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ALCUNE REAZIONI SUL GIOCARE A PORTE CHIUSE ( da Corriere.it )


Tra i primi a commentare la decisione del Governo di far giocare le partite a porte chiuse negli stadi non a norma è stato Franco Soldati, presidente dell' Udinese, che non ha usato giri di parole: «Per noi è una mazzata. Siamo esterrefatti di questa decisione: abbiamo 14 mila abbonati, chi li tutelerà? Chi li rimborserà? Lo stadio Friuli - privo di tornelli e video sorveglianza esterna - potrebbe oggi ospitare solamente 9.999 spettatori». «L'Udinese - continua Soldati - ha invece 14 mila abbonati. Sull'adeguamento dello stadio e decreti Pisanu in questi mesi c' è stato un continuo rimpallo di responsabilità tra l' Udinese calcio, affittuaria dell' impianto, e il Comune di Udine, proprietario dello stadio. Il Prefetto ha più volte sollecitato Comune e Udinese a trovare un accordo per realizzare le opere necessarie. Fino alla deroga del gennaio scorso».EMPOLI - «Allo stadio Castellani mancano soltanto i tornelli per essere in linea col decreto Pisanu. E stamani abbiamo iniziato il montaggio: se il campionato dovesse ripartire nel prossimo weekend, chiederemo di giocare con una capienza ridotta». Il presidente dell'Empoli Fabrizio Corsi commenta così la situazione che si è venuta a creare dopo le decisioni del Governo a causa degli incidenti di Catania. «Noi ci adeguiamo, l' importante è avere regole chiare», aggiunge Corsi. I tifosi sottolineano il problema abbonamenti: «Aspettiamo di capire quando il campionato ripartirà - spiega il responsabile dell'Unione club azzurri Athos Bagnoli - sono fiducioso, però, che l'Empoli possa giocare in casa a porte aperte: in caso contrario ci metteremo ad un tavolo con la società per valutare anche le modalità di eventuali rimborsi agli abbonati».I PENALISTI: «MISURE PERICOLOSE» - Misure «molto pericolose» che si prestano a possibili «arbitri» sulla libertà personale e che «non sono giustificabili sul piano costituzionale». L'Unione delle Camere penali boccia senza appello i provvedimenti annunciati dal ministro Amato al termine del vertice a Palazzo Chigi contro la violenza negli stadi. I penalisti già all'epoca del decreto Pisanu contestarono la cosidetta flagranza differita, sostenendo la sua contrarietà alla Costituzione, al punto da rivolgere un appello all'allora capo dello Stato perchè non firmasse la legge. E di fronte alla estensione a 48 ore di questo istituto, ribadiscono il loro no.