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De Rossi ai tifosi: "Ne usciamo solo insieme"


Daniele ha risposto ai tifosi a Trigoria: «Non ci sono problemi tra noi. Altrimenti il Capitano ed io saremmo intervenuti. Ci capita di tutto, non solo sfortuna»«Da questa situazione possiamo uscirne tutti insieme». Il sole smorzato di un pomeriggio di mezzo autunno va a braccetto con questa Roma fiaccata nell'animo, nella mente e nel fisico. Dentro Trigoria, la squadra prova a rimettere insieme i cocci del vaso di Pandora. Fuori, una ventina di romanisti inveiscono contro tutto e tutti. Spalletti li ascolta, si volta verso De Rossi. E gli fa: «Danie', vacci tu».Totti non c'è, tocca al Capitano che verrà andare a parlare con i tifosi. D'altronde, solo Capitan Futuro, solo il più puro degli eroi, riuscirebbe nell'impresa. Daniele corricchia verso il muro, verso la gente: «Vi posso assicurare che non c'è nessun problema tra noi. Anche perché, se fosse stato così, io e il Capitano saremmo intervenuti». Al "Friuli" non si salva nessuno, ma uno parla per tutti. E quello è De Rossi, perché Totti non è sul campo, ma in palestra a lavorare. Capitan Futuro ci mette la faccia: «Purtroppo, da questa situazione possiamo uscirne tutti insieme. Ci sta capitando di tutto. Sfortuna, e non solo...». Leggi il folle sventolìo dell'assistente Biasutto a Marassi e l'incomprensibile gestione del signor (?) Saccani a Udine. Il dialogo viene interrotto da Spalletti, perché De Rossi deve allenarsi: «Dani, vieni?». Capitan Futuro saluta e torna in gruppo. Il confronto attenua solo in parte i toni di una giornata tutt'altro che facile, per la Roma e per i romanisti. Alle 10, i tifosi sono già a Trigoria. Non sono molti, non rappresentano la Curva, non si può parlare di vera e propria contestazione. Però si fanno sentire. Le scritte che circondano il ritiro giallorosso sono tutto un programma: «Fuori le palle», «Andate a lavorare». Più che la voglia di contestare, inizialmente prevale il sarcasmo. Così, quando si accorge di un gregge di pecore che bruca placido l'erbaccia, un romanista esclama: «Ecco la squadra...». Uno arriva con un paio di ciambelle. La metafora? Chiara: «Io non tifo Italpetroli», canta. È ironia, ed è il meno. Per ora. Passate le 11, gli animi si surriscaldano. La gente vuole parlare con l'allenatore: «Esci de fori, Spalletti esci de fori!». Squadra, tecnico, dirigenza. Ce n'è per tutti, oggi: «Rosella Sensi bla, bla, bla». Una volante della Polizia si accerta che nessuno oltrepassi il limite del buon senso. È routine , perché la gente vuole unicamente essere tranquillizzata. Cerca qualcuno che spieghi loro cosa diavolo stia capitando. Rivogliono la Roma, la Roma vera. Quando manca una ventina di minuti a mezzogiorno, i cori si infittiscono. Prima per Totti («Esci de fori», anche per lui), poi ancora per Spalletti: «Se non esci sei un coniglio, se non esci sei un coniglio». Qualcuno lascia "trapelare" un leggerissimo malcontento per il rapporto stipendi-risultati: «Guadagnate troppo, vi paghiamo noi, non valete niente». Qualche uovo atterra sulla cancellata di Trigoria. Quando verso mezzogiorno e mezza arriva al Fulvio Bernardini, Daniele Baldini prova a rassicurare i contestatori: «Vediamo se può venire qualcuno». Quattro ore dopo Capitan Futuro vola da loro: «Da questa situazione possiamo uscirne tutti insieme». È sufficiente a restituire un po' di serenità ai tifosi. Che infatti poi, alla spicciolata, lasciano Trigoria. Perché la parola di De Rossi è Vangelo. Ma non sempre basterà un atto di fede.