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Gli arabi vorrebbero costruire la stadio


Un fondo del Qatar disponibile a costruire l'impianto nella capitale. Ma anche la nostra Presidente si sta muovendo con costruttori romani.Un fondo d'investimento arabo vuole costruire uno stadio a Roma. Per la precisione, il fondo sovrano del Qatar. Con un oceano di petroldollari in tasca, hanno dato la propria disponibilità alla "Open Gate Italia", società di pubblic affairs fondata dall'ex responsabile delle relazioni esterne di Sky , Tullio Camiglieri. Gli arabi vorrebbero investire in Italia, e preferirebbero farlo nella Capitale. Ci metterebbero i soldi, realizzando uno stadio sulla falsariga di quelli inglesi. Curve e tribune adiacenti al terreno di gioco, negozi, ristoranti, impianti sportivi aperti al pubblico, magari un museo della società. Un gioiellino dell'architettura. Di quelli da vivere sette giorni su sette, anche con la famiglia. Ma cosa ci guadagnerebbe il fondo del Qatar? Si entra nel campo delle ipotesi, ce ne sono due. La prima, un affitto che verrebbe corrisposto dalla società di calcio (in questo caso, la Roma); la seconda, una parte dei ricavi totali. In soldoni, i proventi delle strutture non sportive. Ipotesi, appunto, perché per ora ci si è limitati a delle disponibilità e a delle intenzioni palesate. Quella araba, non è la sola: per la costruzione dello stadio si sono mossi altri fondi, americani.La Roma, in questi giorni, non è comunque rimasta a guardare. Tutt'altro. Rosella Sensi avrebbe già contattato un costruttore romano. Il progetto si fonderebbe sul project financing. Brevemente, l'imprenditore dovrebbe accollarsi le spese per la realizzazione. In cambio, ne avrebbe la gestione per un considerevole tot di anni. Salvo poi, un giorno, consegnare definitivamente la struttura alla Roma. Idee, solo idee, per ora. Di sicuro, c'è che la famiglia Sensi ha intenzione di abbandonare l'Olimpico, mastodontico e obsoleto regalo di Italia 90. E per il quale, a Trigoria, pagano un importante canone di locazione. La struttura che ha in mente il nostro Presidente permetterebbe di ottenere dei ricavi da stadio paragonabili a quelli del Chelsea o dell'Arsenal, per intenderci. Oltre che ai tifosi, la società farebbe un favore a se stessa.D'altronde, con gli arabi o senza, il Campidoglio si è detto più volte prontissimo ad individuare l'area e a concedere licenze e permessi vari. Dopo la promessa del Sindaco, Gianni Alemanno («Lo realizzeremo e, se la sua famiglia vorrà, lo intitoleremo alla memoria di Franco Sensi»), lunedì sera l'assessore all'ambiente, Fabio De Lillo, ha annunciato durante la trasmissione televisiva "La Signora in giallorosso" dei tempi per la costruzione quasi sorprendenti (per l'Italia): «Entro tre anni, sia la Roma sia la Lazio avranno il loro stadio». Ma dove? «Si stanno vagliando diverse soluzioni. Ci sono più terreni sui quali potrebbe essere costruito». Si parla insistentemente della Magliana. De Lillo non si è sbottonato: «Prima di iniziare i lavori di realizzazione, è necessario che vengano rilasciate le concessioni e i permessi richiesti dalla legge, come avviene in tutte le altre parti d'Europa. Ma nell'arco di tre anni dovrebbe sorgere lo stadio della Roma dedicato a Sensi». A Sensi, ma con un pensiero all'Ingegner Viola: «Intitolare lo stadio della società giallorossa a Franco è un atto a dir poco dovuto, anche se si troverà il modo di rendere onore pure alla memoria del presidente Dino Viola». Per l'Assessore, lo stadio di proprietà è ormai una necessità: «Sotto il profilo economico, la soluzione da adottare è la stessa praticata negli altri Paesi europei, con la concessione alla società del permesso di costruire sul terreno scelto, con la metratura adeguata. Anche perché non va dimenticato che Roma e Lazio pagano al Coni ben quattro milioni di euro ciascuna, ogni anno, per poter giocare all'Olimpico. Olimpico che, tra l'altro, avendo la pista di atletica non è un adeguato per le partite di calcio. E questo è inaccettabile». La Roma concorda. Da tempo.