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Aquilani: "Io a Donadoni dico grazie"


L'incubo è ancora vivo per quei due ragazzi che hanno la Roma nel cuore e non riescono a metabolizzare quest'altra delusione. L'incubo ha la forma di un rigore sbagliato che si sovrappone a quello dell'Old Trafford e quella di un esordio che nel sogno era stato molto diverso.Alberto Aquilani con la Spagna non è mai sembrato quello che nella Roma sa essere decisivo, ficcante, pericoloso: «All'inizio mi sono un po' emozionato, poi piano piano ho preso fiducia e penso di aver fatto la mia parte. Ho corso tanto, molto di più di quello che faccio nella Roma, loro facevano girare la palla benissimo e ogni volta che noi ne perdevano il controllo ripartivano in velocità, cercando di tagliarci fuori». Logico che qui abbia corso di più: quando gioca per Spalletti, l'organizzazione tattica consente ad ognuno di svolgere il proprio compito in funzione del movimento del compagno di squadra. La Nazionale è vissuta da sempre, e in particolare con Donadoni, sull'estro dei singoli, senza grande attenzione all'organizzazione generale, senza particolari meccanismi in fase di possesso-palla. Eppure anche Alberto rimette il disco già suonato dai suoi compagni, e non potrebbe essere diversamente: «Devo ringraziare Donadoni per quello che mi ha dato sul piano personale e per quello che ha fatto per la squadra. Fosse per me sarebbe sicuramente confermato, non vedo come si possa parlare di fine di un ciclo».Aquilani è davvero riconoscente nei confronti del ct. Donadoni l'ha convocato nonostante qualche perpessità dovuta agli infortuni che ne avevano minato la stabilità nel corso della stagione, Donadoni l'ha tenuto quando c'era da eliminare uno dal gruppo dei 24 convocati (Montolivo l'escluso), Donadoni l'ha fatto esordire contro la Francia, Donadoni gli ha dato fiducia mettendolo in campo dal primo minuto al posto di Pirlo, squalificato, contro la Spagna. E proprio i dieci minuti contro la Francia hanno ridato fiducia ad Alberto che per un po' s'era sentito un corpo estraneo a questa nazionale. E' l'inevitabile destino degli ultimi arrivati. Basti vedere che cosa è accaduto su quella palla che Cassano ad un certo punto del secondo tempo ha portato avanti con la Spagna presa in controtempo: dovendo scegliere tra il passaggio orizzontale leggermente arretrato, per favorire la soluzione centrale verso Aquilani, e il cross anche un po' alla cieca verso Toni, il sampdoriano di Bari ha preferito la seconda soluzione, sprecando la superiorità numerica. Ci fosse stato Pirlo al posto di Aquilani forse la scelta di Cassano sarebbe stata diversa. Ma certe dinamiche sono sempre esistite in una squadra di calcio, a maggior ragione quando si parla di nazionale. Anche se chi le "subisce" poi le soffre: soprattutto se il soggetto ha il carattere di Alberto Aquilani.Poi, fino alla fine, ha sperato nella vittoria, che avrebbe dato magari un senso diverso anche alla sua prestazione: «Quella palla di Camoranesi parata da Casillas col piede l'avevo vista dentro. Lì poteva cambiare la nostra partita e probabilmente il nostro europeo. La Spagna non ha fatto molto più di noi». Ma alla fine forse è stata premiata per la maggior determinazione. Ai rigori ha sbagliato Daniele, se Alberto fosse stato in campo sarebbe toccato anche a lui provare: «Non mi sarei tirato indietro». Come non l'ha fatto De Rossi. Loro sono romanisti.