C'è solo l'A.S.Roma!

Vincent Candela incorona Menez


Sessantanove minuti giocati fino al cambio con Perrotta, qualità e colpi di classe al servizio della squadra per rispondere con i fatti, e non con le parole, al presidente del Monaco, Jerome De Bontin, che la settimana scorsa lo aveva definito «un giocatore di grandi qualità», ma che «stava spesso male». Jeremy Menez, sabato sera alla prima da titolare con la Roma, ha strappato applausi all'esigente pubblico dello stadio Olimpico, ha regalato dribbling e movimenti da calciatore di altissima qualità, nonostante non abbia ancora i novanta minuti nelle gambe. In particolare, alcuni scambi in velocità con Aquilani e Vucinic sono stati l'emblema dell'efficacia abbinata all'eleganza. Era dai tempi di Marco Delvecchio e dei nove gol al derby che non si acclamava così un numero 24. Supermarco, magari, faceva innamorare più per la sua grinta e per la solita finta a rientrare che però ingannava sempre i difensori avversari (Nesta in particolare), Geremia, come ha già avuto modo di dire Leandro Cufrè, «ricorda tanto Antonio Cassano per la fantasia e l'estro». Vincent Candela, il primo francese della storia concepito a Testaccio (l'altro è Philippe Mexes), ha seguito Roma-Reggina in televisione da casa e ha esultato per il ritorno alla vittoria della squadra giallorossa. Ma ha avuto modo anche di seguire la partita dell'ex talento del Monaco: «Menez mi è piaciuto molto - le sue parole - è giovane, è forte e farà molto bene con questa maglia». Per la sfrontatezza, quasi quasi, ricordava proprio quel numero 32 sulla fascia sinistra che si beveva gli avversari come birilli: «E' vero - osserva Candela - In qualche modo il suo modo di giocare ricorda un po' il mio, anche se i ruoli sono diversi. Lui prova il dribbling, non ha paura di nulla. La cosa più importante, comunque, è che i ragazzi siano tornati a casa con i tre punti. Ci volevano proprio».