A testa alta"Si fa il proprio dovere non perchè qualcuno ci dica grazie, ma per se stessi e per la propria dignità" |
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GLI EROI BIANCHI (FALCONE E BORSELLINO)
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- Il gabbiano Jonathan Livingston - Richard Bach
- Fratelli di sangue - Nicola Gratteri; Antonio Nicaso
- La trattativa, mafia e Stato:un dialogo a colpi di bombe - Maurizio Torrealta
- Un uomo - Oriana Fallaci
- Paolo Borsellino, una vita contro la mafia - Leone Zingales
- Cose di cosa nostra - Giovanni Falcone in collaborazione con Michelle Padovani
- Ultime lettere di Jacopo Ortis - Ugo Foscolo
- Testimoni a perdere - Alfredo Mantovano
- 'ndrangheta eversiva, la scomparsa di Mauro De Mauro e la strage di Gioia Tauro- Arcangelo Badolati
- Vai e vivrai - Radu Mihaileanu
- Il Piccolo Principe - Antoine de Saint-Exupèry
Post n°60 pubblicato il 20 Gennaio 2009 da castalia_av
E' molto che non scrivo...è molto difficile riprendere a gestire il flusso di emozioni che si accavallano nei momenti di sconforto, momenti in cui avresti voglia di spaccare tutto e passare dall'altra parte della legge, lasciarsi coinvolgere dal relativismo e dalla mediocrità di questo paese che non si guarda mai allo specchio (o forse lo fa ma si piace così). Ci si sente svuotati, quasi amaramente rassegnati ad una logica talmente intrisa di illegalità da aver offuscato la vista ed annebbiato la mente invertendo la scala dei valori e dei principi che dovrebbero essere propri di un popolo cosiddetto civile. Non c'è meritocrazia, non c'è trasparenza, non un minimo di competitività, la sicurezza delle nostre città e dei nostri posti di lavoro è pura teoria, la qualità delle nostre scuole è demoralizzante sia dal punto di vista didattico che strutturale, la giustizia potrebbe essere ben rappresentata dalla dea Dike imbavagliata ed incatenata, prigioniera della politica ignorante, della magistratura esaltata e malata, delle forze dell'ordine senza poteri nè mezzi, della criminalità all'avanguardia e super tutelata da leggi e soldi, dal potere che ha acquistato giorno dopo giorno. E lo Stato festeggia i 90 anni di Andreotti, ad un terrorista assassino del calibro di Cesare Battisti non viene concessa l'estradizione, gli italiani sono attanagliati dalla crisi economica, l'Europa a stento va avanti...ma dall'altra parte del pianeta arriva un barlume di speranza...oggi Barack Obama si insedierà alla Casa Bianca mettendosi a capo della potenza mondiale per eccellenza. Speriamo che almeno dal mondo arrivino messaggi di speranza; a noi italiani non resta che guardare il resto del pianeta e pensare "come sarebbe bello se anche in Italia fosse così". |
Post n°59 pubblicato il 04 Settembre 2008 da castalia_av
"sarebbe bello amore lasciar tutto e scappare via |
Spesso ormai, negli ultimi tempi, mi chiedo a cosa possa servire credere in qualcosa e denunciare ciò che di sbagliato c'è in questo paese. |
stiamo organizzando un blocco totale delle auto private, per dare una smossa a chi ci governa! |
Post n°56 pubblicato il 23 Luglio 2008 da au_somma29
Le teste pensanti delle cosche Piromalli e Molé di
Gioia Tauro, le più potenti della 'ndrangheta, sono state decapitate da un'operazione coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che ha portato al fermo di 21 persone tra presunti affiliati, imprenditori e professionisti accusate di associazione mafiosa. Nel provvedimento di oltre 1026 pagine, firmato dal procuratore di Reggio, Giuseppe Pignatone, e dai suoi sostituti Boemi, Di Palma, Pennisi, Prestipino, e Miranda, c'é praticamente tutta la storia delle due famiglie una volta strettamente legate, anche per vincoli di parentela, ma che gli affari milionari del porto di Gioia Tauro hanno portato, negli ultimi mesi, a dividersi ed entrare in contrasto negli ultimi mesi. L'accelerata all'inchiesta, iniziata oltre un anno fa, è stata data per il pericolo che l'omicidio del boss Rocco Molé, ucciso il primo febbraio scorso, potesse aprire una stagione di sangue nella piana di Gioia Tauro. I fermi sono stati eseguiti dalla squadra mobile di Reggio Calabria e dai Ros dei carabinieri tra la Calabria, Roma e Milano. Nell'elenco delle persone fermate figura anche il nome di Aldo Micciché, un faccendiere originario di Marapoti, un centro poco distante da Gioia Tauro, in passato (negli anni '80) dirigente della Democrazia cristiana. Da anni si e' rifugiato in Venezuela ed è al centro di una inchiesta della Dda reggina, che nasce da quella che ha portato ai fermi, su presunti brogli degli italiani all'estero alle ultime elezioni. Brogli che, secondo l'accusa, avrebbero dovuto portare ad un'attenuazione del regime detentivo del 41 bis che Micciché avrebbe cercato di ottenere mettendosi in contatto con il senatore Marcello Dell'Utri. Alcune telefonate sono riportate nel provvedimento di fermo dei magistrati della Dda di Reggio Calabria di 1.026 pagine. PM, REFERENTE BOSS CONTATTO' MASTELLA - La cosca Piromalli, per risolvere il problema del regime detentivo del 41 bis, era arrivata a "contattare vertici dello Stato nella sua espressione riguardante la organizzazione della giustizia". Lo scrivono i magistrati nel provvedimento di fermo riferendosi ad alcune intercettazioni di Aldo Micciché in cui parla dell'ex ministro Clemente Mastella. Parlando con Antonio Piromalli, figlio del boss Giuseppe, Micciché, nell'ottobre scorso, riferisce di un colloquio avuto con una persona che, spiega, ha dato disposizioni ad altre persone di cui fa il nome e aggiunge di averli già contattati. Gli investigatori hanno identificato i nomi in due componenti la segreteria al Ministero di Mastella e di un esponente del movimento giovanile dell'Udeur. Successivamente gli investigatori hanno intercettato una telefonata fatta da Mastella a Micciché dopo che quest'ultimo aveva tentato invano di contattare il ministro. "Va detto - hanno scritto i magistrati - che la conversazione non affrontava alcun tema specifico e anzi Mastella si affrettava ad interromperla dopo aver compreso l'identità del suo interlocutore che gli parlava di possibili appoggi elettorali". "Poiché - proseguono i magistrati - sia Piromalli che Micciché erano consci delle difficoltà dovute al particolare momento in cui si viveva e che limitava obbiettivamente l'ambito di operatività dei loro referenti, nonostante tutta la buona volontà degli stessi, già pensava Micciché ad ulteriori vie per la soluzione del problema". "Ho l'impressione però - dice Micciché nel colloquio - che non si riesce a manovrare bene. Qua dovremo forse a mio avviso fare un altro tipo di rapporto e lo devo fare in Lombardia". Ovvero, secondo i magistrati alla "Massoneria". |
Inviato da: Anonimo
il 04/09/2008 alle 14:39
Inviato da: castalia_av
il 04/09/2008 alle 14:23
Inviato da: Anonimo
il 04/09/2008 alle 12:58
Inviato da: castalia_av
il 02/09/2008 alle 15:03
Inviato da: Anonimo
il 02/09/2008 alle 14:47