naufragointerra

Post N° 94


Chissà quanto sarà costato a Jan Lukas rinunciare a fotografare un evento capitale per la sua patria, la Cecoslovacchia, come la “rivoluzione di velluto” del 1989. Era il sua stesso modo di intendere la professione che lo poneva di fronte alla sopraggiunta impossibilità di superare  gli ostacoli e le difficoltà inerenti al suo lavoro. Fu infatti la vista di un giovane che si arrampicava con disinvoltura su di un lampione, per riprendere dall’alto ciò che lui poteva ormai realizzare solo dall’altezza di un marciapiede, a fargli capire che era giunto il momento di smettere. Era la medesima risolutezza che, a oltre cinquant’anni, lo aveva spinto a trasferirsi negli Stati Uniti, per offrire a propri figli un futuro migliore.Il suo ciclo di fotografie intitolato “Il diario di Praga 1938-1965” rimane ancora oggi una imprescindibile testimonianza del crollo di una democrazia, dell'invasione nazista e dell’instaurazione di un regime totalitario, satellite di quello sovietico.Giunto all’età di 91 anni, Jan Lukas si è spento a New York alla fine di agosto, lasciando foto su cui la Storia ha tracciato un solco di dolore e di speranze deluse, ma anche intrise di un alone di poesia.
Ragazza ebrea in attesa della deportazione -  Cecoslovacchia 1942
Cecoslovacchia - anni '60