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De Rossi: "L'importante è non tirarsi mai indietro"


Rigore, tiro, Casillas che vola, la Nazionale che esce dagli Europei. Nella gelida penombra dell'Italia che riprende la strada di casa, Daniele De Rossi non trova pace. A caldo e a freddo ripete gli stessi concetti: «Per me è stata una brutta serata anche se sono contento di quello che ho fatto in queste partite. Del rigore sbagliato ho già chiesto scusa ai compagni. Evidentemente non sono bravissimo a battere i rigori, ma preferisco così piuttosto che tirarmi indietro: non potrei mai dire che non me la sento». Qualcuno aveva scambiato questa frase per un'accusa a chi non se l'era sentita. Figurarsi se Danielino è tipo da attaccare qualcuno. Lui, semmai, difende. Come ha fatto mirabilmente sul campo, come ha fatto poi con Donadoni: «Meriterebbe di restare, ma molto dipenderà anche da quello che scriverete voi». Restano nella mente prestazioni di livello assoluto: «Credo di aver fatto bene la mia parte, ma mi dispiace per essere già fuori». Logico che adesso la sua consolazione abbia i colori giallorossi: «Spero tanto di prendermi altre soddisfazioni con la Roma. Ma alla maglia azzurra tengo da morire. Ora andrò in vacanza, il resto si vedrà».Capita di sbagliare un calcio di rigore. Come capita di segnarli. La prima volta non si scorda mai. Stagione 2002/03, ottavi di ritorno di Coppa Italia con la Triestina, al 90' è 1-1, ai supplementari il risultato non cambia, dal dischetto si presenta per primo De Rossi. Capitan Futuro non sbaglia, la sequenza fila via liscia per i giallorossi, che staccano il visto per i quarti. Daniele ha coraggio, e la storia si ripete in un'occasione decisamente più importante. Berlino, finale di Coppa del Mondo 2006, De Rossi sfida Barthez per terzo, dopo le realizzazioni di Pirlo e Materazzi. Ma soprattutto dopo che Trezeguet aveva spedito la palla sulla parte bassa della traversa. Il ragazzo di Ostia, lo stesso che nel girone di qualificazione era stato crocifisso dalla stampa per la gomitata all'americano McBride, un peccato di gioventù della cui gravità Daniele si era reso immediatamente conto (chiedendo perdono a tutti: McBride, tifosi e ct), batte il rigore con la freddezza di un veterano. De Rossi non fallisce nemmeno quando si tratta di riprendere per i capelli una partita già persa. La partita è all'Olimpico con il Genoa e la Roma viene riacciuffata dopo essere passata in vantaggio con Taddei e avere raddoppiato con una perla da fuori di Vucinic. Tutto finito? Macché. Borriello stende Rodrigo, calcio di rigore a 11' dalla fine. Danielino realizza, poi corre via impazzito baciando la maglia. Certo, succede anche che l'inverso. All'Old Trafford contro il Manchester Capitan Futuro ha l'occasione di riaprire la qualificazione alle semifinali di Champions, dopo lo 0-2 dell'andata. Davanti ha Van der Sar, la porta si fa piccola, la sfera termina sopra la traversa e la Roma esce a testa alta dalla Coppacampioni . Perché capita a chi i rigori ha il coraggio di tirarli.Capitan Futuro, checchè se ne dica, esce da questi Europei come autentico vincitore morale. Donadoni lo aveva fatto fuori con l'Olanda, l'Italia era letteralmente crollata sotto il peso degli sbagli del suo tecnico. Rapida retromarcia, "suggerita" anche dalla stampa e Daniele si ritrova titolare con la maglia che un tempo fu di Francesco Totti, la numero 10. Una prova maiuscola con la Romania, un'altra supersonica con la Francia. De Rossi non esce più. Considerato ormai il difensore aggiunto, la gamba e il cuore, di questa Nazionale è divenuto un pilastro inamovibile almeno per i prossimi dieci anni. Se pure dovesse tornare in panchina Marcello Lippi, che lo ha voluto con sé ai Mondiali tedeschi, per Capitan Futuro non cambierebbe nulla. E se dovesse ripresentarsi la necessità di tirare un calcio di rigore, state tranquilli che Daniele continuerà a batterli. Perché l'ha detto lui stesso: «Evidentemente non sono bravissimo a battere i rigori, ma preferisco così piuttosto che tirarmi indietro».