C'è solo l'A.S.Roma!

Spalletti, ora basta!


Spalletti in panchina sullo 0-4 ha avuto la geniale idea di salutare i tifosi interisti che lo stavano irridendo. Non bastano le sue scelleratezze tattiche, adesso il mister di Certaldo presta il fianco, nostro, anche alle umiliazioni.Solo una nota a margine e nulla di più, stavolta, che le cose importanti sono state altre, certamente e tutte brutte, tranne una che si chiama Totti. La nota a margine è un sorriso di Luciano Spalletti a 32 denti, con la rilassatezza tipica di chi non ha la benché minima tensione da smaltire, quasi fosse una di quelle amichevoli estive in cui i ragazzini di provincia ti stanno attorno, taccuino alla mano, o un'infrasettimanale a Frosinone, quando tutto è gradevole e ci si mette d'accordo perché nessuno prenda calci.Purtroppo però era Roma-Inter, settima giornata, 70 minuti circa scanditi da quattro gol incassati, di cui tre in undici minuti undici. Quando l'avversario smette di insultarti, è il segno che, almeno nella storia di una partita, si è toccato il punto di non ritorno: "Spalletti facci un saluto" comincia allora ad invocare il settore ospiti, estemporanea iniziativa dei supporters nerazzurri increduli anch'essi di come stessero passeggiando i loro beniamini. E a quel punto passeggiavano davvero tutti, anche Spalletti che, sentita l'invocazione, ha alzato la mano sorridendo divertito. Cosa aveva da ridere e da divertirsi non si sà. Se Spalletti si sente già un ex, che si accomodi pure alla porta allora!Questi i fatti, ci si può dividere sulle considerazioni, perché sarà pur vero che il fair play si nutre soprattutto di gesti inconsueti, però quando stai sotto di quattro, con le palle che ti girano a mille e la rabbia che si è tramutata in rassegnazione, mentre la tua gente fa il vuoto attorno perché fiaccata dall'incredulità, forse il sorriso compiaciuto all'avversario è fuori luogo, anche perché non c'è peggior forma di irrisione di quando si inizia ad inneggiare all'avversario in segno di scherno: vuol dire che in quel momento non fa neppure più paura, che non è più avversario. Allora, sarà pure originale rispondere al saluto, ma pure tanto inappropriato: nei confronti di chi paga, a tutti i livelli, dai tifosi che spendono soldi per il biglietto dello stadio o per la partita da acquistare in pay-tv, alla società che ha investito comprando calciatori segnalati"anche" da lui (Menez preso per suo volere con Cerci sbattuto a Bergamo, sempre per volere del mister di Certaldo).Noi tifosi oggi siam qui a chiederci se ci sono quattro reti di differenza tra la Roma e l'Inter di oggi. Se la Roma è una squadra che merita quattro sconfitte (quante ne sono state sommate l'anno scorso) in sette partite. E ancora: se l'obiettivo di questa stagione dev'essere la salvezza, o il quarto posto. E mercoledì a Londra che partita ci si può aspettare. Rileggere la partita di ieri sera non è facile e i giudizi che ne derivano possono essere feroci. Una buona dose di questi giudizi feroci derivano dalle prestazioni dei giocatori: dalla linea difensiva (disastrosa nei centrali e in Cicinho, disattento sul primo gol) a quella offensiva (dove sono gli esterni alti? A che serve Perrotta?), quasi tutti i giocatori hanno giocato male, anche nel centro del campo, dove De Rossi ha faticato e Aquilani è parso il fratello goffo del trequartista ammirato in nazionale. Molto ha inciso lo schieramento duro e compatto di Mourinho, con una squadra aggressiva e attenta, con le linee ravvicinate e un Cambiasso feroce nel tenerle insieme, con Stankovic e, soprattutto, Muntari abilissimi nel riproporre l'azione, un Ibra letale e con le due punte esterne, Quaresma e Obinna, alte. Partite così si sono viste in altre occasioni, tre anni fa contro la Juve di Ibra, l'anno scorso con l'Inter. Eppure restarono episodi isolati. Ora bisognerà trovare la forza di uscirne, cercando proprio a Londra una resurrezione su cui al momento nessuno sembra disposto ad investire un euro. Preoccupa, semmai, l'arrendevolezza mostrata in alcuni dettagli: di alcuni giocatori sul campo, di Spalletti in panchina che saluta sorridendo i tifosi interisti che lo stavano irridendo sullo 0-4 appunto, dei panchinari che chiamati a scaldarsi a un certo punto erano fermi a guardare la partita. Chi dà la sveglia?