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Panucci: "Lippi è antipatico!"


Christian, ieri ospite dalla Perego a Buona Domenica, ha parlato della sua vita, privata e professionale, della sua antipatia per Lippi e svela che nel 1996 sarebbe dovuto morire su un aereo.«Questa è la mia vita». Firmato Christian Panucci. Il difensore giallorosso, che ieri sera è rimasto a guardare Roma-Inter da casa, in virtù della squalifica rimediata dopo l'espulsione di Siena, intervenendo a Questa Domenica, ospite di Paola Perego, ha svelato il suo privato, raccontando il suo percorso. Professionale e non: «Mio padre faceva l'allenatore nel Savona - le sue parole a Canale 5 -, non volevo chiedere i soldi ai miei e vendevo le bibite allo stadio: era un modo per essere indipendente. Poi, appena arrivato negli Allievi del Genoa, sono andato a fare il benzinaio. Questa è la normalità della mia famiglia. Il calcio mi ha dato molto, ma nessuno mi ha regalato nulla. A 15 anni, quando andai a Genova, vivevo in convitto con altri ragazzi. Fare il calciatore è una vita di sacrifici, io non sono mai andato in discoteca, serve dedizione per arrivare e anche fortuna. Ma per ottenere qualcosa serve sacrificio e una famiglia dura che sappia dare qualche calcio nel sedere. Per non disturbare i miei genitori - aggiunge - ho cercato di farmi il cammino da solo. Se mio padre non avesse la fortuna di avere un figlio calciatore, farebbe il postino». E oggi? «Lavoro per rispetto di chi viene a vedermi e spende tanto. Cerco di essere un professionista serio, con onestà e professionalità. In 8 anni a Roma sarò andato in discoteca 5 volte. Piuttosto, vado al ristorante con gli amici».In una carriera costellata di successi c'è una Coppa del Mondo in meno: «Il Mondiale 2006 è stata una scelta di Lippi, per questo non bisogna prendersela. Con lui c'è un'antipatia, nella vita ci sta di litigare, ma credo che queste cose vadano messe da parte. La scelta non mi è stata mai spiegata, per questo mi dispiace, ma alla fine ha vinto lui. Mentirei se dicessi che non ho sofferto. Però poi mi sono ricreato un Europeo a 34 anni: ho fatto il gol della qualificazione, posso perdere come giocatore, ma non come uomo». Uno zuccherino anche per Josè Mourinho: «Ha vinto tantissimo, è molto diretto, potrebbe essere il mio allenatore ideale... È un grande professionista. Ma allo stesso tempo noi abbiamo Spalletti: a me ha dato tanto, è importante per noi per il contributo che ci dà tutti i giorni. Il campionato secondo me deve ancora entrare nel vivo». Il pallone, però, non è tutto. Christian vive per il figlio, Juan: «È l'amore della mia vita - ammette -, io sono un padre presente, cerco di essere giusto per fargli avere un cammino onesto. È uguale a me, sembra di rivedermi da piccolo». Accanto a lui c'è Rosaria Cannavò, la compagna di vita: «Rosaria è una persona importante per me, è molto dolce, lei lo è con me, sono felice». E pensare che dodici anni fa ogni sogno e ogni progetto poteva andare in fumo. Per sempre. Il "grinta" svela un aneddoto alla Sliding Doors: «Nel '96- ricorda Panucci - dovevo prendere un aereo che poi è esploso in America. Per una valigia e per una coincidenza dell'Alitalia mi salvai. Era un volo della TWA sul quale morirono tutti. Evidentemente non era il mio momento, ho pensato che quello fosse un segno di Dio». Fatalità. Porte che si aprono e si chiudono. Sliding doors, appunto.