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Spalletti: "Cento vittorie, ma questa è super!"


Spalletti: «Mi sono adattato alla squadra e i ragazzi sono stati eccezionali. E poi il ricordo di Sensi, Nicolò e Gabbo»
«Aver raggiunto la centesima vittoria alla guida della Roma grazie al successo sulla Lazio è molto bello, significa che mi porterò dietro questo ricordo per sempre. Un po' come quando conquistammo il record delle undici vittorie vincendo un altro derby». È uno Spalletti che ha tutti i motivi per essere soddisfatto quello che si è presentato ieri a Coverciano per la consegna della Panchina d'oro a Roberto Mancini («È vero che ci furono molte polemiche nella nostra categoria quando allenò la Fiorentina, ma poi ha dimostrato di valere tanto»): pensieri, parole e dediche. «Sensi e Nicolò? Certo, ma non dimentico neanche Gabriele Sandri. Anzi, ci tengo a ricordarlo in maniera particolare. Ormai posso dire che con Giorgio e Daniela Sandri, e anche con il figlio Cristiano, è nata un'amicizia che rimarrà. Mi hanno anche mandato sms di conforto nei giorni in cui le cose per la Roma non andavano molto bene». Un periodo che sembra ormai alle spalle, specialmente se anche a Lecce dovesse arrivare una vittoria. «Non passiamo da un eccesso a un altro - ammonisce il tecnico - sennò si ricreano aspettative sbagliate. Noi dobbiamo vincere altre partite per dimostrare che la mentalità e lo spirito sono corretti, senza pensare troppo agli obiettivi. Vista la situazione pensiamo che possa essere l'inizio di un nuovo campionato. Comincia adesso. Proprio nel derby abbiamo fatto vedere che è l'entusiasmo la cosa che ci serve di più per tornare ai livelli del passato. Era una situazione pesante, ora dovremmo avere la tranquillità per fare bene anche in futuro. Inter e Juve primeggiano meritatamente, il nostro calcio è livellato verso l'alto. A sentire certi discorsi piacerebbe pure a me lottare per lo scudetto, ma purtroppo per noi ora la strada è ancora lunga».Per dare il via alla rincorsa, anche un nuovo modulo di gioco, diverso dal 4-2-3-1 utilizzato ormai da tre anni. «È il mio modo di far comportare la squadra in campo in base agli elementi che avevamo a disposizione. Ho dovuto adattare la squadra alle caratteristiche che avevo, rinunciando agli esterni e giocando con più interni, e qui c'è il merito della disponibilità dei giocatori. Avevo altre idee ma mi sono dovuto adattare. È chiaro che abbiamo cambiato molto, soprattutto con Baptista trequartista nel derby, così ho dovuto chiedere agli altri sette, a parte lui e i due attaccanti, la disponibilità a sostenere un assetto del genere. E sono stati eccezionali, ora so che posso fare tutti e due i sistemi di gioco. Un po' tutte le squadre stanno passando attraverso questo, anche il Milan ne ha messo uno in più a centrocampo. In questo momento sono andato più sul peso rispetto alla corsa, ma spero che in questo modo la squadra in grado di recuperare e di verticalizzare di più».Anche grazie a un Julio Baptista che, dopo la doppietta di Bordeaux, ha infilato un altro gol pesante, con una nuova collocazione tattica. «Leggo e guardo tutto, ma non ho sassolini da togliermi. Dalle critiche cerco di tirare fuori spunti per il mio modo di lavorare. Ma è vero anche che per come ha giocato il derby ho sbagliato a non farlo giocare la partita prima. Le scelte? Io dò molta importanza al lavoro di un allenatore, e quindi visto che le cose non andavano bene la responsabilità era soprattutto mia. Spero che si aprano nuovi orizzonti, non può bastare una sola partita per uscirne fuori. Si soffre tutti, non solo io, a vedere la Roma nella parte bassa della classifica ma è successo e ora dobbiamo uscirne tutti insieme. Il nosto valore non è quello del quint'ultimo posto, mi pare evidente. Vucinic a volte va a strappi, fa grandi cose e tante pause: deve completarsi e dare più continuità. Menez a fine partita mi ha fatto arrabbiare, ma non come quella volta a Milano con Dacourt e Nonda: doveva fare pressing alto e rientrava troppo, questo gli rimproveravo. Il contrario di quello che gli dico di solito.... Totti ora di più non può dare perché non si può allenare per il fastidio al ginocchio. Gli manca qualcosa perché gli manca l'allenamento».Finale amarcord, sui primi anni della sua carriera da tecnico. «Ho visto premiare qui a Coverciano due ex miei giocatori. Pane, che ho avuto a Empoli, e Iachini che ho avuto a Venezia. Pane quando facevo l'allenatore mi aiutava a capire le cose spiegandomi le situazioni che si vivevano in campo, Iachini me lo ricordo perché gli urlavo sempre "insisti insisti", e lui mi rispondeva "forza, forza, a pane e acqua". A Roma questo non lo posso dire perché ora i miei giocatori hanno anche tanta qualità, a quei tempi invece puntavamo tutto sulla nostra "povertà" tecnica e ci caricavamo così».