C'è solo l'A.S.Roma!

Giampiero Pinzi, un futuro da Pantano!


Il calcio è un po’ come la Divina Commedia: al suo interno coesistono mille anime differenti, quindi ci puoi trovare le creature immonde così come quelle angeliche; Chievo-Roma nei suoi novanta minuti ha dunque ospitato insperate vette estetiche, come le finte di corpo di Menez o i dribbling con i quali il francesino ha messo a sedere l’intera retroguardia clivense e poi la stessa partita ha offerto Giampiero Pinzi, ovvero il modo di giocare (?) cui, se il regno degli inferi esiste, sono condannati ad assistere i più incalliti peccatori. Al di là delle entrate che Bruce Lee disapprovava, al di là delle spinte e spintarelle, la maggior parte a gioco fermo, degne di un molestatore sul 64 all’ora di punta, Giampiero Pinzi è soprattutto un ghigno: l’essenza delle sue prestazioni, sin dai derby disputati tra i giovanissimi pensiamo, è riassumibile nel modo in cui digrigna i denti prima di effettuare ogni interventi, anche quelli, più rari, sul pallone. La trance agonistica in questo caso non c’entra, visto che non si tratta di un crescendo dell’acrimonia contro gli avversari e di un inasprirsi della contesa ma di una “premeditazione emotiva”, definiamola così: a fine carriera, conoscendo lo stile e i contenuti dell’informazione radiofonica a tinte biancocelesti, siamo certi che ha un futuro assicurato come conduttore: gli basterà tradurre l’antiromanismo praticato con tale abnegazione in anni ed anni di carriera. In questo senso, ogni gara contro i giallorossi è per lui come i master dopo la laurea: fa curriculum, gli accresce la stima di tutti quei comunicatori laziali (Stefano Pantano in testa) che, quando Totti smetterà, vedranno esaurirsi l’80% degli argomenti che affrontano in trasmissione. Peraltro Pinzi è anche fortunato: Morganti lo grazia ripetutamente, consentendogli di godersi lo spettacolo!