C'è solo l'A.S.Roma!

La cessione sperata che non arriva


«Inter o Barcellona? Non lo so». I nerazzurri confermano a Pradè l'interesse per Amantino, ma rinviano tutto alla prossima settimana.«Il mio futuro? Ancora non so cosa può succedere». A parlare direttamente dal Brasile, dove è in vacanza, è Mancini Alessandro Faiolhe Amantino, al cui trasferimento è legato il destino del mercato della Roma, che con i soldi della sua cessione potrà gettarsi alla ricerca dell'attacante, obiettivo numero uno della campagna acquisti estiva. E mentre Mancini parlava in una intervista a Globo tv, a Milano Roma e Inter finalmente si ritrovavano faccia a faccia per parlare del suo contratto. Sì, perché ieri l'incontro c'è stato. Un appuntamento a lungo atteso, e rimandato la scorsa settimana quando Pradè era volato a Milano in occasione dell'assemblea straordinaria di Lega tornando contrariato perché il vertice era slittato. Tutto, insomma, era fermo al 9 giugno quando i due club avevano gettato le basi per la trattativa. Nel frattempo l'intesa era stata trovata tra la società nerazzurra ed il giocatore (4 milioni di euro netti all'anno per i prossimi quattro anni) che adesso è in posizione di attesa insieme al suo procuratore Gilmar Veloz, aspettando notizie dall'Italia. Un'attesa che poteva terminare già ieri se Roma e Inter avessero chiuso l'operazione e invece bisognerà ancora attendere. Perché l'appuntamento ha portato una buona notizia a Trigoria, ma anche una cattiva. Se da un lato, infatti, si sorride perché il club di Moratti ha confermato pienamente l'interesse nel giocatore, dall'altra c'è un po' di apprensione per un ulteriore rinvio. I dirigenti nerazzurri hanno chiesto alla Roma di pazientare ancora qualche giorno prima mettersi seduti allo stesso tavolo per decidere la cifra per il trasferimento. E le parti sotto questo aspetto sono ancora distanti visto che la richiesta è di 15 milioni cash, mentre l'offerta è di 8 milioni più un giocatore (Suazo o Cruz). Soluzione questa che non interessa alla Roma, che vuole solo denaro contante per poter poi scegliere a proprio gradimento gli obiettivi di mercato. Ma quale è il motivo del rinvio? Semplice, il vertice che l'Inter ha in programma tra domani e venerdì con il suo nuovo tecnico, Josè Mourinho, nel quale verranno delineate le strategie del club. Il rischio è che il portoghese possa cambiare idea sul possibile arrivo di Mancini, magari per puntare sul connazionale Quaresma. Solo un'ipotesi perché la Roma ha ricevuto rassicurazioni sulla voglia di portare a termine l'operazione. Ma, se ci fosse la temuta retromarcia, la situazione si complicherebbe non poco perchè bisognerebbe andare a cercare un altro acquirente per Amantino. Non il Barcellona, che non è più interessato, forse il Lione che qualche tempo fa era tornato alla carica. Comunque una soluzione tutt'altro che agevole. E non vendere il brasiliano, per la Roma che ha già speso 17 milioni per Vucinic e Riise, sarebbe un mezzo disastro. Vorrebbe dire avere il mercato bloccato e l'impossibilità a breve termine di andare a prendere l'attaccante. Ma è presto per allarmarsi, in fin dei conti sono stati solo chiesti alcuni giorni di pazienza, poi Mancini potrebbe finire a Milano e la Roma partire alla caccia del grande colpo. Intanto Amantino, tornato nella città natale in attesa degli svilippi della trattativa, è stato prodigo di belle parole per Roma e i romanisti: «Sono stato nella Capitale per 5 anni, abbiamo fatto un grande lavoro, abbiamo vinto la Supercoppa e la Coppa Italia. Sono stato fotunato ad andare a Roma. La gente lì è molto simile a quella brasiliana e mi ha accolto molto bene». Gli chiedono dei nomignoli che gli sono stati dati in Italia e lui con un sorriso risponde. «Ce ne sono due, mi piacciono entrambi. I romani sono molto creativi... Mi chiamano Diamantino, ovvero piccolo diamante, giocando con il mio nome Amantino. E' bello, ma mi piace anche l'altro,"il tacco di Dio"». «Risale al gol fatto di tacco alla Lazio» spiega lui mentre la tv brasiliana sullo schermo manda in onda le immagini di quel derby. Poi si passa a parlare delle sue speranze di tornare a giocare per la Seleçao, magari proprio grazie alle prestazioni con la nuova squadra di club: «Sono diventato un attaccante, come laterale ho perso un po' di abitudine alla posizione. Ma per la nazionale sono disposto a giocare ovunque, mi do ancora due anni per riuscire a riconquistarla». Due anni, ovvero giusto in tempo per i Mondiali in Sudafrica». Un compito non facile visto che, dopo una partecipazione per lui poco fortunata alla Coppa America, il verdeoro è diventato solo un sogno. Ma alla Roma cosa farà tra due anni interessa poco, perché tra poco Amantino dovrebbe cambiare maglia. Questione di giorni, il tempo che Mourinho prenda le decisione finale, che dia l'ok. Poi si guarderà avanti, al futuro, al suo sostituto, e a un attaccante che possa fare la differenza.