C'è solo l'A.S.Roma!

Prigionieri di un modulo


D’accordo, è soltanto la prima giornata. E poi faceva caldo, veramente un gran caldo, ben 32 gradi. Sì, ma quella vista oggi all’Olimpico contro il Napoli non è la Roma di Spalletti. È un’altra cosa: squadra lunga, senza idee e col fiato ancora corto. Premesso che non solo quando le squadre perdono vanno massacrate, rimane piuttosto difficile salvare qualcosa dalla prestazione di quest’oggi: due punti persi oppure uno guadagnato? In effetti alla fine del primo tempo sembrava essersi messa proprio bene, il massimo risultato con il minimo sforzo, anche se solo di misura, con gli uomini di Reja pronti a gestire una qualsiasi ripartenza concessa dai rivali e con la Roma ossessivamente attaccata alla palla, forse troppo, e talmente ferma da fare da vero e proprio muro alle folate avversarie. E poi il pareggio, così, senza nemmeno accorgersene, regalato ma in fin dei conti giusto se si considera la vivace, benché disordinata, pressione finale dei napoletani.C’è da dire che deve essere veramente difficile per un allenatore come quello di Certaldo, in costante emergenza da tempo (forse da sempre), sforzarsi di trovare sempre nuove soluzioni con numerosi giocatori fuori ruolo oppure appena arrivati, ma si rimane comunque perplessi di fronte alle distanze abissali ravvisate tra i giocatori già nei primi minuti o a prestazioni come quella di Vucinic, che continua ad affogare al centro dell'attacco negando la profondità alla squadra, e dello spaesato Baptista, sempre fuori dal gioco ma in ogni caso volenteroso soprattutto quando per istinto è portato ad accentrarsi, o di Aquilani, vero e proprio faro spento della trequarti e che, malgrado il goal, evita spesso il pressing (di fatto togliendo il primo filtro difensivo alla squadra) e lo spunto personale, tranne quel pregevolissimo passante in area (ma è troppo poco) sprecato poi dall’attaccante serbo. Rimangono però delle certezze, quelle già evidenziate in Supercoppa: Pizarro e De Rossi su tutti, autentici pilastri a centrocampo che mordono e dirigono, smistando decine di palloni e mantenendo il ritmo, per quel poco che possono, per l’intera partita. Mai una sbavatura da parte dei due interni romanisti, che si ritrovano spesso a fronteggiare la superiorità numerica avversaria al centro, magari mancando qualche volta in qualità ma raddoppiando sempre gli sforzi per coprire gli spazi lasciati malamente incustoditi da compagni distratti. Capitolo Menez: il giocatore c’è e lo si è visto. Decisamente inopportuno comunque metterlo in campo. Un ragazzo allo sbaraglio, qualche spunto in corsa e quell’occasione mancata, quella del possibile e definitivo 2 a 1 al 90°, per cui però non mi sento proprio di addossargli la colpa. Ma non era meglio togliere Aquilani e mettere dentro un Brighi per rimpolpare lì in mezzo (vista anche l’inferiorità del Napoli dopo l’espulsione di Santacroce) e provare ad offendere con Baptista seconda punta dietro ad un apatico Vucinic? Perché insistere con uno schema che per la maggior parte del tempo si è visto mutare in più soluzioni senza prendere mai una forma definitiva? Ed è proprio in questi termini che non si riesce a spiegare neppure il finale controverso con Okaka che sostituisce Baptista, prendendo il posto di Vucinic, che si mette al posto del brasiliano. Un vero e proprio rompicapo.Se di emergenza ancora si deve soffrire, perché non rivedere in toto la base di gioco e non provare quel tanto bistrattato 4-4-2 (stranamente però il modulo più efficace nella storia del calcio, Manchester United docet), probabilmente la soluzione tattica migliore in questo momento, così da non scervellarsi ogni volta per reinventarsi gli esterno d’attacco. Magari qualche dubbio rimarrebbe su chi debba fare o meno la prima punta, ma il resto della squadra sarebbe già bell’e fatta, riserve comprese.Per non parlare poi della soluzione 4-3-2-1, che forse sarebbe ancora migliore, con Daniele, il cileno e Aqui in mezzo, due trequartisti che possono essere Baptista e uno tra Perrotta e Vucinic, e il Capitano lì davanti, prossimo al rientro. Lungi dall’arrogarmi competenze che non ho, Spalletti è un grandissimo allenatore ed è il primo a volere il bene della Roma, ma sarebbe stato sicuramente meglio evitare un inizio di campionato così in sordina, soprattutto nell’anno della maturità e della dovuta riconoscenza (da dimostrare ancora sul campo) verso l’indimenticato presidente Sensi. Anche perché partite come queste fanno male ai tifosi, che non se le meritano proprio, e trovare poi le parole giuste per commentarle risulta complicato. E devo dire che in questi casi non è per niente facile. Per niente proprio.