C'è solo l'A.S.Roma!

L'intervista di Rosella Sensi al Corriere dello Sport


di Guido D'UbaldoL’abbiamo incontrata qualche giorno prima dell’assemblea, perchè «improvvisi e temporanei motivi di salute» che comunque la renderanno felice, da qualche mese la costringono a spostarsi raramente. Rosella Sensi si muove negli spazi ampi di Villa Pacelli con la stessa disinvoltura del padre, il sole caldo di questo novembre tramonta lentamente dietro la finestra che dà sul giardino. In questo palazzo appartenuto a un grande Papa è stata scritta la storia recente della Roma.Qui sono passati dirigenti, allenatori e calciatori. Rosella Sensi ci tiene a parlare di questo momento difficile che attraversa la Roma e la fiducia che ripone nella squadra e nell’allenatore non è scalfita dalla lunga serie di sconfitte. Chiede di non trattare gli argomenti riguardanti l’Italpetroli, ma di parlare della sua Roma. Il futuro è pronta ad affrontarlo con ottimismo, puntando molto sul nuovo stadio, come ha fatto sapere agli azionisti nella relazione di ieri. Ogni risposta è meditata, modulata dalla sua incorreggibile prudenza. E’ un momento molto importante della sua vita, ma non perde di vista la Roma. Vuole cercare di mantenerla grande, nonostante le difficoltà, vuole continuare il lavoro fatto in questi anni, ricco di soddisfazioni. Alle parole ha sempre preferito i fatti. Un concetto che non ha mai smarrito in questa intervista.
Presidente Rosella Sensi, la Roma annaspa in campionato, la squadra che ha sfiorato lo scudetto pochi me­si fa sembra un lontano ricor­do. In questo momento così deludente dal punto di vista tecnico la società ha presenta­to agli azionisti il miglior bi­lancio da quando è entrata in Borsa.«Per noi è una grande soddi­sfazione, è un bilancio sul qua­le abbiamo lavorato molto e che ci permette di collocare la Roma ad altissimi livelli, ai primi posti nelle classifiche italiane, europee e mondiali. Abbiamo scelto un modo di condurre la società attraverso una metodologia rigorosa, è stato prezioso il lavoro della dottoressa Mazzoleni. Questo lavoro ha fatto sì che si produ­cesse un utile che è stato rein­vestito nella squadra e questo ci tengo a sottolinearlo. Diciot­to milioni che abbiamo desti­nato al potenziamento dell’or­ganico. Le scelte strategiche adottate possono anche non es­sere condivisibili, ma richiedo­no responsabilità e renderan­no fieri, credo, i nostri azioni­sti ».Ma la Roma in questo periodo fa preoccupare i tifosi. Un pas­so indietro enorme rispetto agli anni passati. Lei che idea si è fatta?«La Roma ha asssunto gli impegni e gli ha rispettati, tut­ti, fino all’ultimo. Noi sappia­mo di fare e aver fatto fino in fondo il nostro dovere, in un percorso cominciato qualche anno fa tra mille difficoltà. Questo momento negativo sarà superato con l’umiltà, la tena­cia, la determinazione, seguen­do quello che ci ha insegnato Franco Sensi. Sappiamo che non è un periodo felice, ma ab­biamo i mezzi per risolvere i nostri problemi».Perchè secondo lei c’è stata questa profonda involuzione da parte della squadra?«Io cerco di fare un’analisi razionale. I giocatori sono gli stessi dello scorso anno, l’allenatore è lo stes­so, i dirigenti pure. Ci sono state circostanze sfortunate che hanno portato a preoccupazio­ni psicologiche nella squadra e questo si è vi­sto anche in qualche situazione. Ma questi ra­gazzi hanno talmente tanta professionalità che sapranno venirne fuori. Ci sono fattori negati­vi che dobbiamo combattere, il calcio è come la vita».C’è una strada da seguire per venirne fuori?«Sono assolutamente convinta che se ne esce. Ripeto, i giocatori, tranne due (il riferi­mento è a Mancini e Giuly, ndr), è voglio ve­dere quanto hanno giocato e per quanto tem­po, sono gli stessi dello scorso anno. Sono gran­di professionisti, sono fiduciosa».Parlando con Spalletti capisce che l’allena­tore ha la forza per risolvere la situazione?«Avevo conosciuto un grande professionista nelle vittorie, ma ha dimostrato grande stabi­lità e senso di responsabilità in questo momen­to. Ti tranquillizza, dà certezze. Trasmette so­lidità, equilibrio. Sarebbe facile perdere la te­sta in questa situazione».I risultati di questa stagione influenzeran­no anche il futuro della Roma. Nel bilancio c’è un’ipotesi di trading in caso di mancata partecipazione alla Champions League.«L’incidenza del risultato sportivo sul risul­tato economico della società è un rischio tipi­co al quale è soggetta una società di calcio, in quanto insito nella natura di questo business. Il rischio correlato all’andamento sportivo ri­guarda tutte le società calcistiche, anche non quotate. L’indicazione in bilancio dei rischi ai quali è soggetta l’attività d’impresa nel nostro caso è rappresentato appunto dalla non preve­dibilità dei risultati sportivi, risponde a una precisa disposizione normativa, in quanto so­cietà quotate. Anche alla Juventus, sostanzial­mente, è così. Questo comunque non influisce sull’obiettivo primario di mantenere la compe­titività della squadra che la società continue­rà a perseguire».La Roma da anni è interessata ad avere uno stadio di proprietà.