C'è solo l'A.S.Roma!

Italia-Brasile è roba nostra!


De Rossi, Perrotta e Aqui da una parte, Juan, Doni e Baptista dall'altra: per sei romanisti è la prova all'Emirates.
Il 5 luglio 1982 Perrotta sonnecchiava sul divano di casa, De Rossi stava per essere concepito, Aquilani non era nemmeno un'idea, Baptista gattonava, Juan e Doni si trastullavano con il pongo. No, non possono ricordare. Il 5 luglio 1982 Conti furoreggiava all'ala, Pablito Rossi entrava nella storia con tre gol a Valdir Peres, Zoff si faceva infinocchiare dalla maestà di Falcao. Era il Sarrià, era Italia-Brasile 3-2. Erano i Mondiali di Spagna, le partite a scopa di Graziani e Bearzot, l'anticamera della terza Coppa, Martellini che «la palla non è entrata». Era l'Italia dell'inflazione al galoppo, di Craxi e la Balena bianca, di Albano e Romina Power, della Roma che stava per incamminarsi sulla strada del tricolore. Settantuno anni di duelli tra noi e loro, tra l'Italia della marcatura a uomo, catenacciara, anticalcio per definizione e per piacere, e il Brasile di Leonidas, Garrincha, Pelè, Socrates, Vavà, Zico, Cerezo. Del Divino.Altri tempi, altri stadi, altri scontri e incroci, ma sempre nove titoli mondiali in campo. L'Italia è cambiata, il Brasile pure. Siamo nel 2009, l'aria non è più quella caliente del Sarrià, ma quella umida e fredda di Londra. Stasera (20.45, diretta Rai Uno) si gioca un'amichevole, non si decide di nuovo il destino della Terra o quello di una Coppa. Al limite, in palio si potrebbe mettere l'estradizione dell'ex brigatista-rosso Battisti. Così non sarà, perché la politica resterà confinata in tribuna autorità. Per Trafford, per teatro (ma non l'Old), c'è uno stadio costruito a luglio di tre anni fa ad Ashburton Grove, zona nord della capitale. È l'Emirates Stadium, terzo impianto londinese per capienza dopo Wembley e Twickenham, tempio della palla ovale. È la casa dell'Arsenal, è il campo che calpesteremo tra quattordici giorni esatti in Champions. Noi con la mente, l'anima e la voce; la Roma con i piedi, il cuore e la maglia.Ecco cos'è per noi Italia-Brasile. O meglio: questa Italia-Brasile. Non è come per Lippi «la sfida delle sfide», ma la prova generale. La prova del sei, mica del nove. Sei, i nostri. Sei, numero magico: Danielino, Alberto, Simone. E pure Juan, Doni e Baptista. Il risultato passa in secondo piano, gli esperimenti del Ct non interessano granché, le emozioni sono altre. «La sfida delle sfide» non è stasera. Tra due settimane si viene qua. E per i magici sei sarà un ritorno. Per uno di loro lo è già. Julio Cesar Clemente Baptista ha vestito la maglia dei Gunners nella stagione 2006/07, quando all'Emirates si sentiva ancora l'olezzo della vernice fresca e Bergkamp era un ricordo recente come la finale di Champions, che l'Arsenal aveva perso pochi mesi prima con il Barcellona. Julio andò a Londra in prestito, ma costava troppo per le casse dei Gunners . A fine stagione dovette risalire sull'aereo che lo avrebbe restituito al Real. Suo malgrado, perché la Bestia ha continuato a ricordare con piacere, e per lungo tempo, quei mesi trascorsi con la maglia dell'Arsenal. Fino alla Roma, fino all'incontro dello scorso agosto con Marazico in un albergo di Madrid. La storia di Baptista si è fatta lì, quella degli altri romanisti si farà il 24 febbraio. Stasera, ci limitiamo ad assaggiarla.