Pegaso

UN MIO RACCONTO


LA DECISIONEterza ed ultima parte
*Si tolse scarpe e calze e la pesante giacca rossa che lo aveva protetto sino a quel momento; rimase con indosso quell’abito comperato in una terra lontanissima, appositamente per questo momento; un ampio pantalone senza tasche con la coulisse in vita ed una camiciola senza bottoni chiusa da una serie di piccolissimi alamari; tutto era di leggero cotone bianco, il solo colore adatto per quell’attimo.Rabbrividì, non sapeva se per il freddo o l’inquietudine, mentre si sedette nella posizione del loto per l’ultima importantissima parte di quel suo segreto rituale; capì d’essere oramai pronto e sospirò mentre si rialzava.Ritorno sull’orlo del precipizio, era così simile ad un tuffatore che studia come effettuare quel tuffo perfetto che valeva la medaglia; le dita dei piedi divennero adunche quasi a penetrare in quella roccia che stava perdendo l’ultimo residuo tepore del sole.Rimase immobile ad occhi chiusi, eterni istanti, respirando lentamente l’aria che profumava di ghiacciai.Improvvisamente si voltò e s’allontano del baratro, come avesse avuto un ripensamento, ma fu una brevissima illusione; iniziò a correre verso il nulla e con un balzò si lanciò nel vuoto, le braccia aperte come su una croce, le narici dilatate, il cuore che gli pulsava in gola iniziò l’inarrestabile caduta.Mentre precipitava il tempo sembrava fermarsi; chiuse gli occhi, non per paura, ma per poter pensare; così iniziò a ripercorrere tutta la sua vita a ritroso, osservandola come uno spettatore esterno; si rivide nel posteggio all’imbocco del sentiero, mentre faceva l’ultima colazione, in quell’ufficio mai amato, via via i giorni della sua vita scorrevano a ritroso; facendogli provare sensazioni dimenticate o sconosciute; sempre più lontano nel tempo sino ai primi sconosciuti attimi della vita.Risentì nella sua carne il terribile dolore della nascita ed iniziò ad urlare con tutto il fiato che aveva in gola, un urlo che sembrava venire dalle viscere del tempo, più antico della stessa terra; ora sapeva quello che solo chi aveva fatto il suo passo prima di lui sapeva, ma non poteva più rivelare quel segreto a nessuno: la nascita come la morte, la morte è lei stessa una nascita.Continuò a precipitare ad occhi chiusi sempre urlando, un urlo strano antico come l’universo, non un urlo di paura ma di gioia.La terra era sempre più vicina e la fine inevitabile, tutto era avvenuto, era l’inizio; mentre pensava ad un ultimo addio sbarrò gli occhi e con un potente colpo di ali iniziò a risalire verso il cielo trapuntato di stelle.Zoccoli che martellavano l’aria e nitriti felici si avvicinavano; con il cuore in gola finalmente vide quello che gli occhi umani non potranno mai percepire, e che lui aspettava da tutta la vita: centinaia di bianchi cavalli alati galoppava verso di lui; spiriti eletti che venivano dai quattro angoli del mondo ad accogliere l’ultimo novello pegaso  Dedicato ad una band che ha posto al centro della l vita quella degli  amici. Che la vita sia per voi sempre un favoloso viaggio senza lacrime se non quelle di gioia
racconto scritto da Gaiaimmagini prelevate nel web