«E’ una risorsa importante per la società. Mio padre ne parlava dieci anni fa. Per me sa­rebbe realizzare il suo sogno. C’è la disponibi­lità del sindaco Alemanno, stiamo cercando di sostenere un progetto con elementi certi. Ma deve essere un progetto ben definito, da non portare avanti in modo scomposto per cerca­re di fare le cose in fretta. Bisogna lavorarci con tranquillità. La linea della Roma è chiara: vogliamo uno stadio per i nostri tifosi. Vorrei portare avanti questo progetto con la stessa attenzione con la quale ho gestito in questi an­ni la Roma. Preferisco far parlare i fatti».Questo bilancio dà garanzie alla Roma per il futuro?«E’ un punto di arrivo ma anche di parten­za, è frutto di un lavoro pluriennale che svilup­pato partendo da presupposti direi abbastan­za complicati. Con il lavoro, con attenzione e determinazione si possono ottenere questi ri­sultati. A me piace restare sempre con i piedi per terra».Presidente, parliamo della squadra. Totti sta tornando Totti?«Sta tornando, sta tornando. Per me è il ca­pitano, è il calcio. Ma Francesco stesso sa che si vince tutti insieme, non solo in undici, ma con tutto il gruppo».Totti coronerà il sogno di chiudere la car­riera nella Roma?«Perché no? Non c’è motivo di pensare il contrario».Cosa manca quest’anno alla Roma? «Un po’ di fortuna, che a volte serve». Se fosse solo una tifosa e non il presidente della Roma, scommetterebbe un euro sul fat­to che Spalletti sarà sulla panchina gialloros­sa anche il prossimo anno?«Non scommetto mai per scaramanzia, ma in questo caso scommetterei anche più di un euro».Quanto le manca suo padre nella guida del­la Roma?«Mi manca tantissimo. Mi manca mio pa­dre. E’ riduttivo ricondurre la sua assenza al­la Roma, mi manca in qualsiasi frangente del­la mia vita».Secondo lei la sua scomparsa l’ha avvertita anche la squadra?«Sì, credo proprio di sì. Ma so anche che i ra­gazzi hanno cercato di regalargli qualche sod­disfazione, in particolare ricordo la serata del­la Supercoppa. Credo che abbiano motivazio­ni per fare bene anche per lui. E sono sicura che troveranno il modo di farlo felice».Lei gestisce la Roma come una famiglia. «Tengo a fare una distinzione. I rapporti umani li gestiamo come in una famiglia, ma i rapporti professionali sono regolati dalle ne­cessità di un’azienda. Deve essere assoluta­mente così. Tutti si impegnano quotidiana­mente ».Dopo la campagna acquisti di quest’anno lei continua ad avere fiducia nei suoi collabo­ratori?«Per me non è cambiato niente. Perchè le operazioni di mercato sono state condotte in modo professionale e in base alle necessità che avevamo. La campagna acquisti è stata fatta da coloro che l’avevano portata avanti anche negli anni passati. Prima erano stati osannati, ora pesantemente criticati. E non è giusto e serio».Tante voci circolano sulla non totale sinto­nia al momento delle scelte.«Tutte le operazioni sono state portate avan­ti di comune accordo, nonostante le chiacchie­re alimentate dalla mancanza di risultati. Il la­voro in questi quattro anni è sempre stato fat­to allo stesso modo».E’ difficile tenere duro in questo momento? «Da tifosa sì, perchè c’è rabbia, ma da diri­gente so che ci sono gli strumenti per venirne fuori. Da tifosa è doloroso vivere questa situa­zione e capisco lo sconforto dei tifosi. Capisco che sono addolarati. Ma li posso rassicurare: non so quanto tempo ci vorrà, spero pochissi­mo, ma ripartiremo. Non ci sono dubbi. Li de­vo ringraziare per come hanno vissuto questa situazione, sono stati unici. E ora abbiamo an­cora più bisogno di loro. Ci sono sempre, ma adesso ancora di più possono aiutarci a supe­rare questo momento. E a proposito dei tifosi ci tengo a sottolineare una cosa».Prego «Ci deve essere il massimo senso di respon­sabilità di chi lavora nella e intorno alla Roma, nel rispetto dei tifosi, che hanno assunto un comportamento esemplare. Nessuno deve sot­tovalutare questo aspetto. La massima respon­sabilità la chiedo a tutti. E prima di tutti la im­pongo a me stessa».E’ la settimana del derby. Come lo vive, a quattordici punti dalla Lazio?«Lo scorso anno mi pare che fossimo arriva­ti a più 38... Ci vuole pazienza, questo è lo sport».Lotito sta raccogliendo soddisfazioni dopo al­cuni anni difficili. «Sta raccogliendo quello che ora manca al­la Roma...». Torniamo alla squadra. Aquilani e Panucci, due giocatori con i quali state discutendo il prolungamento del contratto.«Sono due bravissimi ragazzi e due profes­sionisti seri. Ai quali teniamo molto. Tutti e due allo stesso modo».Le è mai passato per la testa di fare un acqui­sto suo, di prendere un giocatore per una vol­ta senza ascoltare i consigli dei suoi collabo­ratori?«No, ho il massimo rispetto di chi lavora con me. In una società di calcio, per come la inten­do io, non puoi non condividere le scelte. Il no­stro è un lavoro di gruppo».Come si conciliano gli impegni di presiden­te, di manager, di moglie?«Mi comporto come tutte le donne che lavo­rano e hanno una famiglia».Spalletti ha detto che non ha nulla da invi­diare ai dirigenti uomini.«Lo ringrazio di cuore». Il calcio italiano sta vivendo un periodo deli­cato. Da vice-presidente di Lega che ne pen­sa?«C’è tanto da lavorare».