C'è solo l'A.S.Roma!

I Sensi: "Decidiamo noi!"


Il Messaggero annuncia l'aggiornamento del piano di rientro: servono 250 milioni entro il 2010Un comunicato ItalPetroli ammette per la prima volta la possibilità di cedere il club giallorosso.Per la prima volta la famiglia Sensi ammette la possibilità di cedere l'AS Roma. E' quello che si evince dal comunicato diffuso ieri, naturalmente «su espressa richiesta della Consob», in risposta a quanto riportato da Il Messaggero . Secondo il quotidiano di Via del Tritone, infatti, è in via di definizione l'accordo per l'aggiornamento del piano di rientro del debito del Gruppo ItalPetroli, che ammonta a quasi 380 milioni di euro (340 soltanto verso Banca Unicredit, che detiene il 49% delle azioni del gruppo). Un piano che prevederebbe la restituzione di 250 milioni di euro entro, e non oltre, il 2010 per poi spalmare il resto del debito (quindi circa 130 milioni) con scadenze a quindici e trenta anni. La firma sarebbe dovuta arrivare già ieri, se non ci fosse stato da lavorare su alcuni dettagli. Il tutto, comunque, andrà presentato a Pricewaterhouse per accertare la continuità aziendale del gruppo in modo tale da certificare il bilancio entro il 30 del mese.In che modo si possono trovare 250 milioni entro il 2010? Cedendo asset, tra cui magari anche la Roma. Il comunicato diffuso ieri da ItalPetroli ammette questa possibilità quando riporta che il gruppo «potrà individuare in totale autonomia quali beni dismettere. Conseguentemente, sarà esclusiva facoltà di quest'ultimo stabilire se far rientrare o meno il pacchetto azionario di controllo in A.S. Roma S.p.A. tra i beni da utilizzare a tale scopo senza che vi sia alcuno specifico obbligo al riguardo». In pratica, la possibilità c'è ma sarà ItalPetroli a decidere se tra le attività da dismettere ci sarà anche l'As Roma. Poi non è da escludere che, qualora l'obiettivo non fosse raggiunto entro il 2010, non possano scattare dei mandati a vendere obbligatori da parte di Unicredit, modalità che peraltro era già prevista nella vecchia versione del piano. Ma questo sarebbe solo un passaggio successivo.Per ora, si registra la prima ammissione che l'eventualità di vendere la società giallorossa esiste, a prescindere dal fatto che sarà solo la famiglia Sensi a decidere se e quando farlo. Ben diverso dal «Non ha iniziato, né programmato alcuna iniziativa o procedura volta alla dismissione della propria partecipazione di controllo in AS Roma», cioè la formula che era stata usata nei precedenti comunicati. Il comunicato non smentisce neanche l'imminenza della chiusura dell'aggiornamento del piano di rientro del debito annunciata dal Messaggero, che poi è stato il motivo della diffusione dello stesso comunicato, che fa riferimento a notizie diffuse da «un organo di stampa». «Le intese in corso di definizione tra Unicredit Banca di Roma S.p.A., la famiglia Sensi e le società del Gruppo facente capo a Compagnia Italpetroli S.p.A. - si legge - prevedono un impegno da parte di queste ultime a ridurre l'indebitamento di Gruppo mediante la cessione di beni a queste facenti capo esclusivamente nella misura necessaria a ridurre tale indebitamento a livelli convenuti».In sintesi, la banca (che per ora non esercita l'opzione call sul 2% che la farebbe diventare azionista di maggioranza di ItalPetroli) ha concesso una ulteriore apertura di credito ai Sensi, che accumuleranno comunque interessi passivi pari a circa il 6% all'anno e che, nella seconda fase del piano, andranno restituiti prima del capitale rimanente. Una scelta in parte dettata dalla buona volontà dimostrata in passato dai Sensi, visto che nel 2004 il debito ammontava a 659 milioni, dall'altra obbligata, alla luce dell'impossibilità di attuare il piano di rientro del debito. Ma stavolta, a differenza del passato, i tempi sono più stretti. Se necessario, infatti, entro il 2010 si può anche vendere la Roma per trovare 250 milioni.