C'è solo l'A.S.Roma!

Saccani ha ucciso una squadra già morta


Saccani ha ucciso una squadra morta, ha infierito sul cadavere e ne ha fatto scempio. C'è una sola parola per definire l'arbitraggio di Udine: intollerabile, professionalmente intollerabile la serie infinita di supponenti errori dell'uomo con il fischietto.Purtroppo però, di parole ce ne sono molte per descrivere la Roma. Inconcludente, perché si ostina a pensare, chissà perché, che il gol a favore le sia dovuto senza quasi mai sobbarcarsi la fatica di tirare in porta. Colabrodo, perché ha la peggior difesa finora del campionato e quasi ogni volta che gli avversari a questa difesa si avvicinano questa difesa trema come un budino.Colabrodo perché inconcludente: alla quasi certezza che non segnerai mai segue la crescente paura in campo di prendere gol che poi realmente prendi. Lenta, sbilenca, ormai afflitta da panico da partita. E infatti, quasi dopo ogni partita giocata finora, il paesaggio della Roma che infila gli spogliatoi è quello di una zona bombardata. A Udine sotto il peso di una normale partita di calcio si vaporizza Loria, restano le solite macerie di Taddei e Vucinic, mura sbreccate e monconi Perrotta, Cicinho, Tonetto e stavolta pure Doni. Crepe pericolanti anche su De Rossi, perfino De Rossi. Si sgretola, non per colpa sua, Brighi. Resta in piedi solo Panucci e restano in piedi la volontà e la capacità di Totti che però, si è visto, tre partite piene in una settimana non le può giocare. Quando si perde, e ormai si perde quasi sempre, sono in primo luogo i giocatori che perdono e da quando si è cominciato a giocare ce n'è uno, uno solo, che ha l'alibi che lo assolve. Alcuni, pochi, hanno robuste attenuanti. La gran parte appaiono, concorrono a comporre un'indigesta insalata fatta di bluff, sopravalutazioni, presunzioni, carriere al tramonto.Detto dei giocatori, non sono solo i giocatori a perdere. Spalletti ha detto che la Roma ha il funesto vizio di "traccheggiare" con la palla nella metà campo avversaria. Vero, ma poiché è un vizio costante e non l'errore di una volta, toccava a Spalletti estirparlo questo vizio. E toccava a lui soprattutto, visto che il vizio non riusciva a correggerlo, smettere prima di crederci alla possibilità di continuare con quel gioco. Spalletti ha atteso finora che la Roma che fu, la Roma svanita, ricomparisse. Questo è stato il suo errore, ora ha detto di aver finalmente capito, di aver finito di sperare nella resurrezione per magica virtù. Ha detto che cambierà tutto quel che può cambiare: il modulo di gioco e, si spera, anche le gerarchie riguardo a chi scende in campo. Meglio tardi che mai. Lo faccia con la sapienza e la bravura di cui dispone. Merita ancora fiducia in quel che farà. Ma non c'è dubbio che lo farà tardi.Detto dell'allenatore, non è stato solo l'allenatore a sopravalutare, a illudersi. Menez oggi vale meno di un'obbligazione bancaria, Loria meno di un titolo di credito di una banca fallita, Baptista è un titolo azionario che non puoi vendere perché è crollato e non puoi tenere in portafoglio perché si svaluta. Il crollo è di tali dimensioni che non è possibile che valgano così poco. Sono stati travolti, hanno l'aria di chi non sa da dove cominciare ma anche l'aria di chi non immaginava di capitare in un tale disastro. Se il capitale rappresentato dai nuovi acquisti vale oggi così poco, se il capitale della Roma che fu è disperso, questa è anche una responsabilità della società. Così come sarebbe inutile, isterico e perfino ridicolo mettersi oggi a chiedere un cambio di allenatore, servirebbe solo a riempirsi la bocca di fiele invocare un'altra società, un altro padrone che peraltro non c'è. Si va avanti tutti insieme e poi, a fine stagione, si fanno i conti. Però è tempo di umiltà anche in società: la nave imbarca acqua per colpa dei marinai che non la governano, del capitano che ha perso la rotta e dell'armatore miope sulle condizioni reali dello scafo, del motore, del timone e pure delle scialuppe.Ora si tratta come dice il brutto gergo calcistico di "giocare da provinciali". Servono punti, da racimolare ad uno ad uno, giocando in difesa e senza colpi di tacco, tirando in porta e non cercando di finirci in porta con il pallone, trovando paradossalmente tranquillità dal fatto che tutto quello che si poteva perdere in campionato si è perso. Sarà bene che si giochi "da provinciali" anche noi tifosi. Almeno per un po', facendo un po' di violenza a noi stessi e regalando alla squadra questa fatica che non meritavamo di ridimensionarci nelle ambizioni, nei giudizi e negli umori. Quest'anno tifiamo per una squadra che non è una buona e bella squadra. E' difficile, molto difficile ma deve essere una ragione per tifare di più. Non serve stressarli, sono già sull'orlo di una crisi di nervi. Rimettete a posto il colabrodo della difesa, noi tifosi vi aspetteremo e apprezzeremo. Anche se non dovessimo tornare a vincere subito, smettetela subito di perdere così. Può bastare per la prossima settimana. Poi ricomincerete a vincerne qualcuna, vi accompagneremo con calma. Sperando, implorando, imprecando di non trovare, quando saremo di nuovo una presentabile squadra, un macellaio dell'arbitraggio come quello che ieri a Udine ha fatto di una partita di calcio carne di porco.