forzate di Gattuso e dello stesso Pirlo, squalificati per somma di cartellini (gli altri diffidati, tra cui lo stesso De Rossi, torneranno invece con la fedina pulita: dai quarti i cartellini si azzerano). Ecco allora che le robuste dose di romanismo con cui Donadoni ha rinvigorito la spenta Italia di Berna potrebbero conoscere l'impulso definitivo: perché contro la Spagna potrebbe scoccare l'ora di Alberto Aquilani, essenzialmente per una motivazione di opportunità tattica. Il commissario tecnico potrebbe infatti essere tentato di schierare un centrocampo con De Rossi, Perrotta e Ambrosini, con Camoranesi al fianco o alle spalle di Toni e del suo partner d'attacco, quasi sicuramente Cassano (o Di Natale). Così facendo, però, Donadoni non avrebbe alcuna possibilità di effettuare cambi difensivi, se non con l'inserimento di difensori di ruolo, tipo Gamberini, Barzagli o Materazzi. Non avrebbe, cioè, possibilità di rinforzare la solidità della squadra in mezzo al campo qualora le circostanze lo richiedessero. Schierando Aquilani, potrebbe dare una chance al romano (che scalpita, per stessa ammissione del ct e che peraltro ha una innata intesa con de Rossi) e contemporaneamente potrebbe tenersi in panchina uno tra Perrotta e Ambrosini per il puntello che dovesse servire. Qualora invece ci fosse bisogno di un impulso offensivo, avrebbe invece uno dei tantissimi attaccanti in questo momento sacrificati a prescindere dalle scelte del centrocampo.