C'è solo l'A.S.Roma!

Spalletti: "Siamo più sereni"


Il tecnico giallorosso non perde di vista l'obiettivo:«Dobbiamo e possiamo arrivare quarti. Bravi tutti. Julio? Ne farà ancora di gare super. E può giocare in più ruoli»L'importanza di chiamarsi Roma. Luciano Spalletti ha gli occhi che luccicano. Due perle della "Bestia", un coniglio di Mago Menez fuggito per un soffio dal cilindro, una Roma che ha corso per novanta minuti: «Una grande squadra fa un grande calciatore». Nel caso specifico, Julio Baptista. Ma il discorso del tecnico vale un po' per tutti. Spalletti lo spiega tra il serio e il faceto: «Stamani (ieri) ho chiesto a Totti: "Se la Roma non arriva quarta, il prossimo anno resti?" E lui mi ha detto di no, per cui la pensa come me. Cioè che, se non si fanno risultati a livello di squadra, individualmente si viene ridimensionati. Sono tutti d'accordo con me negli spogliatoi, al di là di quello che traspare fuori».Spalletti si frega le mani. Catania è un ricordo sbiadito, la Champions è a 6 punti. E se la Sampdoria e Cassano sono stati ridimensionati al ruolo di comprimari, Spalletti non ha dubbi: «È stata brava la Roma a non fare ricevere a Cassano la palla sulla corsia centrale. La squadra ha collaborato tutta, da Cicinho a De Rossi, per fargli trovare meno spazi possibili. Siamo riusciti ad annullare un giocatore del talento di Cassano». Parlare di una Sampdoria arrendevole è fuorviante: «I ragazzi hanno interpretato benissimo la partita. Dovevamo essere più bravi di loro dal punto di vista tecnico. La Samp ha conquistato palla due o tre volte nella nostra metà campo ed è stata pericolosa». Insomma, si è capito, se i blucerchiati si sono avvicinati a fatica dalle parti di Artur è perché la Roma glielo ha impedito: «La squadra ha comandato il gioco, mostrando le sue qualità».L'atteggiamento della squadra. Ecco cosa è piaciuto di più a Spalletti: «Abbiamo giocato un partita difficile tre giorni prima, ci voleva una prestazione così per ritrovare un po' di tranquillità. Sono tre punti che ci consentiranno di giocarci il futuro in maniera più serena». Baptista ha lasciato di stucco una platea non numerosa, ma che è uscita dall'Olimpico con un sorriso a 32 denti: «Julio è stato bravo a trovare gli spazi giusti. Ha un destro eccezionale, riesce a far gol su azione e su punizione. Colpisce il pallone in quella maniera strana... È un bravissimo ragazzo, che sa stare in gruppo ed è molto serio. È questo il comportamento che va tenuto in un gruppo. Di prove come queste ne vedrete ancora». Punta o trequartista, cambia poco per la "Bestia": «L'ultimo gol l'aveva fatto da trequartista e si diceva che quello fosse il suo ruolo. È più facile che la squadra faccia un grande calciatore, rispetto che un grande calciatore faccia una grande squadra. Baptista sa giocare benissimo sia da prima punta, perché è forte fisicamente, è forte a mettere in terra la palla lanciata e a far salire la squadra, che da trequartista, perché nello stretto sa dare del tu alla palla. Può fare tutti e due i ruoli. Lasciamolo tranquillo di trovare la condizione ottimale e di conoscere ancora più i propri compagni».Si è rivisto un ottimo Taddei: «È un giocatore di grande corsa e quantità, ma ancora non ha i novanta minuti nelle gambe. Però, sta tornando perché ha fatto benissimo per un'ora». Ancora meglio è andato Pizarro: «Di calciatori che sanno far girare la palla come Pizarro ce ne sono pochi. Ha dato un contributo importantissimo, facendo vedere le proprie qualità nello stretto. David è stato uno dei migliori». Artur non ha fatto rimpiangere Doni: «Ho visto personalità e presenza. È stato impegnato nel primo tempo con quattro o cinque tiri da fuori, ma nonostante il terreno scivoloso non ha avuto problemi. Si sa quant'è delicato questo ruolo, specie qui all'Olimpico». È terminata la latitanza "forzata" di Aquilani: «Mi ha fatto piacere averlo visto nelle condizioni di giocare. Quando non riesce ad allenarsi in tranquillità, Alberto ci rimane male. Gli dispiace. E, quando si deprime, poi è più difficile far vedere le sue qualità».Spalletti chiude definitivamente la querelle su Mexes: «Sono cose che possono succedere. Qui il calcio è vissuto in maniera forte e passionale».